Chronicle | Politica e giustizia

La difesa di Anna Maria Cancellieri

Oggi pomeriggio (5 novembre) il ministro della Giustizia è chiamata a spiegare i dettagli del suo intervento per far scarcerare Giulia Ligresti, figlia del costruttore condannato per corruzione ai tempi di “Tangentopoli”, all’origine di una mozione di sfiducia presentata dal M5S.

Si rassegni chi può. La vita di questo governo – ma in realtà di ogni governo italiano, per quanto la memoria cerchi eccezioni – è appesa a costanti verifiche. Una di queste concerne adesso il ruolo svolto dal ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri in una vicenda di telefonate scambiate con alcuni membri della famiglia Ligresti, un nome che fa pensare subito al costruttore Salvatore e dunque alla stagione degli scandali di “mani pulite”. “Non ho mai negato di essere molto amica di Antonino Ligresti (il fratello di Salvatore) da 30 anni, è un amico di famiglia. Le altre possono essere conoscenze più o meno approfondite”, ha detto ieri (4 novembre) Cancellieri parlando da Strasburgo. L’ombra che pesa di più: la scarcerazione della figlia di Salvatore, dunque la nipote di Antonino, Giulia. Secondo il ministro ridotta in condizioni disperate, dunque meritevole di un suo interessamento e anche di un intervento. Intervento che però la Cancellieri nega di aver causato in modo diretto e soprattutto privilegiato. Una tesi che oggi (5 novembre) dovrà sostenere in Senato, contrastando la mozione di sfiducia che i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno presentato contro di lei. La domanda è come reagiranno i partiti della traballante coalizione di Governo. Mentre infatti il Pdl, evocando somiglianze tra il caso Cancellieri e quello Berlusconi, ha buon gioco nel sostenere la tesi della “strumentalizzazione”, il Pd, come spesso accade, si è spaccato in due. Nel pomeriggio ne sapremo di più. Forse.