Politics | Intervista

Enrico Lillo: “Biancofiore, adesso basta”

L’incongruenza del requisito dei 4 anni di residenza per le candidature alle comunali manda in fibrillazione la politica altoatesina. Scontro finale in Forza Italia.

Per l’ennesima volta Michaela Biancofiore è riuscita a provocare un vespaio nella politica altoatesina. Prima nel suo partito, Forza Italia, dove si è rimangiata dopo poche ore la proposta di Alessandro Urzì candidato sindaco a Bolzano per lanciare invece per il medesimo ruolo Franco Frattini. La candidatura dell’ex ministro degli esteri è stata però in grado di mandare in fibrillazione l’intero ‘sistema’, perché ha evidenziato incongruenza tra la norma locale (varata nel 2005) che impedisce la candidatura per chi non ha il requisito di 4 anni di residenza in Alto Adige e la norma nazionale che invece la consente

La notizia è rimbalzata oggi, insieme con i commenti preoccupati di Karl Zeller, Francesco Palermo e Gianclaudio Bressa, sulle pagine del quotidiano Alto Adige. Che - ciliegina sulla torta - ha pubblicato anche una lettera amarissima dell’ex delfino della Biancofiore Enrico Lillo, da lei accusato nei giorni scorsi di ‘pochezza’, messo sullo stesso piano della ‘nemica’ Maria Teresa Tomada e definito ‘pseudocoordinatore’ (n.d.r. regionale di Forza Italia). 
Per cercare di capire cosa sta succedendo in questa ingarbugliata situazione abbiamo raggiunto al telefono Enrico Lillo. Ecco l’intervista.

Enrico Lillo: ci sono state le reazioni alla sua lettera pubblicata sul quotidiano Alto Adige?
Sì, moltissime. Da stamattina alle ore 7 continuo a ricevere telefonate e messaggi. Non me l’aspettavo. Mi hanno scritto anche persone che non sentivo da anni. Nella malinconia di dover scrivere quella lettera almeno ho sentito e sento tutte queste persone vicine. Quello che è mancato è il rispetto: noi politici in questo senso dovremmo dare l’esempio. 

In questi anni molti si sono domandati per quale motivo Enrico Lillo aveva mantenuto il dialogo e la collaborazione con Biancofiore, nonostante la evidente distanza siderale tra i due vostri modi di fare politica. 
Per me la lealtà è un valore fondamentale. E con lei ho cercato di essee leale, anche quando lei ha detto che io l’ho tradita. Mi sembrava giusto così e lo è anche oggi: per me è importane essere leale a qualcosa che condivido. Condivido gli ideali di Forza Italia ed essendone lei la responsabile della nostra regione dovevo essere leale a lei così come sono leale alle indicazioni del mio partito. Questo però non vuol dire che io non possa dire che non sono d’accordo. Nel momento in cui io ho avuto la responsabilità di questo partito mi sarei aspettato la stessa lealtà da parte sua. Ho sempre incassato il colpo, anche quando stato accusato ed offeso. Mi sono detto: “sappiamo com’è lei, così istintiva, è una donna e le donne spesso sono aggressive per difesa…”. 

Ma questa volta lo sgarbo è stato troppo grande…
Ultimamente lei ha superato il limite. Se le sue fossero state accuse costruttive le avrei accettate e mi sarei anche adoperato per far sì che questi miei errori evidenti potessero essere superati con fatti concreti. Ma quando però si arriva a stravolgere la realtà e a causare un vero e proprio un danno allora non si può più andare avanti.

Quella sedia vuota vicino alla sua in consiglio comunale…
Ogni volta che nell’appello veniva fatto il suo nome dovevo affrontare i commenti dei colleghi, le risate… Non è stato per niente bello. Già da questo lei avrebbe dovuto capire quanto noi le siamo stati comunque vicini. Questa faccenda ha avuto un senso solo fino ad un certo punto. Lei avrebbe dovuto dare le dimissioni già da tempo. Noi le abbiamo chieste anche se non pubblicamente, perché queste cose vanno risolte all’interno dei partiti. Ma lei non ha mai voluto dimettersi, prima per fare un dispetto a Fratelli d’Italia e poi per fare un dispetto a me e a Murano che sarebbe subentrato. In realtà lei ha fatto un dispetto alla politica e alla comunità. Se si parla per conto del centrodestra e di Forza Italia lo si deve fare con discorsi seri. 

Come la lotta sulla contraddizione nelle norme vigenti a proposito del requisito dei 4 anni di residenza per potersi candidare a sindaco?
Sì. Quello è un atto politico bello e serio che fa onore a chi si impegna. Le campagne di denigrazione dell’avversario o addirittura del nemico non fanno invece bene alla politica. Si può arrivare anche a toni accesi ma bisogna sempre avere rispetto per le persone, le istituzioni e i cittadini che ti hanno dato il consenso. 

Dunque quella è una causa giusta, anche se rischia di mettere in crisi tutto il sistema?
È giusta perché va ad incidere su diritti fondamentali, garantiti in tutta la nazione tranne che qui da noi. Ma nel merito io non voglio un sindaco che venga da fuori. 

Quindi nel merito non ci siamo?
Il sindaco deve essere un’espressione della città, qualcuno che ci vive e ne conosce i problemi. Io ho una grandissima stima per Franco Frattini, ma da questo a farlo diventare sindaco di Bolzano ne corre. I cittadini hanno bisogno di politici a loro vicini. La stessa Biancofiore vive a Roma ormai da tempo quindi non so se si accorge dei problemi della città. I problemi li conosci solo se li vivi sulla tua pelle.