Un Oscar immeritato
Ovviamente il campione non è esaustivo. Ma spigolando tra i commenti della community spontanea che ha creato la pagina facebook di “Sei di Bolzano se...” il dato è sostanzialmente questo: “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, vincitore dell'Oscar come migliore film straniero, non è piaciuto molto ai bolzanini. Alcuni giudizi: “Io non l'ho guardato. Sono contenta che abbia vinto l'Oscar ma già dai vari primi promo mi dava l'idea della grande pesantezza...”; “Secondo me per capirlo fino in fondo va rivisto più volte”; “Come fa un film del genere a vincere l'Oscar... Una vergogna!... Devono spiegarmi il contenuto del film”; “E' stato patrocinato dal comune di Roma che è in bancarotta, ecco dove vanno i soldi pubblici!”. Rari i commenti positivi, ma quando ci sono tendono all'entusiasmo: “Strapiaciuto. Tutti i giorni pari dovrebbero mandarlo in contemporanea su tutti i canali per almeno quattro volte di fila”. La grande bellezza non ama le mezze misure.
I commenti sui social network
I commenti sui social network che liquidano velocemente la questione con asserzioni del tipo "La grande bellezza fa schifo" mi ricordano tanto la scena in cui un Fantozzi, esasperato dall'ennesimo cineforum con tanto di dibattito, prende il microfono e fieramente afferma "La Corazzata Potemkin è una cacata pazzesca". Ecco, i social network incoraggiano questo coraggio alla Fantozzi, che di fronte all'eccesso dell'arte non può che riaffermare la propria piccolezza, con tanto di visione a nastro du Giovannona Coscialunga disonorata con onore, tanto per riequilibrare le cose. Come si fa ad affermare che La grande bellezza fa schifo? Io non capisco. Come non capisco questa continua richiesta: spiegatemelo, non l'ho capito. O l'accusa opposta: lo critichi perché non l'hai capito. Cosa c'è da capire? Che forse un'opera artistica è un indovinello, di cui bisogna trovare la soluzione? Cosa c'è da ammirare di più in quello splendido film, se non la fotografia perfetta, la recitazione magistrale, la colonna sonora strepitosa, dei dialoghi e dei monologhi da incorniciare? Cosa, di grazia, cosa? Io sono stato da subito un fan del film, ben prima che sia evidenziasse la possibilità della vittoria di un premio così ambito. E l'ho difeso a spada tratta, ne ho consigliato la visione, ne ho decantato i meriti. Vedere questa torma di Fantozzi con tastiera che si scatenano in maniera così ridicola in un tiro al piccione che trova nuova linfa dal sapersi appartenere a una community così ampia e dunque autorizzata a spalare merda su qualsiasi cosa, vedere tutto ciò mi fa, ancora una volta di più, disperare dell'utilità dei social network. Proviamo a dare in pasto a questi bolzanini-critici cinematografici ad honorem qualsiasi film capolavoro del passato: diamogli Eyes Wide Shut, diamogli Il settimo sigillo, diamogli Arca russa. Ma esageriamo, passiamo alla letteratura, diamogli tutta la Recherche, diamogli Der Mann ohne Eigenschaften, diamogli pure tutto ciò che è bello. E loro lo faranno a pezzi, non avendo la soddisfazione gastronomica che dà Giovannona Coscialunga o l'ennesimo Vacanze di Natale, e ti diranno invariabilmente che fa schifo, che tutto quello che gli dai fa schifo. Ma finché un Fantozzi, quando trova quel poco di coraggio, si appropria del microfono e lo urla in una sala aziendale, passi. Quando i Fantozzi sono migliaia e hanno una platea sterminata, la cosa assume toni patetici.
