Alto Fragile... maneggiare con cura!
Mentre in (euro)regione si intensificano le collaborazioni in campo culturale, domenica 8 febbraio alle 20.30 in prima assoluta al Teatro Stabile di Bolzano debutterà “Alto Fragile”.Uno spettacolo bilingue, visti anche gli attori sul palcoscenico, per arrivare a una riflessione più universale sull'identità, i confini e il conflitto con l'altro da me.
La produzione di Trento Spettacoli verrà riproposta giovedì 12 febbraio alle 21 al Teatro Sanbapolis di Trento (all'interno della nuova area universitaria a sud del capoluogo) ed è in progetto anche una data a Innsbruck, per costruire un vero e proprio progetto europeo.
“Alto Fragile” è stato progetto finalista del premio Nuova Scena 2014 del Teatro Stabile di Bolzano e del Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento ed è arrivato in finale con uno studio di 40 minuti anche al Premio de Linutile di Padova.
Le domande al pubblico
Lo spettacolo è nato seguendo una modalità interessante di coinvolgimento preventivo del pubblico. Un questionario è stato spedito durante il mese di aprile 2014 a una serie di amici/conoscenti con lo scopo di sondare il terreno sul tema della questione sudtirolese/altoatesina. Partendo dalle risposte si è arrivati alla stesura del testo. Quattordici domande, su ciascuna delle quali si potrebbe scrivere un'enciclopedia. Eccole:
Alto Adige o Südtirol? Cos'è secondo te l'autonomia? Perché il Trentino-Alto Adige è autonomo? A cosa pensi se dico “terrorismo sudtirolese”? Quante lingue si parlano in Alto Adige? Come vive un italiano in Alto Adige? E un tedesco? Terroristi o combattenti per la libertà? Perché l’Alto Adige è in Italia? Come definiresti in sintesi il concetto di “nazione”? E di popolo? Che cos’è l’Euregio? Quale significato daresti alla parola “confine”? Di cosa è fatta una comunità?
Dialettica culturale e linguistica
«Rimangono a tutt’oggi aperte – scrive Daniele Filosi, che ha curato l'organizzazione dello spettacolo - aperte molte delle questioni generate da quel lontano 1919, a livello politico, sociale, economico, etnico, culturale e linguistico, fino alle situazioni più spicce della vita quotidiana di un territorio di confine che ha dovuto e deve giocoforza fare i conti con una “dualità” e una conflittualità latente che può forse essere superata solo con una prospettiva europeistica, in grado di superare steccati, confini e conflitti ancora legati e generati dalla storia del Novecento.
La riflessione su uno spaccato di storia – prosegue - che di fatto attraversa tutto il secolo scorso fino ad arrivare ai giorni nostri, il confronto con un conflitto etnico di intensità e recrudescenza variabile, l’indagine su una dialettica che da politica diventa culturale e linguistica, e che ci interessa quindi portare su un palcoscenico per riflettere sul passato ma soprattutto per dare spunti di riflessione sulla nostra contemporaneità e sul nostro futuro. Dopo aver attraversato momenti di acutizzazione e di violenza, di tentativi di riappacificazione e di integrazione, questo conflitto prosegue tuttora sottotraccia, in maniera forse più silenziosa e meno eclatante, contribuendo tuttavia a costruire un “laboratorio” che, seppur imperfetto,
potrebbe risultare come un superamento degli storici e novecenteschi confini nazionali - e quindi linguistici, culturali e politici - che hanno generato e caratterizzato la questione sudtirolese. Guardando al nostro secolo, questa terra può – e forse deve – diventare un esempio per affacciarsi a un Europa che sappia superare questi steccati e che sappia trovare ragioni di identità e di coesione al di là dei confini nazionali, imposti, definiti o percepiti che siano».
La messa in scena
Il gruppo di lavoro è formato da quattro artisti: Maura Pettorruso, 38 anni, attrice, italiana, torinese di nascita e trentina di adozione; Stefano Detassis, attore, 33 anni, italiano, trentino; Flora Sarrubbo, 36 anni, attrice, bolzanina di nascita e bilingue di madrelingua italiana, Christian Mair, 33 anni, attore, bolzanino di nascita, bilingue di madrelingua tedesca.
La composizione del gruppo di lavoro ha agevolato l'incontro artistico, mettendo in relazione e a confronto culture, provenienze, linguaggi e lingue diverse.
Nel testo e successivamente in scena si è cercato di far rivivere il conflitto, la dialettica, la frattura tra due culture in una terra di confine, portando sul palco anche concretamente le due lingue, arrivando a creare uno spettacolo che sia fruibile in tedesco ed in italiano – e che dal confronto dei personaggi – di lingua tedesca e di lingua italiana – faccia emergere una riflessione sulla conflittualità e sulla convivenza tra diversi nella società contemporanea che viviamo, e non solo, quindi, in Alto Adige.