Cambiamenti climatici, guerra, pesticidi
La tragica guerra europea in atto (e purtroppo non solo quella) sta causando grandi sofferenze ed incalcolabili danni al nostro pianeta ed a tutto ciò che fa parte di esso. La vita, la salute dell’uomo sono gravemente messe a rischio. Non solo ora ma per i tempi a venire. Nei notiziari le immagini del conflitto ci danno solo la testimonianza del presente, ma nei commenti non si accenna al disastro ecologico che tutto ciò comporta.
Speriamo che le serate informative e le manifestazioni per invitare “agricoltori” e cittadini a riflettere sulle conseguenze alla propria salute, sugli irreparabili danni all’ambiente, al pianeta di cui siamo parte, sortiscano quanto prima il risultato auspicabile. Perché non si deve aspettare di ritrovarsi coinvolti in qualche modo o colpiti direttamente e solo allora capire la gravità della situazione. Tuttavia siamo già in tanti in questi ultimi tempi ad aver capito che i disastri naturali che ci troviamo a vivere quasi quotidianamente sono da attribuire in gran misura all’uso indiscriminato di fonti fossili necessarie a produrre anche l’energia richiesta nelle energivore attività agricole proprie delle monocolture e alla produzione di prodotti chimico farmaceutici in uso nelle stesse. Il disboscamento per il recupero di terreni agricoli utili ad estendere la superficie delle monocolture riduce inoltre la capacità di sottrarre CO2 all’atmosfera.
Si aggiunga a ciò che sui danni dei pesticidi non sappiamo tutto: sono purtroppo carenti informazioni relative a quantità utilizzate e scenari d’uso, ed il loro impiego non è solo quello agricolo (leggi in “Pesticidi e salute: cosa dobbiamo sapere” della dott.ssa Patrizia Gentilini, Giunta Nazionale ISDE Italia). Va ricordato che queste sostanze vengono deliberatamente diffuse nell’ambiente per combattere organismi nocivi e sono quindi pericolose per tutti gli organismi viventi. Inoltre lo scopo per cui sono state progettate porta l’azione tossica ben oltre il solo bersaglio cui sono indirizzate e anche l’uomo ne diventa vittima involontaria.
Nella relazione citata si legge: “La letteratura scientifica documenta come non solo l’avvelenamento acuto, ma anche l’esposizione cronica a piccole e ripetute dosi di pesticidi comporti un incremento del rischio di patologie cronico-degenerative quali cancro, diabete, patologie respiratorie, malattie neurodegenerative, cardiovascolari, …” E’ un’altra guerra alla vita e alla natura che non conviene a nessuno. Causa la perdita di biodiversità, di fertilità dei suoli, inquinamento delle falde acquifere, contaminazione planetaria di tutti gli ecosistemi che si ritorce contro noi stessi in modo grave. E’ una furia che si scatena anche contro l’ambiente microbico intestinale che oltre ad altre funzioni essenziali ha un ruolo fondamentale nel funzionamento del cervello e nel corretto sviluppo del sistema immunitario. Queste sostanze si ritrovano nei nostri stessi corpi e passano dalla madre al feto già durante la vita fetale, potendo compromettere la salute del nascituro non solo nell’infanzia, ma anche nella vita adulta.
Migliaia di persone manifestano disagio nel vivere vicino ad aree agricole intensive, con atomizzatori che spruzzano ripetutamente nell’aria la miscela pesticida atomizzata. E’ ormai noto che il massiccio uso di pesticidi da oltre cinquant’anni non ha risolto il problema delle malattie in agricoltura, al contrario si presentano ogni anno nuove patologie. Risulta inoltre che il più alto tasso di consumo di pesticidi ad ettaro d’Italia – non sappiamo in Europa - è proprio attribuito alla nostra regione. A ogni consumatore responsabile si chiede l’impegno di acquistare prodotti biologici certificati se vuole tutelare la sua salute e quella dell’intero pianeta. Va inoltre aggiunto che l’assenza di legislazione o la non applicazione della stessa nel sud del mondo si riflette anche su quanto consumiamo di importato da lì, poiché la legislazione europea sui prodotti di importazione è ad oggi carente. Come si può leggere da vari studi scientifici è possibile sfamare il mondo senza l’uso di pesticidi. Inoltre, il problema non è produrre di più, ma distribuire meglio il cibo prodotto, senza gli enormi sprechi.
E’ fondamentale che le Istituzioni pongano fine a sovvenzioni ed esoneri dal pagamento delle normali tasse di cui godono gli agricoltori che usano pesticidi di sintesi e OGM come avviene nell’AGRICOLTURA INTEGRATA, che non rispetta l’ambiente e la salute umana. Anche all’abbattimento di boschi, di centinaia di piante di larice, abete, pruni, faggio, ciliegi selvatici per far posto a colture intensive di meli si deve dire “BASTA”. Si lasci al bosco rimasto la sua funzione di sottrarre CO2 all’atmosfera e si provveda al rimboschimento dove possibile.
Si spera che quanto prima si possa trovare il sostegno necessario per dare il via alla realizzazione del progetto legislativo per un distretto biologico qui e altrove, così da aprire la via ad un futuro sostenibile. Perché “Non c’è più tempo”, come recita il titolo del libro di Luca Mercalli, docente di Sostenibilità Ambientale all’Università di Torino.
Sie schreiben:
Sie schreiben:
„Manca inoltre la volontà politica di indagare sulle cause di malattie e decessi in zone con monocolture...“:
Da stimme ich Ihnen zu, ich möchte anfügen: die größten Monokulturen auf diesem Planeten mit den meisten dadurch bedingten Krankheiten und Todesfällen sind die Städte, besonders die Millionenstädte, Monokulturen der spezies Mensch.
