Ritorno a scuola (vol. 3)
Wo warst du Philipp?
Il comico Maurizio Crozza ha letto Salto.
L'ultima puntata, dove si parla delle due scarpe. Quella, cioè, per cui l'Alto Adige guarda a Sud o a Nord. Secondo come conviene. Per il Covid guarda a Berlino. Per i schei a Roma.
Ci ha tirato fuori questo video.
Tuttavia Kompi, o Kompa, come l'ha chiamato Crozza, non è tra i più malvagi. Vedremo poi. Per intanto gli insegnanti devono purtroppo occuparsi di un altro personaggio.
In giunta provinciale l'assessore Philipp Achammer rappresenta economia e scuola. La prima gli interessa molto, la seconda poco. Anzi, sembra addirittura infastidirlo. Fa scrivere mail stizzite che firmano i suoi collaboratori.
Riprendiamo quanto scritto un paio di mesi fa.
“In marzo il Covid chiude le scuole. Insegnanti e alunni a casa. È dura, anche per i genitori che non sanno come occupare i figli. Forse è solo in questo momento che molti si accorgono della seconda funzione dell'insegnante: oltre a quella pedagogico-didattica c'è anche quella di babysitting. Anche il più fancazzista di loro è comunque obbligato a sorvegliare i ragazzi all'interno delle strutture scolastiche.
Le lezioni riprendono a distanza. Funzionano. Alcuni insegnanti lavorano il doppio: con gli alunni in internet e con i propri figli a casa.
Ad anno scolastico concluso si sprecano gli elogi. Bravi, complimenti, dice Achammer, siete stati occhei, insegnanti. Vi siete adeguati alla situazione, con i vostri mezzi, le videoconferenze, le nuove piattaforme, teams, meet.
Premi? Schei? Rinnovo dei contratti? Niente. Pacca sulla spalla e via. Tira e tasi...”
Il Covid-19 c'entra relativamente. La pandemia ha solo acuito un malcontento che nella scuola è forte da tempo.
Perché gli stipendi sono assolutamente inadeguati, non ci sono da anni progressioni stipendiali, l'indennità di bilinguismo A è la metà rispetto a quella di altre categorie “provinciali”, non si può accedere ad un anticipo della liquidazione, ecc.
E perché sono aumentate enormemente le attività da svolgere.
Facciamo un esempio concreto.
Nel liceo in lingua tedesca dove insegno, a Bolzano, può capitare che una prima classe sia composta per metà di alunni italiani.
Una situazione impensabile vent'anni fa.
A questa classe tu non puoi fare la stessa lezione. Non puoi spiegare a tutti la differenza tra imperfetto e passato prossimo, perché se no metà dei ragazzi si abbiocca sul banco. Devi differenziare. Inventare attività diverse per una metà. Il lavoro aumenta e si complica. Spesso, è vero, interviene nella stessa classe un insegnante di sostegno o di potenziamento. Ma solo per alcune ore e non sempre.
Facciamo un altro esempio.
In settembre, nelle scuole tedesche, le lezioni riprendono per metà in presenza e per metà a distanza. Si parla di videolezioni per i ragazzi che stanno a casa.
È proprio in questi mesi che tanti nodi vengono al pettine. Non tutti hanno pc adeguati o tablet, molti li devono condividere con il resto della famiglia, la connessione internet è debole, la linea cade, mancano gli spazi, ecc. Di questa situazione, con perfette competenze autonome in materia, è responsabile la Provincia di Bolzano. Non Roma.
Scrive per Salto Johannes Kofler, insegnante di materie letterarie:
“Gut, werden Sie sagen, wenn’s Vormittag nicht geht, dann halt nachmittags. Lassen wir mal den didaktischen Gedanken beiseite (Wie sinnvoll ist es, den ohnehin schon anstrengenden und distanzbedingt abstrakten Videounterricht noch im allgemeinen Tief am Nachmittag oder gar abends zu machen?) und kommen wir zum Eingemachten: Lehrpersonen arbeiten auch am Nachmittag. Wir müssen vorbereiten, nachbereiten, korrigieren, nehmen an zahlreichen Sitzungen teil, bestreiten Fortbildungen und was halt so dazugehört, einen Schulbetrieb aufrecht zu erhalten. Wann soll der Videounterricht also gemacht werden? Und noch heikler: Das würde bedeuten, dass wir schlicht und einfach doppelt arbeiten müssten, ohne dafür einen Cent mehr zu verdienen. Denn weder wurde in Zusammenhang mit den neuen Auflagen auch nur eine einzige zusätzliche Lehrperson in Südtirol angestellt noch hat sich unser Arbeitsvertrag um ein Komma verändert. Man erwartet offensichtlich ganz ohne Diskussion, dass wir diese Mehrarbeit leisten. Punkt.”
(Sintetizzatissimo: insegniamo la mattina; quando dovremmo fare videolezione per l'altra parte della classe? Il pomeriggio? Lavorando il doppio? Senza un cent in più? Dove sono le promesse assunzioni di nuovi insegnanti?)
Inoltre è proprio in questi mesi che tanti nodi vengono al pettine. Non tutti hanno pc adeguati o tablet, molti li devono condividere con il resto della famiglia, la connessione internet è debole, la linea cade, mancano gli spazi, ecc.
Di questa situazione, con perfette competenze autonome in materia, è responsabile la Provincia di Bolzano. Non Roma.
Nel frattempo, siamo in ottobre, la petizione lanciata dagli insegnanti Markus Klammer e Florian Leimgruber si conclude.
La firmano tremila colleghi.
Un successo mai visto.
La indirizzano all'assessore alla cultura tedesca Philipp Achammer, all'omologo Giuliano Vettorato, ai due intendenti scolastici, ai sindacati.
Nessuna risposta.
Philipp e i suoi alleati la ignorano.
Siamo in ottobre.
Il 17 c'è un flash mob in piazza Magnago. Subito dopo una delegazione di insegnanti varca la soglia del Consiglio provinciale per consegnare le firme alle autorità.
Ma non a quelle scolastiche.
Perché esse non ci sono.
L'assessore alla cultura Achammer e l'intendente scolastica Falkensteiner sono assenti.
Ingiustificati.
Non ci sono nemmeno gli omologhi Vettorato e Gullotta.
Nel frattempo gli assenti sono però riusciti, per la seconda volta (la prima nel 2018, con Tommasini), a bocciare i 500 euro della “Carta del docente” in Consiglio provinciale.
Con argomenti capziosi, su cui ritorneremo.
La delegazione viene accolta dal governatore Arno Kompatscher. Le firme della petizione vengono consegnate a lui.
Nella prossima puntata parleremo di banchi, presidi (dirigenti scolastici), Sharm, bus, DADdinuovo.