Culture | L'incontro

Il poeta dimenticato

100 anni fa moriva Georg Trakl, uno dei maggiori scrittori di versi del primo Novecento. La celebrazione organizzata alla Lub dal Centro Pace.

Non ho mai composto versi e non credo che mai ne scriverò, ma la poesia come tempo sospeso, come tempo perduto e ritrovato, come rapimento melanconico è diventato per me il solo modo di accarezzare me stesso. Di consolarmi di esistere.”, scriveva qualche anno fa Eugenio Scalfari sulle pagine di Repubblica.

La peculiarità della poesia, ancor più della prosa, è quella della malleabilità, intesa come capacità intrinseca di adattarsi alle inesauribili forme dell’animo umano, a patto che la ricezione - nel caso specifico - sia chiara e senza fruscii di sottofondo. Quanta sferzante immediatezza avevano i versi di Georg Trakl? Quanta inquietudine galleggiava dentro il suo corpo di giovane soldato austriaco in partenza per la (Grande) guerra? Sulla poetica e sullo spirito esistenziale di Trakl hanno dissertato ieri sera (3 novembre) nella biblioteca dell’Unibz - in un incontro organizzato dal Centro Pace – il germanista dell’università di Innsbruck Sigurd Scheichl, Leopold Steuer e il poeta Giorgio Luzzi.

L’occasione il centenario della morte del poeta (celebrato a Bolzano e, con poca sorpresa, passato perlopiù inosservato nel resto d’Italia) la cui esistenza è stata segnata da numerose vicende drammatiche: l’incesto con la sorella Grete, gli orrori della guerra – arruolato come ufficiale di sanità nella prima guerra mondiale dovrà assistere da solo e senza medicinali 90 feriti gravi dopo la cruenta battaglia di Grodek, in Galizia -, il trauma che ne derivò, il tentato suicidio, il ricovero nell’ospedale psichiatrico di Cracovia, la dipendenza dalle sostanze stupefacenti, la morte per overdose a 27 anni, probabilmente autoprovocata.

Fattori che si riflettono caustici nella sua poesia, di grande ricchezza espressiva e figurativa, infiammata di un certo nazionalismo propedeutico - vago precursore di più folli “amor di Heimat” -, oscurato dalle tematiche portanti della decadenza, della solitudine, dello smarrimento e a dirla con Heidegger – attento studioso dei versi di Trakl -, della spiritualità crepuscolare dell’anima, costantemente in fuga dal luogo in cui per nascita dimora.

L’autore austriaco conoscerà Wittgenstein, anche lui tormentato dall’esperienza tragica della guerra, Karl Kraus, il pittore Kokoschka, frequentando (pur rimanendone sempre piuttosto distante) il florido ambiente espressionista viennese, ma il “male di vivere”, elemento costituivo del suo essere - illustrato a dovere in Grodek, la sua ultima poesia - gli sarà fedele lungo tutto il corso della sua breve, conflittuale esistenza.

Am Abend tönen die herbstlichen Wälder
Von tödlichen Waffen, die goldnen Ebenen
Und blauen Seen, darüber die Sonne
Düstrer hinrollt; umfängt die Nacht
Sterbende Krieger, die wilde Klage
Ihrer zerbrochenen Münder.
Doch stille sammelt im Weidengrund
Rotes Gewölk, darin ein zürnender Gott wohnt
Das vergoßne Blut sich, mondne Kühle;
Alle Straßen münden in schwarze Verwesung.
Unter goldnem Gezweig der Nacht und Sternen
Es schwankt der Schwester Schatten durch den schweigenden Hain,
Zu grüßen die Geister der Helden, die blutenden Häupter;
Und leise tönen im Rohr die dunkeln Flöten des Herbstes. O stolzere Trauer! ihr ehernen Altäre 
Die heiße Flamme des Geistes nährt heute ein gewaltiger Schmerz,
Die ungebornen Enkel.