“Sicurezza? È già stato fatto molto”
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Dopo l’esplosione del capannone della Aluminium, che ha causato 5 feriti gravi e la morte dell'operaio Diallo Bocar, il tema della sicurezza sul lavoro è tornato al centro del dibattito in Alto Adige. Josef Negri, direttore di Confindustria Alto Adige, ha chiarito il punto di vista dell’associazione rispetto a questo tema.
SALTO: Esistono dei tavoli di lavoro sul tema della sicurezza a livello locale?
Josef Negri: A livello provinciale esiste il comitato di coordinamento per la salute e la sicurezza sul lavoro, che si ritrova regolarmente e a cui partecipano tutti gli interlocutori, i sindacati, i datori di lavoro, le associazioni; alcune settimane fa ne è stato nominato il nuovo rappresentante. Dopo un periodo di Covid in cui si sono incontrati meno, adesso si sta di nuovo intensificando la loro attività. Esiste poi anche una forte collaborazione con il mondo sindacale in generale, perché la sicurezza sul lavoro è un aspetto che riguarda tutti e due i portatori di interessi. Non per niente tra gli esperti della sicurezza che devono essere istituiti dall'impresa c'è anche il rappresentante dei lavoratori sulla sicurezza che deve essere coinvolto nelle scelte e nei programmi che l'impresa adotta.
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Che tipo di attività svolge questo tavolo provinciale?
Sicuramente sono affrontati tutti i temi attuali nel campo della sicurezza, al fine di garantire il maggior coordinamento tra tutti gli interlocutori. La nostra attività di informazione e di formazione sia dei datori di lavoro che delle lavoratrici serve a garantire quella cultura della sicurezza di cui abbiamo bisogno in Italia.
Secondo lei nell’ambito della sicurezza qual è l'aspetto che andrebbe migliorato?
Sono convinto che a livello locale molto è stato fatto. Vedo un grandissimo impegno delle imprese nel garantire le condizioni migliori e dei posti di lavoro sicuri ai propri collaboratori. Io sono convinto che la sicurezza sul lavoro sia una condizione essenziale per fare impresa e penso che molto sia già stato fatto e che questo impegno vada continuato. Parlando di dati, noi come associazione ci impegniamo molto anche sulla formazione: Nell'ultimo anno abbiamo offerto oltre 15.000 ore formative sulla sicurezza per i nostri associati. Per quanto riguarda invece l'informazione, all'interno della nostra associazione abbiamo uno sportello della sicurezza che offre dei check-up gratuiti alle nostre imprese associate.
“La via maestra non è la repressione ma la prevenzione”
Nelle ultime settimane è emersa la questione della mancanza di ispettori del lavoro in Alto Adige, secondo lei è un problema?
Lo dico chiaramente, siamo tutti consapevoli che c'è una mancanza di collaboratori all'ispettorato del lavoro. Sicuramente ci sono dei posti liberi, per garantire la cultura della sicurezza di cui parliamo e di cui abbiamo bisogno abbiamo bisogno anche dei controlli. Però le dico anche che la via maestra non è la repressione ma la prevenzione.
Ci sono dei lavoratori che hanno contratti di somministrazione o comunque interinali, che quindi provengono da un'altra azienda che subappalta il lavoro all'impresa, come funziona la formazione per la sicurezza in quei casi?
All'interno di Confindustria oltre l’80% dei nostri collaboratori ha un contratto fisso a tempo indeterminato con l'azienda per cui lavora, questa è la realtà. Poi ci sono anche i contratti di subappalto e lì la responsabilità sulla sicurezza ricade su quella impresa che assume il lavoratore con contratto di subappalto. Le regole sono molto precise e devono essere osservate, su questo non c'è deroga. I contratti di subappalto di lavoro in industria sono pochi, ci sono più che altro nell’edilizia.
“Vanno garantite la massima trasparenza e la massima sicurezza, ma va garantita anche la competitività delle imprese”
L'Unione Europea stava portando avanti un accordo sull'etica di impresa, che prevedeva obblighi di controllo del rispetto dei diritti umani e dell'ambiente su tutta la catena di approvvigionamento delle aziende. Italia e Germania l’hanno bloccato ed ora si sta rinegoziando in modo meno stringente per le imprese. Che posizione ha Confindustria Alto Adige su questo?
Chiaramente qui c'è un altro aspetto che va oltre la sicurezza: bisogna garantire la trasparenza, ma anche la concorrenzialità delle nostre imprese. Non possiamo limitarci unicamente a prevedere degli obblighi burocratici che poi potrebbero anche incidere sulla competitività. Vanno garantite la massima trasparenza e la massima sicurezza, ma va garantita anche la competitività delle imprese.
Tornando ad un aspetto più locale, so che esistono delle certificazioni volte a certificare la responsabilità sociale di impresa, dell'aspetto dei diritti umani, dell'aspetto dei diritti dei lavoratori., a che punto sono le imprese altoatesine?
Molte delle nostre imprese sono molto impegnate su questo tema della responsabilità sociale nei confronti dei loro collaboratori, è qualcosa che contraddistingue l'etica e il concetto delle nostre imprese. Detto questo, la certificazione è qualcosa di facoltativo ed è giusto che sia così. Il nostro impegno deve essere quello di garantire il rispetto dei diritti ai nostri collaboratori di qualsiasi genere e di qualsiasi cultura.
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