Economy | Hackathon

"Dobbiamo creare una rete più fitta"

Harald Oberrauch parla a Open Technologies su innovazione, imprenditoria e sviluppo tecnologico. Dagli Hackathon alla costruzione di network importanti sul territorio.
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Harald Oberrauch
Foto: Harald Oberrauch

Summer Lido Hackathon. Questo si sta portando via l'estate che finisce. L'evento - per chi ancora non lo conoscesse - ha coinvolto per due giorni un gruppo di sviluppatori in un solo luogo, per creare progetti, applicazioni, partorire idee innovative. Nell'articolo linkato all'inizio abbiamo tirato le somme dell'evento. Per preparaci agli eventi che ci saranno in Sudtirolo nei prossimi mesi, abbiamo deciso di contattare un imprenditore e volto noto del territorio per farci un'dea, una overview, sullo stato di salute complessivo del digitale. Almeno dal suo punto di vista e quello del settore dell'imprenditoria e dei Business Angels, ovvero il mondo degli investitori informali di start-up.

salto.bz: Come mai - da imprenditore - ha deciso di finanziare economicamente, attraverso premi e varie soluzioni, gli eventi Hackathon in Sudtirolo? C'è qualche visione particolare dietro?

Harald Oberrauch: Perché volevo provarci, volevo tentare almeno. Soprattutto avevo bisogno di capire come funzionasse la cosa e quale fosse l'output dell'evento in sè, per scoprire un mondo nuovo per me.

Crede che in Sudtirolo e in Italia ci debba essere più spazio per l'apprendimento del coding o comunque ci debbano essere degli spazi di aggregazione del sapere - non solo la scuola - in cui si insegna sin da piccoli a rapportarsi con il mondo del tech?

Neanche dalle scuole, si dovrebbe cominciare dall'asilo. Ci sono statistiche della Oxford University che ci dimostrano come dal 2025 in poi ogni prodotto sarà collegato con un software. Meglio prima che dopo e sono convinto che i nostri bambini, a partire dai miei figli, non dovranno solo imparare le lingue (inglese, tedesco, italiano - magari lo spagnolo) ma dovranno apprendere il linguaggio del coding. Prima si inizia meglio è.

"Viene ancora sottovalutato il valore aggiunto della digitalizzazione, così come quello del coding e della potenza di calcolo degli algoritmi".

C'è una rete fitta di imprenditori che si occupa di finanziare eventi di questo tipo, c'è collaborazione? Oppure qualcosa del genere in Sudtirolo non è ancora possibile ed è ancora da costruire, come sfida per il futuro di questa terra?

Assolutamente, viene ancora sottovalutato il valore aggiunto della digitalizzazione, così come quello del coding e della potenza di calcolo degli algoritmi, che devono essere ovviamente programmati. Almeno in Alto Adige è così. Secondo me ancora adesso un network di questo genere non esiste ancora. Ci dobbiamo lavorare.

Lei conosce ormai gli Hackathon locali. C'è qualcosa però che desidererebbe vedere concretizzarsi, magari un progetto particolamente interessante che le piacerebbe vedesse la luce?

In particolare adesso non saprei rispondere ma posso dire due cose sull'Hackathon. Diciamo che servirebbe più tempo, credo. Gli Hackathon sono molto utili perché fanno conoscere la cultura degli sviluppatori e del coding a una fetta più larga di popolazione ma durano troppo poco, solo due giorni: poi finisce.

 

Dal punto di vista - allora - di business model, di sostenibilità, eccetera, secondo lei come si potrebbe continuare a migliore per far sì che l'Hackathon diventi sempre di più un luogo e uno spazio di innovazione?

Bisognerebbe fare più tappe. Magari si può lasciare un primo giorno di Hackathon come è adesso, poi assegnare un committement agli sviluppatori per proseguire nello sviluppo del progetto. Ci guadagnerebbero tutti e sarebbe importante. Magari si potrebbe anche mettere sul mercato qualche prodotto e magari si riuscirà a costruire una solida rete di innovatori.