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Oltre l’abbaglio del Nobel

Gli armaioli di Erdoğan a parlare di sicurezza e diplomazia, banchieri a discutere di povertà e disuguaglianze: la città di Trento presenta il Festival dell’Economia.
Festival economia
Foto: Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento

Venghino signori, venghino: il Festival dell’Economia è tornato in città. Ad annunciarlo ieri, 4 maggio, e in grande stile, collegati in videoconferenza da ben tre città diverse, ci hanno pensato direttamente i protagonisti. A Trento, padrona di casa, il trio istituzionale composto dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti, il sindaco Franco Ianeselli e il neo rettore dell’Università di Trento Flavio Deflorian ha svelato i primi dettagli organizzativi: innanzitutto il titolo di quella che sarà la quindicesima edizione, ovvero “Il Ritorno dello Stato. Imprese, comunità e istituzioni”. Un’edizione leggermente ridotta, rispetto agli anni scorsi, che si svilupperà dal 3 al 6 giugno 2021, ma che potrà d'altro canto avvalersi del pregio di tornare a svolgersi in presenza. “Stiamo studiando ad hoc un protocollo con l’azienda sanitaria - ha detto il presidente Fugatti -. Se la curva epidemiologica rimane costante potremo garantirne lo svolgimento dal vivo. Non sarà come il Festival a cui siamo stati da sempre abituati ma diventerà senz’altro un messaggio per la nostra ripartenza”.

 

Ma se, a dispetto del titolo, per il leghista Fugatti i precetti dell’Autonomia non vengono messi in discussione, per Deflorian e Ianeselli lo Stato qui menzionato da solo non basta più. È vero, sostengono gli organizzatori, nell’ultimo anno è riuscito a riconquistare la propria agibilità e centralità, dopo essere stato spodestato dai sostenitori della mano invisibile, ma la stessa pandemia, che ha riscoperto i confini dell’autorità nazionale impolverati da decenni di globalizzazione, ha altresì messo in luce che gli stati, da soli, possono fare ben poco. Un “ritorno dello Stato” inteso invece da Innocenzo Cipolletta, coordinatore del comitato editoriale in diretta da Roma, non come una sorta di vendicatore ma come quell’erogatore di servizi fondamentali necessari a liberarci dai bisogni.
Non ci sarà una ricetta pronta, ci tiene a sottolineare in collegamento da Milano il direttore scientifico del Festival Tito Boeri, ma la rassegna di incontri sarà a suo dire un'agorà in cui confluiranno tra le più diverse opinioni e discussioni sull’argomento.
Eppure, nonostante queste premesse, un tipo di direzione, il Festival, sembra averla già intrapresa.

 

Se il bagliore diventa abbaglio

 

Cosa deve fare il settore pubblico per i propri cittadini e cosa invece deve lasciare all’iniziativa privata? Sono gli interrogativi di Boeri, mentre riflette sul come trattare quel privato che oltre a perseguire i propri interessi in termini di profitto “si organizza in comunità, in associazioni del Terzo settore, capaci di occuparsi del bene comune al pari, se non meglio, del settore pubblico”.

Per attingere dal pozzo delle possibili risposte il direttore scientifico si affida anche quest’anno a nomi di spicco del panorama dell’economia e della finanza internazionale. Saranno ben cinque, infatti, i premi Nobel presenti alla kermesse per discutere di numerosi temi tra cui l’esportazione dei vaccini, le aste e le gare d’appalto in vista della pioggia di investimenti pubblici inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: da Michael Kremer a Paul Milgrom, passando per Joseph Stiglitz, Michael Spence e Jean Tirole.

 

Al di là dell’apparente lustro portato dalla squadra dei cinque che contribuiscono, tra le altre cose, a rendere il profilo del Festival sempre più internazionale, merita di venir segnalata la presenza del noto banchiere Mark Carney, ex governatore della Bank of England e della Banca centrale canadese. Sarà proprio lui il protagonista di “Valori: costruire un mondo migliore per tutti”, in cui affronterà assieme all’economista William Janeway, temi quali disuguaglianza di reddito e opportunità, razzismo sistemico e cambiamento climatico.

Immancabile inoltre la consueta rosa di ministri che andranno a presiedere alcuni dei più importanti incontri del grande evento. Stiamo parlando di Renato Brunetta, Mariastella Gelmini, Vittorio Colao, Massimo Garavaglia, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini e persino Roberto Cingolani, capo del neonato ministero per la cosiddetta Transizione Ecologica. Anche il gruppo Leonardo - Finmeccanica, di cui lo stesso Cingolani ha figurato tra le file dei manager, farà il proprio ingresso trionfale al Festival. 

 

L’azienda italiana leader nel settore della difesa militare è tristemente nota per la redditizia partnership con la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan, a cui non ha mancato occasione di fornire apparecchiature militari, come elicotteri da guerra, anche durante i bombardamenti del 2018 del cantone di Afrin dettati dall’operazione Ramoscello d’Ulivo, l'offensiva di Ankara contro l'enclave curda, in cui perirono migliaia di persone, tra cui centinaia di civili.

 

Quest’anno la Leonardo non solo figurerà tra gli enti partner ma anche tra gli stessi relatori: il CEO Alessandro Profumo terrà infatti la propria lezione durante l’incontro intitolato: “La sicurezza, tra Stato e mercato”, in cui verranno discussi i sottili confini tra diplomazia, business e interessi strategici nazionali.