Un tappeto rosso per il precariato
Ha scelto proprio il Primo maggio, la premier Giorgia Meloni, per presentare l’ultimo decreto in materia di lavoro. Osannato dalla maggioranza, criticato dalle opposizioni e controparti sindacali, la misura desta preoccupazioni ancor prima della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Anziché stabilizzare il mercato dell’occupazione, la liberalizzazione dei contratti a termine e l’allentamento dell’utilizzo dei voucher lo renderà ancora più precario. Nessuna traccia di salario minimo, ma pochi spiccioli in busta paga sui redditi bassi (e solo per pochi mesi) ricavati dal taglio delle tasse sul lavoro chiesto soprattutto da Confindustria. I calcoli sui tagli al Cuneo fiscale tuttavia non tornano, e ancora non è noto l’impatto reale sui salari, che si prospetta già ben lontano dai 100 euro mensili promessi da Meloni e che con molta probabilità verranno annullati dall’effetto inflazione. Con un ultimo colpo di mannaia al decreto Dignità del precedente governo, viene spazzato via il Reddito di cittadinanza, conducendo le persone escluse dal mercato del lavoro a un futuro incerto fatto di ricatto e sfruttamento. Il nuovo Assegno di inclusione e lo Strumento di attivazione saranno i due limitati sostituti che verranno introdotti a partire dal primo gennaio 2024, con durata e risorse inferiori ma, al contempo, con più vincoli e sanzioni penali.
Lo smantellamento dei diritti del lavoro, iniziata negli ultimi trent’anni dopo una stagione di conquiste, rischia cosi di subire una pericolosa accelerata, la quale non escluderà nemmeno il territorio della Provincia di Bolzano.
“Non creiamo occupazione, ma cattiva occupazione”
Con il pacchetto lavoro si annullano di fatto le misure del decreto Dignità. Il vincolo di 12 mesi è stato portato a 24 e vengono allargate le soglie delle prestazioni di lavoro occasionale – i cosiddetti voucher – che da 10mila passano a 15mila euro per chi opera in congressi, fiere, stabilimenti termali e parchi di divertimento. “Non è questa la direzione che vogliamo intraprendere – spiega Stefan Perini, direttore di AFI-IPL –. Fare contratti a tempo determinato sarà più semplice. Dicono che si stia creando maggiore occupazione quando invece stiamo creando semplicemente cattiva occupazione. Siamo preoccupati che questa misura possa spianare definitivamente il terreno per il precariato, non solo come prospettiva occupazionale ma anche di vita”.
Secondo Perini, l’Alto Adige potrà venire profondamente toccato dal Decreto Lavoro, a partire dal ricorso ai contratti a termine, che rischiano di subire un’impennata: “Il nostro territorio fa già un ampio uso dei contratti a tempo determinato e la peculiarità del lavoro stagionale può giustificare fino a un certo punto la statistica provinciale: in agricoltura, nella fase del raccolto, l'offerta di un accordo stagionale è legittimato, ma negli ultimi anni ha preso piede la prassi di applicare contratti a termine laddove non hanno ragione di esistere, dal privato ai servizi, passando per il pubblico impiego. La precarizzazione contrattuale – denuncia il direttore di AFI-IPL – ha preso definitivamente parte nel settore. Su 100 lavoratori dipendenti, sono 28 in Alto Adige ad avere un contratto precario, dieci punti percentuali in più rispetto a vent’anni fa. E questo decreto, un retrofront rispetto a quello precedente, pone tutte le condizioni per farli aumentare ulteriormente".
Festeggiano gli imprenditori, protestano i sindacati
Ad accogliere positivamente la misura ci pensa Assoimprenditori, specie per quanto concerne lo smantellamento del Reddito di Cittadinanza: “Abbiamo bisogno – dice Heiner Oberrauch – di un sistema di sostegno per chi si trova in difficoltà e di misure efficienti di reinserimento nel mondo del lavoro. Il reddito di cittadinanza non ha raggiunto nessuno di questi obiettivi. Al contrario, ha semmai tenuto distanti le persone dal lavoro”.
Dalla categoria, viene vista di buon occhio anche la riforma della contrattazione a termine sebbene, sostiene il Presidente di Assoimprenditori Alto Adige, questa tipologia riguarda solamente una parte residuale del personale impiegato nel settore industriale altoatesino: “Le facilitazioni sono positive – afferma Oberrauch –. In un periodo come questo, in cui il mondo del lavoro cambia in maniera così veloce e profonda, le semplificazioni e la flessibilità sono fondamentali”.
Al contrario, a criticare il Decreto Lavoro sono soprattutto i sindacati: “Aumentare di così tanto i voucher, cosa auspicata da diverse categorie economiche, avrà sicuramente effetti sul nostro territorio – afferma Cristina Masera, segretaria provinciale di CGIL/AGB –. Nel turismo aumenterà il precariato, ma anche gli altri settori non ne saranno indenni: chi vede fonti di guadagno utilizzerà queste misure. La Provincia si deve rendere conto che il precariato è un danno per tutta la società e non consente una vita dignitosa. Un segnale utile – aggiunge Masera – è che l’ente pubblico smetta di appaltare quei servizi che potrebbe erogare in modo diretto. L’esternalizzazione continua ad essere una minaccia per i diritti dei lavoratori, un’anticamera di concrete possibilità di sfruttamento”.
L’abolizione del Reddito di Cittadinanza non avrà in ogni caso grandi effetti sulla società altoatesina, per la quale è più conveniente appoggiarsi sulle misure locali di protezione e compensazione erogate dalla Provincia. “Per il resto – spiega Donatella Califano, segretaria provinciale di SGB/CISL – le valutazioni a livello nazionali sono identiche anche per noi. Siamo contrari all’estensione dei contratti a termine: ora il datore di lavoro può giustificare il prolungamento del contratto precario per semplici esigenze tecniche o di produzione. Questa è la scappatoia per far fare alle aziende quello che vogliono, con giustificazioni auto dichiarate che non vengono controllate da nessuno. Con l’estensione dei voucher – prosegue la sindacalista – le persone avranno difficoltà a programmare la propria vita, si amplia il margine di sfruttamento e il ricorso al lavoro nero. La precarietà si accompagna inoltre a importanti problemi di sicurezza sul lavoro perché chi viene assunto per brevi periodi non viene adeguatamente formato. Noi abbiamo chiesto una riforma fiscale completa, che comprendesse un adeguamento delle tariffe, una tassazione aggiuntiva per contratti determinati e ulteriori misure di ampio respiro ma non vediamo niente di tutto questo. Ben vengano – conclude Califano – gli sgravi fiscali, ma ricorrere alle detrazioni comporta al contempo la riduzione dei contributi per servizi e pensioni, che saranno sempre più basse”.
I grandi assenti nella misura restano i giovani, presenti solo come pretesto per offrire enormi agevolazioni alle imprese: “Su questo fronte – sottolinea Gianluca Da Col coordinatore provinciale di Young SGB/CISL – non troviamo nulla se non un contributo importante ai datori di lavoro che assumono giovani under 30, il 60% della retribuzione lorda che verrebbe pagata direttamente dallo stato. Siamo davanti all’ennesimo incentivo alla flessibilità di cui non si sentiva il bisogno. Stiamo deregolamentando ulteriormente il mercato del lavoro per il profitto delle aziende. I giovani – conclude il sindacalista – hanno bisogno di tutele e stabilità economica, ma questi aspetti mancano nella riforma, priva di un’idea strutturale di come dovrebbe essere il mercato del lavoro e di una visione politica per renderlo più attrattivo e migliore”.