Culture | Salto weekend

50 anni di storia in 31 scatti

In una mostra retrospettiva Othmar Seehauser racconta la sua terra attraverso le immagini selezionate dal suo archivio.
Hochgebirge
Foto: (c) Othmar Seehauser

Quasi cinquant’anni di storia altoatesina nei 31 scatti del fotografo Othmar Seehauser, esposti dal 7 al 18 dicembre presso la Galleria della Comunità Comprensoriale Oltradige Bassa Atesina ad Egna. Le immagini a colori e in bianco e nero catturano volti e avvenimenti che hanno segnato il territorio in questo lungo lasso di tempo, dai ritratti di Silvius Magnago ai letti di terapia intensiva durante l’emergenza sanitaria cominciata lo scorso anno.

Othmar Seehauser, originario di Nova Levante, è un fotografo che ama raccontare e trasforma ogni scatto in un racconto. Ha viaggiato il mondo ritraendo tanto i contadini delle valli altoatesine quanto le popolazioni della regione amazzonica, della Siberia, del Nepal, del Buhtan e del Tibet. Ma soprattutto è stato testimone della storia locale, delle tradizioni e dei cambiamenti della società e del paesaggio.

Salto.bz: Lei è stato in molti posti del mondo a fotografare paesi e culture lontane. C’è una differenza tra raccontare l’esotico, il lontano e raccontare invece la propria terra?

Sorprendentemente la sensazione è la stessa, sia che io stia fotografando una minoranza etnica come i Nenet della Siberia, o gli Indios dell’isola di Taquile sul lago Titicaca, sia che stia avendo a che fare con i contadini di montagna sudtirolesi. Si tratta sempre di creare un rapporto di fiducia e con rispetto rendere partecipi le persone della mia estetica personale.
Il punto di partenza per me è sempre il reportage fotografico, quindi il fatto di catturare immagini che raccontino una storia. Che io sia ai tropici, su qualche cima, oppure in una valle sudtirolese, alla fine per me l’importante è sempre che la fotografia trasmetta qualche cosa.

 

 

La mostra ripercorre quasi cinquant’anni di vita personale e di storia altoatesina. Come ha visto cambiare la sua terra in questi decenni?

In modo sorprendente, anche se alcune tematiche rimangono le stesse. Negli anni ‘70 e ‘80 alcuni problemi ambientali avevano proporzioni catastrofiche, come la questione dello smaltimento dei rifiuti all’epoca irrisolto, gli impianti di depurazione inesistenti e l’inquinamento dell’aria. Molto è cambiato eppure il tema dell’ambiente resta attuale.
La satolla società altoatesina ora avrebbe le possibilità con le risorse esistenti di vivere in maniera più prudente, più sostenibile e più rispettosa dell’ambiente. Eppure non lo fa…
I paesi di un tempo, esteticamente armonici, si trasformano in vasti paesi-dormitorio, le località di alta montagna diventano i “lunapark” per grandi investitori, senza rispetto per la natura e il paesaggio.
Di queste vicende mi occupo quotidianamente nel mio lavoro. Mi sforzo di risvegliare nello spettatore tramite le mie foto una sensibilità verso la natura e dare un contributo concreto alla tutela dell’ambiente.
Invece il discorso è diverso quanto alla coesistenza dei gruppi etnici. Se ancora durante gli anni ‘80 avevamo nelle orecchie il rumore delle bombe e i diversi gruppi agivano apertamente l’uno contro l’altro con violenza, ora questo non è più un tema. Una conquista dell’autonomia credo...Per questo ho voluto esporre in una posizione di rilievo i ritratti di Silvius Magnago.

 

 

C’è una foto in mostra che è legata ad un ricordo particolarmente importante, una storia particolarmente significativa?

No, nessuna foto in particolare. Tutte le 31 foto in esposizione sono per me testimonianze importanti di momenti della storia altoatesina, anche le foto più attuali della pandemia saranno in futuro una importante testimonianza. Durante il lockdown dal punto di vista professionale ho potuto muovermi con facilità e questo mi ha permesso di produrre moltissimo materiale fotografico. Mi è anche stato permesso di fotografare per due giorni il lavoro e la lotta per la sopravvivenza nel reparto di terapia intensiva per malati di Covid-19 a Bolzano. È stata la cosa più intensa e commovente che mi sia capitato di catturare con la macchina fotografica in Alto Adige.
Appena ci saremo messi questo periodo alle spalle lavorerò ad una mostra esclusivamente sulla pandemia.