L’economia arranca, ma non per i “big”

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Secondo l'ultima indagine autunnale condotta dall'Istituto di ricerche economiche (IRE) della Camera di commercio di Bolzano, l'ottimismo delle imprese si mantiene saldo nonostante la domanda in flessione. Attualmente, l'89 percento delle aziende ritiene ancora positiva la loro redditività per il 2023. Nonostante ciò, si riscontra un rallentamento nei guadagni a causa del contesto internazionale incerto e della diminuzione degli investimenti a seguito dell'aumento dei tassi d'interesse.
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Guadagni significativi solo le grandi aziende
Nonostante la maggior parte delle aziende si esprima positivamente sulla loro redditività, nel corso del 2023 si è assistito a un indebolimento della crescita dei guadagni, trainata principalmente dalle aziende di maggiori dimensioni. Inoltre, le imprese segnalano una stagnazione nei rapporti commerciali con l'estero e con le altre regioni italiane. I costi aziendali continuano ad aumentare, mentre l'incremento significativo dei tassi d'interesse ha limitato l'accesso al credito e ha frenato gli investimenti. Tuttavia, la situazione dell'occupazione sembra ancora positiva, registrando un aumento dell'1,2 percento nel numero di dipendenti rispetto all'anno precedente, con oltre 241.500 persone impiegate nel mese di settembre. Rispetto alla precedente indagine estiva, si nota un calo della fiducia nel settore manifatturiero, causato in parte dal rallentamento delle esportazioni.
Le prime prospettive delle imprese per il 2024 non indicano cambiamenti significativi. La debole domanda e l'aumento dei costi di finanziamento porteranno a una riduzione degli investimenti, specialmente nella costruzione e nell'industria automobilistica. Nonostante si preveda una graduale riduzione della pressione inflazionistica sui costi di produzione, circa la metà delle aziende ha l'intenzione di aumentare i prezzi dei loro prodotti e servizi. Le previsioni per i guadagni e la redditività variano considerevolmente tra settori diversi: maggiore ottimismo si riscontra nei settori dei servizi e del commercio, dove si prevede anche un aumento delle assunzioni. Al contrario, le aspettative sono più caute nel settore manifatturiero, nel trasporto merci e nelle cooperative lattiero-casearie. Il settore delle costruzioni prevede addirittura una marcata contrazione dei guadagni.
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L'economia internazionale arranca
L'economia nell'Eurozona si è indebolita progressivamente nel corso dell'anno a causa della politica monetaria restrittiva sul mercato interno e della diminuzione del commercio internazionale. Secondo le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI), il PIL dell'Eurozona dovrebbe aumentare solo dello 0,7 percento nel 2023 e dell'1,2 percento nel 2024. La situazione economica della Germania sembra particolarmente critica, con una previsione di crescita negativa dello 0,5 percento per quest'anno. Le previsioni per il 2024 sono caratterizzate da un alto grado di incertezza: i principali rischi per la crescita sono legati all'andamento del prezzo dell'energia e dell'inflazione, allo sviluppo dell'economia cinese nel medio termine, all'evoluzione dei conflitti in Ucraina e a Gaza, oltre agli effetti del fenomeno meteorologico El Niño sulla produzione agricola mondiale.
Il PIL italiano ha registrato una contrazione dello 0,4 percento nel secondo trimestre, principalmente a causa della diminuzione degli investimenti e della produzione industriale, rimanendo stabile nel terzo trimestre. Questo ha comportato una revisione al ribasso delle previsioni di crescita per l'anno in corso, attestandosi all'0,7 percento. Tuttavia, c'è stato un miglioramento nel mercato del lavoro, con un aumento dell'occupazione al 61,5 percento nel mese di agosto, mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 7,3 percento. Secondo le previsioni del FMI, il tasso di crescita del PIL italiano rimarrà invariato all'0,7 percento anche nel 2024.
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La crescita rallenta in Alto Adige
In Alto Adige, il sentimento di fiducia tra aziende e consumatori rimane ogni modo invariato e la situazione dell'occupazione rimane positiva. Tuttavia, la crescita dei guadagni rallenta a causa della diminuzione degli investimenti, della riduzione del potere d'acquisto delle famiglie a causa dell'inflazione e del declino delle economie di partner commerciali cruciali come la Germania. In un contesto caratterizzato da elevata incertezza, specialmente dal punto di vista geopolitico, e da una graduale ma lenta diminuzione dell'inflazione, si prevede una crescita piuttosto debole anche per l'anno successivo. L'IRE stima un incremento del PIL altoatesino dell'0,8 percento sia nel 2023 che nel 2024.