Arno, sarà portato via dalla…
Arno, sarà portato via dalla storia. Senza traccia.. se sarà fortunato.
L’atmosfera da grande parata comunal-patriottica c’era tutta: ilT quotidiano Arena colorato dalle divise dei volontari organizzati e orgogliosi, presentatori adrenalinici, video suggestivi, parole tutte nobili e buone fino al culmine dell’elogio presidenziale: volontari, siete campioni di umanità. Insomma, l’inaugurazione di Trento capitale europea (e italiana) del volontariato, sabato 3 febbraio, ennesima giornata di sole ormai presaga di primavera, induceva all’armonia, alla concordia, alla bontà.
Ma sarebbe stata un’ora e mezza rituale e un filo noiosa, se una voce non si fosse alzata, emozionata ma precisa, a disturbare il manovratore. Luca Bronzini, della Scuola Penny Wirton per migranti ai Cappuccini, nel capitolo inclusione ha incluso una denuncia (trecento persone dormono per strada), un accorato appello (non lasciamo che si spenga nei loro occhi la voglia di imparare l’italiano), una critica mirata (le pubbliche istituzioni non possono lasciarli a dormire sotto i ponti). Fugatti ha incassato, more solito, a muso duro. Mentre Mattarella, figlia e duemila volontari applaudivano entusiasti, lui ha sfoderato il suo mento forte con ghignetto ironico, anti-empatico. Per poi dire – la politica è l’arte della bugia – che non l’aveva percepita come critica alla Provincia autonoma.
D’altra parte, una delle prime cose che ha fatto il Mau Fu Gat, giunto al potere in Trentino nell’autunno 2018, è stato cambiare il nome al dipartimento salute e attività sociali, togliendo la parola “solidarietà” che – ebbe la bontà di spiegarmi in commissione legislativa – non gli era mai piaciuta, anche se è scritta bella splendente in Costituzione.
In prima fila, sulle rive dell’Adige con quel nome fluviale toscano (Arno) c’era anche il Kompatscher, fresco di nuova giunta sudtirolese con le destre-destre di italica e teutonica favella. E l’Arno, quando ha sentito proclamare il Trentino “provincia più sportiva d’Italia”, ha ridacchiato manifestando qualche dubbio ai suoi vicini-cugini di sedia. Anche nell’assessorato della neovicepresidente Rosmarie Pamer – coesione sociale, famiglia, volontariato – la solidarietà non si trova. Non è più di moda in politica, resta solo nella grammatica del volontariato.
E, a proposito di parole, sabato (3 febbraio) è mancata clamorosamente una parola sulla collocazione euroregionale del Trentino. “Siete la capitale di questo bellissimo territorio” ha detto benevolo il presidente della Repubblica al sindaco di Trento che aveva umilmente esordito ammettendo che Trento non è mai stata una capitale. Ma neppure il sindaco di Trento ha trovato un respiro regionale, nel suo discorso: Trento poteva essere Asti o Modena, il vicino confine e la specialità della nostra autonomia e il nostro carattere di frontiera non sono stati mai evocati. Perfino l’Inno europeo alla gioia è stato cantato in italiano, alla faccia del bellissimo testo tedesco di Schiller sulle note di Beethoven. “Gioia figlia della luce…” mah.
Insomma, se non ci fosse stato il sindaco di Lviv (Lvìu, nella pronuncia ucraina), Andrij Sadovyj, a portare (in inglese) il respiro europeo della coraggiosa, aggredita, europea Ucraina, la festa per la Capitale europea sarebbe stata piuttosto nazional-provinciale, nonostante l’evocazione del padre nobile De Gasperi e del figlio sfortunato Antonio Megalizzi, studente-giornalista ucciso da un terrorista a Strasburgo: nel cuore d’Europa, a 627 km da Trento, Tridentum, Trient.
Arno, sarà portato via dalla storia. Senza traccia.. se sarà fortunato.