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Sie schreiben weiter: „Migliaia di persone manifestano disagio nel vivere vicino ad aree agricole intensive, con atomizzatori che spruzzano ripetutamente nell’aria la miscela pesticida atomizzata“: warum dann verbietet die Gesellschaft der chemischen Industrie nicht die Erzeugung dieser Produkte und den Verkauf aller mit Pflanzenschutzmitteln erzeugten Produkte? Weil die Gesellschaft die Konsequenz daraus nicht mittragen will, eine Konsequenz, die Sie warum auch immer im artikel nicht aufzeigen - warum nicht?
Was würde es bedeuten, auf alle mit Pflanzenschutzmitteln erzeugten Produkte zu verzichten? Haben Die darüber auch nachgedacht?
Ich bin bereit dazu - die Mehrheit wohl nicht, leider.
ceterum censeo, dass das Leben in der Stadt Bozen im Winter gefährlicher für die menschliche Gesundheit ist als zu jeder Zeit inmitten der diese Stadt umgebenden Obstanlagen.
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Sie schreiben: „Anche all'abbattimento di boschi, di centinaia di piante di larice, abete, pruni, faggio, ciliegi selvatici per far posto a colture intensive di meli si deve dire "BASTA": können Sie dazu für Südtirol ein einziges Beispiel der letzten 20 Jahre anführen - mir ist kein solcher Fall bekannt... auch: wo Lärchen stehen, gibt es keinen Obstbau.
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Zitat: „Si dice che la prima cosa da fare è che sia necessario che il progetto sia realizzato legalmente per un distretto biologico qui e altrove, quindi c'è a priori la via ad un futuro sostenibile“:
„Si dice...“ ist stets ein schlechter Beginn, da dies keine Verantwortlichkeit ausdrückt. Unser Leben ist durch Regeln und Gesetze bestimmt, vor allem das wirtschaftliche Leben.
Um diesen Ihren Ansatz zu veranschaulichen sei hier ein Vergleich mit anderen Wirtschaftssektoren dargestellt: versuchen Sie, für einen Bezirk, eine Gemeinde, eine Provinz „che sia necessario“ umzusetzen, dass dort die Frächter keine Verbrennermotoren mehr verwenden dürfen, oder im privaten Bereich nur noch Elektrofahrzeuge fahren und nur noch ohne fossile Brennstoffe geheizt werden darf.
Erkennen Die die juridische Unmöglichkeit? Diese muss VORHER durch Gesetze geschaffen werden, so meine Überzeugung.
In reply to Sie schreiben: by Peter Gasser
Grazie per il Suo contributo.
Grazie per il Suo contributo. Faccio presente che il mio è un discorso globale, poiché riguarda tutto il globo terrestre. Mi pare che nelle Sue osservazione invece Lei consideri principalmente il territorio dal Brennero a Salorno.
In reply to Grazie per il Suo contributo. by Liliana Turri
In der globalen Betrachtung
In der globalen Betrachtung stimme ich Ihnen absolut zu.
Ich bin hier - wie Sie offensichtlich such - der Ansicht, dass die „Klimakrise“ NUR global bewältigt werden kann.
Dasselbe gilt meiner Ansicht nach auch für den Menschen- und Umweltschutz hinsichtlich eines viel zu unbedachten Umgang mit Chemie (Abgase, Plastik, Feinstaub, Pflanzenschutzmittel...).
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Die Impulse zur Bewältigung kann (muss?) von den Staaten Europas, deren Gesellschaften, ausgehen, auch da bin ich bei Ihnen: allein mir fehlt der Glaube - es würde in Teilen Einschränkung und Verzicht bedeuten, dazu ist die breite Masse leider nicht bereit, was zur Folge hat, dass sich die Politiker etwas feige wegducken, um wiedergewählt zu werden, so meine Sicht dazu.
Ho abitato un periodo tra
Ho abitato un periodo tra Ferrara e Bologna, in una casa in mezzo a coltivazione di peschi. Per due anni di seguito i contadini non avevano potuto vendere i loro prodotti - migliaia di belle pesche-
perché superavano di pochissimo i livelli consentiti di pesticidi. È stato per loro un grave danno.Allora insieme all'università di Bologna hanno attuato un sistema di " lotta integrata" che prevedeva l'uso di insetti per combattere quelli nocivi. Questo quasi trent'anni fa ma sembra che i pesticidi in questa provincia siano molto usati a quanto si dice e legge nei report germanici.
Purtroppo paghiamo un tributo
Purtroppo paghiamo un tributo enorme ai processi di concentrazione monopolistica registrati nella grande distribuzione, è questa ormai che condiziona i processi di produzione. Sopravvive solo la monocultura gestita in modo industriale...intorno alle città un tempo si estendevano orti e frutteti che alimentavano il mercato locale...bisognerebbe contrastare la grande distribuzione rilanciando e proteggendo il mercato locale, non è sufficiente il mercato del contadino...ci vogliono progetti di riconversione della monocultura....
In reply to Purtroppo paghiamo un tributo by Renzo Roncat
Finché c'è una passiva
Finché c'è una passiva accettazione nel vissuto quotidiano del sistema consumistico imperante, pur consapevoli i più che così non può continuare, non ci potrá essere un cambiamento! Sono le gocce che formano l'oceano.
In reply to Purtroppo paghiamo un tributo by Renzo Roncat
Finché c'è una passiva
Finché c'è una passiva accettazione nel vissuto quotidiano del sistema consumistico imperante, pur consapevoli i più che così non può continuare, non ci potrá essere un cambiamento! Sono le gocce che formano l'oceano.