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La Giornata dei Giusti dell'umanità

Oggi è la ricorrenza per omaggiare chi, in tutto il mondo, si è prodigato a salvare la vita e difendere la dignità delle persone minacciate da genocidi e totalitarismi.
Gariwo
Foto: Gariwo

Né santi, né eroi: sono i giusti tra le nazioni, persone comuni, di ogni latitudine e longitudine, che dimostrano come ogni essere umano possa assumersi la propria responsabilità nel difendere i più deboli e opporsi alle derive antidemocratiche e repressive che affliggono ogni parte del mondo.
“Il 6 marzo celebriamo i Giusti che uniscono l’umanità e ci fanno sentire partecipi dello stesso destino”. Sono le parole di Gariwo - la foresta dei Giusti, la onlus italiana nata nel 2001 con l’intento di accrescere e approfondire le storie delle donne e degli uomini che si sono battuti e si battono in difesa della dignità umana.

L’appello dell’organizzazione, sottoscritto da numerosi cittadini e personalità illustri del mondo della cultura come Dario Fo e Umberto Eco, è stato accolto dall'Europarlamento il 10 maggio 2012, facendo coincidere la giornata celebrativa con l'anniversario della morte di Moshe Bejski, magistrato e reduce dell'Olocausto salvato da Oskar Schindler. I “Giusti dell’umanità” vengono così definiti come coloro che in ogni parte del mondo hanno salvato vite umane minacciate dai genocidi in corso e difeso la dignità umana durante i totalitarismi.
Il 7 dicembre 2017 la Giornata dei Giusti diventa in Italia una solennità civile, il primo stato in tutta Europa a integrare all'interno del proprio ordinamento la dichiarazione comunitaria.

 

“C'è un albero per ogni uomo che ha scelto il bene”


Dall’esperienza del Giardino dei Giusti di Gerusalemme, istituito all’interno del museo di Yad Vashem per ricordare le persone (non ebree) che hanno salvato la vita - mettendo a repentaglio la propria - agli ebrei durante la Shoah, nascono i Giardini dei Giusti in tutto il mondo. Sono luoghi di memoria ma anche di incontro e dialogo in cui intere foreste, dalle radici ai rami più alti, rendono omaggio agli esseri umani che hanno rischiato tutto per difendere la dignità, la vita e il valore di altri essere umani, vittime di leggi ingiuste e della lacerante indifferenza della società.
Ad oggi in Italia si contano quasi cento giardini. Il primo a vedere la luce è stato quello di Milano, inaugurato nel 2003 all’interno del parco del Monte Stella. Nei giorni scorsi anche i comuni trentini di Arco e Riva del Garda hanno manifestato l’intenzione di costruirne di nuovi.

 

Il termine “Giusto” affonda le proprie radici nella cultura ebraica, e rimanda al passo del Talmud in cui si afferma che "chi salva una vita salva il mondo intero". Viene utilizzato per la prima volta in Israele - facendo riferimento a coloro che hanno salvato gli ebrei dalla furia nazifascista - e ripreso poi per ricordare gli oppositori allo sterminio del popolo armeno nella Turchia del 1915. Ad essere celebrati, oggi, non sono più solo i Giusti tra le Nazioni nominati a Yad Vashem, ma tutti i Giusti del mondo che hanno contribuito a risollevare le sorti dell'umanità.
La lista, aggiornata al 1° gennaio 2020 conta 27.712 giusti dell’umanità, compresi 734 italiani: da Carlo Angela, medico e antifascista rispettivamente padre e nonno dei famosi Piero e Alberto, al ciclista Gino Bartali, ma tra gli annoverati non mancano anche alcuni bolzanini. Lucillo Merci fu maestro elementare a Salorno e successivamente ispettore didattico a Malles Venosta. Dall’Alto Adige venne inviato prima al fronte albanese e francese e, successivamente, venne designato come interprete al consolato di Salonicco, nella Grecia occupata dai nazisti. Il rastrellamento degli ebrei greci e la soluzione finale proseguivano freneticamente ma Merci, assieme ai consoli Guelfo Zamboni e Giuseppe Castruccio, si impegnò nel pericoloso compito di fornire documenti falsi attestanti la cittadinanza italiana agli ebrei destinati alla deportazione, distribuendo personalmente i certificati all'interno dei campi di concentramento e permettendo a quasi 500 persone di salvarsi la vita. Degni di menzione anche i coniugi Gardin, trevigiani di nascita ma bolzanini di adozione in seguito all’avvio della propria attività nel capoluogo altoatesino, aperta soprattutto grazie all’aiuto dell’amico ingegnere Rovighi, di origini ebree. In seguito alle persecuzioni dovute alle leggi razziali, i Gardin nascosero per molti mesi il piccolo Luigi, il figlio di Rovighi, scongiurandone la deportazione.