In reply to I commenti sui social network by Gianluca Trotta
Non so quello che hanno
Non so quello che hanno battuto sulle tastiere i bolzanini e non oso nemmeno immaginare quello che avranno fatto da Salorno in giù. Discutere sull'utilità dei social network? Il generale De Gaulle avrebbe detto: vasto programma. Però tutto questo non dovrebbe rendere impossibile confrontarsi in modo pacato nel giudicare il film. Io l'ho visto al cinema quando è uscito e mi è piaciuto ma non troppo, e i difetti mi sembravano abbastanza vistosi. C'è la bellezza degli aspetti formali, della colonna sonora e il fascino decadente delle feste sulle terrazze e di una umanità corrotta o vacua sugli sfondi antico-romani o rinascimental-barocchi (si capisce anche come abbia potuto attrarre gli americani), però secondo me c'è anche la gratuità di certe scene, come Verdone che fa Verdone, Servillo che sta diventando come il prezzemolo nel recitare la parte dell'intellettuale cinico e blasé (e questo gli americani non potevano saperlo). Oppure il barocchismo piuttosto futile di altre scene, come quella finale della santona stile madre Teresa di Calcutta o quella dei fenicotteri rosa. Poi c'è Fellini sparso a piene mani, sì, certo, rifatto in modo raffinato secondo lo stile proprio di Sorrentino, un po' come Brian de Palma girava "à la manière de" Hitchcock, però lì è questione di gusti: per quello che vale, Fellini l'ho sempre trovato un grande ma sempre con una certa riserva mentale e comunque, se devo scegliere, preferisco "Roma" a "La grande bellezza". Mi riprometto di tornare a vederlo, perché sicuramente è un film che si apprezza dopo averlo visto più volte. Chissà.
In reply to I commenti sui social network by Gianluca Trotta
Sì, secondo me vale la pena
Sì, secondo me vale la pena rivederlo; e non su uno schermo piccolo e con interruzioni pubblicitarie. Sulle sue critiche, Giancarlo (che, vivaddio!, sono argomentate: e non è contro le critiche negative che mi pronunciavo, ma contro quelle banalizzanti e affrettate), avrei alcune cose da controbattere. Mi sembra che in gran parte lei critichi la recitazione dei due attori principali. Ma, da parte mia, non riesco a accostare Servillo all'intellettuale blasé e cinico, provo a ripassare a memoria le grandi parti da lui recitate (a partire dall'Uomo in più, per andare poi alle Conseguenze dell'amore e al Divo; e, per andare oltre Sorrentino, Gomorra, La ragazza del lago., ecc.), e trovo cantanti, ragionieri della Mafia, investigatori, imprenditori legati alla Mafia, politici (non solo Andreotti, ma anche il duplice ruolo del divertentissimo Viva la libertà), ecc. Insomma, forse a lei può avere stufato l'interpretazione del'intellettuale basé e cinico nella Grande bellezza (e ne avrebbe ben d'onde), ma non mi sembra che quello sia un ruolo stereotipato per Servillo. Su Verdone: la sua mi pare una interpretazione magistrale, e del tutto non-verdoniana: nessuna macchietta alla Un sacco bello, solo una grande umanità da personaggio perdente ma in fondo anche redento da un gesto finale di ritorno alle radici. Le radici che la "santa" dice di mangiare perché "le radici sono importanti", dando la stura al meccanismo proustiano (Proust è, mi sembra, assieme a Flaubert il nome più citato nel film) per cui, alla fine, il personaggio che dice "je" ("io"), Jep, dichiara di essere pronto a scrivere un romanzo che, in fondo, è quello che abbiamo appena letto-visto. E la "santa" chiude il cerchio con il primo amore, guarda caso (se ricordo bene il cognome), Elisa De Santis... Barocche alcune scene, tipo la scalinata salita in ginocchio e i fenicotteri? Forse sì, ma il barocchismo mi sembra voluto. E comunque i fenicotteri tornano anche loro, così come la "santa" torna alla purezza originaria grazie all'indulgenza plenaria. Fellini? Mah, certo, ci sono volute e evidenti citazioni. Ma a me non sembra che Sorrentino abbia, in qualche modo, voluto rifare (come molti sostengono) una Dolce vita aggiornata. Nel film si susseguono citazioni filmiche varie (ad esempio, Trouffaut: tranne a non volere considerare gratuito il cameo di Fanny Ardant), a me il film che più m'è venuto in mente è L'ora di religione di Marco Bellocchio, per una certa Roma nobiliare e clericale. Insomma, forse è come dice Jep a Dadina, la nana-editrice: Il riso scaldato è più buono. A me sembra del tutto falso, strano che non lo dica del minestrone che mangiano dopo (quello sì, è più buono scaldato). Ma forse è vero di un film così, che va visto e rivisto; e non in una sede sfortunata come un piccolo schermo con interruzioni pubblicitarie. Scusi, se può, il barocchismo del mio commento, Giancarlo.