Culture | Salto Afternoon

Geometrie divine

Abbattere le barriere e creare ponti: la Baltic Sea Philharmonic diretta da Kristian Järvi lo fa nella musica classica dal 2008.
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Foto: Damian Pertoll

Non poteva concludersi meglio il Südtirol festival merano.meran: la Baltic Sea Phliharmonic con i suoi musicisti a girare cantando e suonando per la sala in mezzo al pubblico che applaudiva entusiasta, mentre il loro direttore d’orchesta Kristian Järvi batteva il ritmo con le mani sui tamburi cantando con loro il ritornello Dan dan, dan dan, ah oh, diretti stavolta da una di loro, una violinista. Una melodia popolare nordica? Una loro composizione? Poco importa, hanno trasmesso ciò che la musica soltanto è in grado di fare: abbattere ogni barriera e creare unione, un sentire unico, insieme, eguale chi è seduto a fianco. Järvi, di origini estoni, era migrato da bambino negli Usa coi genitori (anche il padre e il fratello sono direttori d’orchestra noti nell’ambiente), dove era cresicuto nel settore diventando ciò che oggi è: uno dei più innovativi protagonisti nella musica classica a livello mondiale, esercitando oltre alla direzione anche la composizione e la produzione (sua la Sunbeam Production, che produce concerti e dischi). Nel 2015 ha deciso di tornare a vivere a Tallinn in Estonia, per seguire più da vicino le attività della Baltic, benché le sue tournée con altre formazioni lo portino in giro per il mondo e forse è più di casa sui palchi internazionali che dentro un edificio. Di sicuro si sente a casa nella „sua“ Baltic Sea Philharmonic fondata nel 2008 su ispirazione del direttore dell’Usedom Music Festival, Thomas Hummel, di creare una nuova orchestra multinazionale: come esprimere al meglio la collaborazione tra musicisti giovani derivanti dai dieci paesi confinanti il mare del nord?

Stimolare libertà, creatività e coraggio è una parte importante del nostro lavoro di formazione...

A guardare il palco preparato per il concerto si nota subito ciò che ormai contraddistingue questa orchestra multicolore nel vero senso della parola (anche i loro abiti vanno dal nero a diversi colori arancioni e rossi): gli strumenti sono posati a semicerchio verso il pubblico, totalmente assenti i leggii. Sì, perché il Baltic suona a memoria! Avevano iniziato con l’Uccello di fuoco di Stravinskij – ed era un enorme successo, per gli stessi musicisti e per il pubblico. „Tolti i leggii, si vede ciò che fanno tutti gli altri e a un tratto ci si sente più uniti sul palco“, dice uno. „Era stato davvero una emozione fantastica e liberatoria!“, ammette un altro. „Quando suoni a memoria è come se tu la stessi scrivendo ex novo, la musica che stai suonando in quel momento, ed è come se ti appartenesse“, afferma un altro ancora.


Ed è esattamente questa l’emozione che nasce nell’anima di chi ascolta, i brani suonati a Merano, Chaconne di Bach, il Piano Concert n. 3 di Philip Glass e la Concerti Grossi Suite sulla base di musiche di Händel erano vivaci e contemporanei come non mai. Chaconne, nell’arrangiamento di Arman Tigranyan (classe 1979, questo giovane compositore ha voluto riscrivere le musiche di Bach ampliandola alla strumentazione di una orchestra contemporanea), era così fluito senza la minima interruzione nel Piano Concert di Glass, suonato da (e composto appositamente per) Simone Dinnerstein al pianoforte. Lei è nota per la esecuzione filologica delle composizioni di Bach, che secondo Järvi era un minimalista del suo tempo, infatti Glass ha voluto comporre quel concerto per piano e violini sulle orme del grande compositore del Settecento esplicitamente per la sua interpretazione – effettivamente divina! Ci si incanta a osservare le sue dita mentre scorrono sui tasti bianco e neri del pianoforte, qui aperto, per far risuonare meglio e con altre tonalità le melodie suonate dalla Dinnerstein.

E divina è la geometria che sta alla base di tutto, ci ha spiegato lo stesso Kristian Järvi poco dopo allargando le braccia verso la sala alludendo al ben noto disegno dell’essere umano di Leonardo da Vinci: „tutto è geometria, l’architettura di questa sala, le file delle sedie, i nostri corpi, tutto segue la legge della geometria divina. Così noi uniamo Händel del Settecento e Glass del Novecento, essendo entrambi in un certo qual modo minimalisti nella musica, e la suoniamo come se i due si parlassero da un secolo all’altro... Il nostro progetto Divine Geometry vuole così unire la punta più estrema del nord con quella più estrema del sud dove si parla la lingua tedesca, e oltre... „

Questo Too hot to Handel, una sua composizione ispirata a questa idea di abbattere tutte le barriere, anche quelle della musica classica che a volte si fa rispettare fin troppo rigorosamente, vuole assemblare la sensibilità barocca con il moderno minimalismo. Il gioco di parole del titolo (quasi intraducibile, però significa qualcosa come „troppo caldo per toccare“, dunque non toccarlo!) esprime pienamente la leggerezza e la spensieratezza da un lato e la profonda conoscenza delle leggi di composizione dall’altra, generando un flusso sonante davvero magico che attraversa il nostro essere. I 13 movimenti sono suonati con gioia dai singoli gruppi di strumentisti, e si percepisce che l’intento base di trasmettere la sua passione per la musica in sè, Järvi l’ha trasmessa ai suoi giovani alunni e ormai musicisti a tutto tondo anche loro: dal basso elettrico al suono di xilofono, dai violini  ai contrabbassi, dalla batteria ai clarinetti, ecc.


„Stimolare libertà, creatività e coraggio è una parte importante del nostro lavoro di formazione“, si legge a grandi caratteri sulla pubblicazione della Baltic per festeggiare i dieci anni: suonare a memoria vuol dire aver raggiunto un punto dove la musica non è entrata soltanto nella memoria ma anche nel corpo, in ogni fibra, tanto da sentirsi artisti e non unicamente esecutori o collaboratori di un progetto musicale.