Environment | pesticidi

Cambiamenti climatici, guerra, pesticidi

Transizione ecologica? Basteranno le iniziative politiche proposte dalla Commissione Europea per raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050?
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Foto: Erich Westendarp Pixabay

La tragica guerra europea in atto (e purtroppo non solo quella) sta causando grandi sofferenze ed incalcolabili danni al nostro pianeta ed a tutto ciò che fa parte di esso. La vita, la salute dell’uomo sono gravemente messe a rischio. Non solo ora ma per i tempi a venire. Nei notiziari le immagini del conflitto ci danno solo la testimonianza del presente, ma nei commenti non si accenna al disastro ecologico che tutto ciò comporta. 

Purtroppo c’è un’altra guerra alla vita, alla natura, in corso ormai da decenni con conseguenze altrettanto gravi che si aggiungono. Riguarda l’impiego delle sostanze chimiche usate nell’agricoltura industriale, in primis dei pesticidi. Non dimentichiamo al proposito che molti pesticidi fra cui gli organo fosforici sono stati sintetizzati come armi chimiche durante il secolo scorso. Le morti, i danni alla salute e all’ambiente causati dagli stessi non sono sempre immediati e anche per questo raramente vengono portati “agli onori” delle cronache. Manca inoltre la volontà politica di indagare sulle cause di malattie e decessi in zone con monocolture o di diffondere quanto già attestato con esami di laboratorio da sedi competenti sui possibili danni all’uomo e all’ambiente. L’approvazione di norme per proibire l’uso di pesticidi di cui vi sia anche solo il sospetto che siano all’origine della malattia o della morte di chi li respira o ingerisce, sembra talvolta lungi a venire. Basti pensare che per il glifosato la cui scadenza del periodo di uso era stata prorogata di un anno, fino al 15.12.2023, EFSA dà nuovamente il via libera, nonostante le lacune nei dati e le questioni in sospeso.  

Speriamo che le serate informative e le manifestazioni per invitare “agricoltori” e cittadini a riflettere sulle conseguenze alla propria salute, sugli irreparabili danni all’ambiente, al pianeta di cui siamo parte, sortiscano quanto prima il risultato auspicabile. Perché non si deve aspettare di ritrovarsi coinvolti in qualche modo o colpiti direttamente e solo allora capire la gravità della situazione. Tuttavia siamo già in tanti in questi ultimi tempi ad aver capito che i disastri naturali che ci troviamo a vivere quasi quotidianamente sono da attribuire in gran misura all’uso indiscriminato di fonti fossili necessarie a produrre anche l’energia richiesta nelle energivore attività agricole proprie delle monocolture e alla produzione di prodotti chimico farmaceutici in uso nelle stesse. Il disboscamento per il recupero di terreni agricoli utili ad estendere la superficie delle monocolture riduce inoltre la capacità di sottrarre CO2 all’atmosfera.

Si aggiunga a ciò che sui danni dei pesticidi non sappiamo tutto: sono purtroppo carenti informazioni relative a quantità utilizzate e scenari d’uso, ed il loro impiego non è solo quello agricolo (leggi in “Pesticidi e salute: cosa dobbiamo sapere” della dott.ssa Patrizia Gentilini, Giunta Nazionale ISDE Italia). Va ricordato che queste sostanze vengono deliberatamente diffuse nell’ambiente per combattere organismi nocivi e sono quindi pericolose per tutti gli organismi viventi. Inoltre lo scopo per cui sono state progettate porta l’azione tossica ben oltre il solo bersaglio cui sono indirizzate e anche l’uomo ne diventa vittima involontaria.

Nella relazione citata si legge: “La letteratura scientifica documenta come non solo l’avvelenamento acuto, ma anche l’esposizione cronica a piccole e ripetute dosi di pesticidi comporti un incremento del rischio di patologie cronico-degenerative quali cancro, diabete, patologie respiratorie, malattie neurodegenerative, cardiovascolari, …” E’ un’altra guerra alla vita e alla natura che non conviene a nessuno. Causa la perdita di biodiversità, di fertilità dei suoli, inquinamento delle falde acquifere, contaminazione planetaria di tutti gli ecosistemi che si ritorce contro noi stessi in modo grave. E’ una furia che si scatena anche contro l’ambiente microbico intestinale che oltre ad altre funzioni essenziali ha un ruolo fondamentale nel funzionamento del cervello e nel corretto sviluppo del sistema immunitario.  Queste sostanze si ritrovano nei nostri stessi corpi e passano dalla madre al feto già durante la vita fetale, potendo compromettere la salute del nascituro non solo nell’infanzia, ma anche nella vita adulta.

Migliaia di persone manifestano disagio nel vivere vicino ad aree agricole intensive, con atomizzatori che spruzzano ripetutamente nell’aria la miscela pesticida atomizzata. E’ ormai noto che il massiccio uso di pesticidi da oltre cinquant’anni non ha risolto il problema delle malattie in agricoltura, al contrario si presentano ogni anno nuove patologie. Risulta inoltre che il più alto tasso di consumo di pesticidi ad ettaro d’Italia – non sappiamo in Europa - è proprio attribuito alla nostra regione. A ogni consumatore responsabile si chiede l’impegno di acquistare prodotti biologici certificati se vuole tutelare la sua salute e quella dell’intero pianeta. Va inoltre aggiunto che l’assenza di legislazione o la non applicazione della stessa nel sud del mondo si riflette anche su quanto consumiamo di importato da lì, poiché la legislazione europea sui prodotti di importazione è ad oggi carente. Come si può leggere da vari studi scientifici è possibile sfamare il mondo senza l’uso di pesticidi. Inoltre, il problema non è produrre di più, ma distribuire meglio il cibo prodotto, senza gli enormi sprechi.

E’ fondamentale che le Istituzioni pongano fine a sovvenzioni ed esoneri dal pagamento delle normali tasse di cui godono gli agricoltori che usano pesticidi di sintesi e OGM come avviene nell’AGRICOLTURA INTEGRATA, che non rispetta l’ambiente e la salute umana. Anche all’abbattimento di boschi, di centinaia di piante di larice, abete, pruni, faggio, ciliegi selvatici per far posto a colture intensive di meli si deve dire “BASTA”. Si lasci al bosco rimasto la sua funzione di sottrarre CO2 all’atmosfera e si provveda al rimboschimento dove possibile.

Si spera che quanto prima si possa trovare il sostegno necessario per dare il via alla realizzazione del progetto legislativo per un distretto biologico qui e altrove, così da aprire la via ad un futuro sostenibile. Perché “Non c’è più tempo”, come recita il titolo del libro di Luca Mercalli, docente di Sostenibilità Ambientale all’Università di Torino.