"Lo smartphone? Non prima degli 11 anni"

Da quale età è opportuno che un minore possieda uno smartphone? “Non prima degli 11-12 anni”. La risposta arriva da Silvia Mulargia, psicologa della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Bolzano. È uno dei consigli rivolti ai genitori che fornisce in occasione del Safer internet day 2018 – il 6 febbraio, domani, Giornata internazionale per una Rete più sicura indetta dall’Ue – la Polizia postale e delle comunicazioni di Bolzano. La sezione mette in rilievo l’attività di sensibilizzazione svolta in favore di scuole ed associazioni su argomenti come privacy, sexting, pedopornografia, navigazione e tutela dei minori, facebook e social network, cyberbullismo, truffe e reati contro il patrimonio, per mettere in guardia adulti, bambini e ragazzi sui rischi legati alla rete.
Al termine dell’anno scolastico 2016/2017 gli incontri sono stati 180, 131 in lingua tedesca, con 12.200 partecipanti. E gli appuntamenti continuano in quest’anno scolastico. Da settembre ad oggi sono stati tenuti già 73 incontri – 55 in tedesco – durante i quali si stima siano state incontrate circa 5.650 persone.
I riflettori sono puntati sullo strumento tecnologico di maggiore diffusione, lo smartphone. Molti bambini lo ricevono in regalo alla prima comunione, quindi all’età di 7-8 anni. Ma sebbene siano nativi digitali, a differenza dei loro genitori, non hanno la maturità sufficiente per contrastare da soli i pericoli che dall’uso di questi apparecchi tecnologici possono derivare.
Meglio sarebbe regalare un semplice cellulare per le chiamate, ma come nota Ivo Plotegher, ispettore superiore e responsabile della Polizia postale di Bolzano. “È quasi inutile aggiungere che già a quell’età i bambini non gradiscano affatto un apparecchio con il quale ci si limiti a telefonare bensì desiderino uno strumento che offra loro una serie di servizi quali, per l’appunto, uno smartphone”.
I minori acquisiscono quindi la possibilità di navigare in rete, iscriversi ai social network (anche se il regolamento di facebook e whatsapp lo consente dai 13 anni) o partecipare a delle chat.
“Per circoscrivere in qualche modo i pericoli che i bambini possano visionare contenuti inappropriati alla loro età vi è la possibilità – continua Plotegher –, anche sugli smartphone, di installare dei cosiddetti “Parental control”. Tale soluzione non è però “ermetica” e, quindi, il bambino potrebbe comunque correre il rischio di visionare contenuti inadeguati (ad esempio: pagine con contenuto pornografico, che inneggiano alla violenza, eccetera)”.
Dal momento in cui accede a Internet dal pc di casa o dal dispositivo mobile il ragazzo si espone a potenziali rischi. Ad esempio, spiega la Polizia delle comunicazioni, “alla produzione di foto/video (per lo più dei selfie) con contenuti imbarazzanti (si ricorda il fenomeno così detto del “sexting”) che, successivamente, vengono diffusi/pubblicati (attraverso chat, su social network, etc)”.
Il minore “può essere vittima di pedofili che, grazie alla rete hanno scoperto un nuovo strumento utile non solo per lo scambio di materiale pedopornografico ma, anche, per adescare le loro vittime (attraverso social network, creando falsi profili di bambini e ragazzi, chat, giochi online)”.
La Polizia ricorda anche che “un eccessivo utilizzo della rete potrebbe altresì condurre a delle forme di dipendenza” e che il minore “potrebbe rendersi responsabile di reati quali la diffusione di materiale pedopornografico, la diffusione/pubblicazione di immagini senza il relativo consenso (decreto legislativo 196/2003), diffamazione”. Attenzione, mamma e papà: “Non si può inoltre escludere – prosegue la sezione – che, in presenza di un soggetto non imputabile che abbia commesso una violazione di legge, chi ne abbia la responsabilità genitoriale possa essere chiamato a risponderne civilmente”.
Gli adulti devono quindi stare vigili. Non basta affidarsi al Parental control e abbandonare il proprio figlio alla navigazione solitaria. “La vita dei genitori – nota Ivo Plotegher, ispettore superiore e responsabile della Sezione – è oggi più complicata di quella di un tempo. È richiesto loro il massimo impegno. Devono far parte della vita dei loro figli e osservare cosa fanno online e con uno strumento come lo smartphone”.
Serve, oltre all’accompagnamento, “una serie di regole per un uso equilibrato delle nuove tecnologie”.
Fornisce ulteriori precisazioni Mulargia, psicologa della Polizia di Stato. “Al di sotto degli 11, 12 anni è sicuramente sconsigliato lo smartphone perché, se pur vero che i giovani oggi sono considerati nativi digitali, dunque molto preparati da un punto di vista tecnologico, non sempre lo sono da un punto di vista emotivo, psicologico. Lo smartphone, con connessione ad internet, presuppone una capacità di autoregolazione e competenze complesse nonché essere coscienti e consapevoli delle funzioni e dei rischi a cui possono andare incontro”.
I genitori spesso “già a 6-7 anni regalano il telefono cellulare ai propri figli quasi in risposta al proprio bisogno di restare costantemente presenti nella loro vita, adoperando il cellulare come una sorta di “guinzaglio telematico” a scopo di sicurezza e controllo verso i figli e placare l’ansia del distacco”.
Per ridurre i pericoli è infine necessario “avere con i propri figli un dialogo costante ed aperto così da condividere con gli stessi il loro mondo e farne parte integrante ed attiva”. “Solo in tal modo – conclude Mulargia – sarà possibile ridurre le possibilità che essi incorrano in una serie di rischi, anche inconsapevoli. Pertanto è fondamentale educare i ragazzi ad un uso corretto e sano delle nuove tecnologie, soffermarsi sulla cultura del rispetto, assertività, empatia e senso critico”.