La speranza è l'ultima a morire...
Che il meridione d'Italia venga trattato da discarica d'Europa è cosa nota dai tempi di Gomorra (e non intendo il romanzo di Saviano).
Per questo le dichiarazioni di Schiavone, ad un meridionale come me, potrebbero non aggiungere nulla (è anzi fin troppo facile decrittare la tecnica di chi dice molto per non dire niente: non il nome di un politico, non il nome di un'impresa "avvelenante", bilanci dell'organizzazione, calcolatrice alla mano, palesemente falsi...).
Ad aggiungere (troppo) sono invece tempi, modi e numeri che stanno intorno a quelle dichiarazioni. Non riuscirò a scindere adeguatamente i tre aspetti della questione mantenendone il giusto peso (ognuno rinforza gli altri), ma proverò a mettere in ordine un paio di pensieri.
Tempi: Schiavone parlò di fronte alla "commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse" il 7 ottobre 1997. Sedici anni fa. Sedici. Anni. Fa.
In sedici anni non è stata bonificata la zona, non è stata evacuata una sola casa, non è stata avvisata la popolazione e, cosa quasi più terrificante, non si è probabilmente nemmeno tentato di arrestare lo sversamento illecito dei rifiuti.
Modi: a Carmine Schiavone venne garantita la secretazione delle dichiarazioni rese.
Il segreto di Stato serve, tra le altre cose, per evitare che la divulgazione delle notizie che ne saranno oggetto possa costituire una limitazione della sicurezza di popolazioni civili.
Nel caso specifico, l'apposizione del segreto HA COSTITUITO il protrarsi della limitazione della sicurezza (grande eufemismo, tra l'altro) di intere comunità.
Numeri: a fare impressione sono quelli che non ci sono. Schiavone dice che "per bonificare la zona ci vorrebbero tutti i soldi dello Stato di un anno".
Forse è vero, forse no. Di sicuro, intervenendo tempestivamente sulle zone più a rischio (quelle dov'erano stoccati i rifiuti radioattivi? Quelle più vicine alle falde idriche o ai centri più densamente popolati?), magari con qualche centinaio di miliardi di lire si sarebbero potute evitare un'enormità di morti ingiustificate ed ingiustificabili.
Un pensiero (in realtà una domanda: forse stupida, forse banale, ma che richiede una risposta caratterizzata da estrema cautela nella formulazione) immediato è: chi ha avuto accesso a quelle dichiarazioni - parlamentari, ministri e, chiaramente, partiti - come ha potuto continuare ad intascare cifre spropositate ed illegittime (qualcuno ha detto "finanziamento pubblico ai partiti?") pur sapendo che sarebbe bastato non prenderle per salvare centinaia (migliaia?) di vite per diverse generazioni?
Il pensiero di chiusura è un'ulteriore considerazione amara: il Ministro dell'Interno, all'epoca delle dichiarazioni di Carmine Schiavone, era una persona che conosceva molto bene la Campania e fa specie sapere che poco nulla abbia fatto per turare la falla che stava (e sta) facendo affondare la propria regione e che, nonostante ciò, la sua carriera politica non abbia subito alcuna battuta di arresto.
Il suo nome era (ed è) Giorgio Napolitano: permettetemi, oggi, di sperare un po' di meno.