Disturbi alimentari: “Mamma non ho mangiato la torta”
Sempre queste diete! Che sia per prepararci al Natale o per la prova costume in estate, ogni periodo è buono per assillarci con consigli per dimagrire. “Ho perso 17 chili in meno di un mese, scopri come!” “Vuoi perdere peso stabilmente? Ecco il trucco!” E il trucco è la dieta genetica, quella metabolica, quella dissociata, la paleolitica, poi c’è il magnete per l’orecchio e le pillole di bacche di acai, l’estratto di tè verde, per non sentire la fame, per digiunare senza fatica, e appunto, dimagrire.
È ovvio che dietro un tale mercato ci sia una clientela pronta a spendere molti soldi per veder realizzare il proprio sogno: un corpo magro, leggero etereo, sottile, impercettibile, quasi invisibile, fragile, bisognoso di protezione.
A rispondere al nostro desiderio c’è un’enorme industria che ci sventola davanti agli occhi la carota: puoi farlo, puoi averlo, basta un po’ di forza d’animo, di autocontrollo, di autodisciplina, di volontà. La volontà, ecco. Con la forza di volontà oggigiorno si ottiene tutto ciò che serve nella vita: buoni voti a scuola, successo nello sport, un futuro allettante, un corpo atletico e virile o magro e leggero.
Poco tempo fa un’amica mi ha raccontato che alla festa di compleanno di sua figlia una bambina un po’ paffutella, ma assolutamente non in sovrappeso, non aveva voluto mangiare la torta. Quando la mamma è venuta a prenderla, le ha detto con soddisfazione: mamma, non ho mangiato la torta. La madre piena d’orgoglio l’ha abbracciata inondandola di lode e apprezzamento. La bimba aveva 8 anni.
Ho l’impressione che la rinuncia, il fioretto, l’ascetismo, l’assenza di piacere, siano diventati valori a cui ambire. Ma se una volta questi valori avevano un senso religioso e la rinuncia terrena serviva a guadagnarsi la vita eterna, oggi, per cosa rinunciamo? Quale senso ha?
“Magra mi piaccio di più”, mi dicono le tante, tantissime donne che ogni anno frequentano il Centro per disturbi alimentari Infes. È così, è un dato di fatto. Magre piacciamo di più. A noi stesse, alle altre donne e forse anche a molti uomini.
Ma siamo davvero donne migliori se rinunciamo al piacere del cibo? La nostra vita sarà davvero migliore, quando saremo più magre?
Se credessi a Babbo Natale, gli chiederei un mondo, in cui le donne hanno il permesso di piacersi per le proprie capacità, competenze, per quello che pensano e dicono, per quello che raccontano e quello che decidono. Credo che sarebbe un mondo più “leggero”.