“Non abbiamo la bacchetta magica”
Nella lunga e tanto attesa audizione del direttore generale dell’Asl Florian Zerzer che si è tenuta oggi (4 giugno) in consiglio provinciale un argomento su tutti è stato inevitabilmente sollevato dall'aula: l’annoso problema della carenza dei medici in Alto Adige.
Zerzer snocciola i numeri altoatesini: 1.200 dottori, 1.600 infermieri, 60 pediatri, 120 primari (1.025 miliardi di euro è invece il bilancio dell’Azienda), e poi sdrammatizza: “La possibilità di garantire il modello di specializzazione austriaco è una svolta - dice il numero uno dell’Asl - molti giovani medici sono interessati a tornare”. Preoccupante però è anche la mancanza di infermieri che ha portato alla chiusura di alcuni reparti. “L’azienda va resa attraente in termine di formazione, ambiente, qualità di vita” risponde Zerzer. La carenza riguarda inoltre i pediatri, e ciò interessa anche i punti nascita, “perché non c’è personale a sufficienza, sono pochi anche gli anestesisti, problemi comuni ad altri Stati europei. Ai medici si garantiscono anche buone condizioni abitative, assistenza all’infanzia, e diffusione del part-time, nonché la possibilità di approfittare del fondo per la formazione: anche questi vantaggi vanno pubblicizzati e comunicati nel modo giusto”. Zerzer se la prende con il sistema europeo che avrebbe limitato gli accessi allo studio di medicina, dando come risultato questa carenza.
Rimedi
Proprio sulla mancanza dei medici (e non solo) è intervenuta stamani la giunta provinciale approvando la deroga alla proporzionale per la copertura a tempo determinato o indeterminato di 88 posti a tempo pieno nel settore sanitario relativi sia a personale medico che infermieristico e tecnico. Nel dettaglio si tratta di 20 posti per personale medico e dirigente sanitario, 50 posti per infermieri, 2 posti come veterinario – dirigente sanitario, 3 posti per infermiere pediatrico, 5 posti di tecnico sanitario di radiologia medica, 6 posti come tecnico sanitario di laboratorio biomedico, 1 posto come tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, 1 posto come assistente sanitario. “Questa misura non significa l’abbandono della proporzionale nel suo complesso, ma è solamente una soluzione transitoria alla carenza di personale nel settore sanitario”, ha assicurato il presidente Arno Kompatscher.
Il nodo dei tempi d’attesa
In aula Zerzer pone l’accento, fra le altre cose, sulla soddisfazione degli utenti riguardo ai servizi, ma il giudizio generale è negativo sui tempi di attesa. “Il nuovo piano ministeriale stabilito d’intesa con le Regioni è una sfida onerosa per l’Azienda - ammette il Dg - perché si passa da garanzie di assistenza a 60 giorni, già difficilmente garantibile, a garanzie a 30 giorni; a questo scopo si stanno valutando anche gli esempi di Svezia e Svizzera, che hanno ridotto di molto i tempi d’attesa grazie alla consultazione online”.
Per le prestazioni operative, quali interventi oncologici, in quanto ai tempi d’attesa “si è tra i primi in Italia”, certifica Zerzer che aggiunge: “In base al modello austriaco e svizzero è ora possibile assumere i medici in formazione specialistica, con grande vantaggio per il sistema perché questo ha prodotto subito un grande afflusso. A inizio anno i tempi d’attesa al call center erano molto lunghi, a causa di malattie e carenza di personale, ma da 11 minuti si è scesi ora a 51 secondi e si interviene anche sull’aumento dei canali di prenotazione, con l’obiettivo di garantirle anche tramite medici di base”.
Sul Pronto Soccorso, il reparto più frequentato in Alto Adige, Zerzer ricorda che a Bolzano non c’è un servizio di medici di base con reperibilità continua, è stato introdotto un nuovo sistema di Triage per classificare l’urgenza della prestazione, in base alla quale viene garantito il trattamento: “Questo ha migliorato la situazione, ma ci sono ancora troppi casi che non sarebbero da Pronto soccorso”.
“Non abbiamo la bacchetta magica - conclude il direttore generale dell’Asl - ma stiamo facendo molto. Eccellenze, nel sistema, ci sono, e lo dimostra la mobilità attiva dal resto d’Italia e dall’estero; è importante che funzioni la presa in carico delle persone, e questa è la strategia centrale, su cui ci si sta impegnando”. Chi vivrà vedrà.