Environment | L'intervista

“Riscoprire il selvatico”

La divulgatrice Anna Sustersic, autrice sulla rivista The Passenger, intende restituire un racconto veritiero delle Alpi, a partire dalla narrazione sui grandi carnivori.
Anna Sustersic
Foto: Privat
  • Il ritorno dei grandi carnivori sulle Alpi occupa da tempo il dibattito in Trentino Alto Adige. Già durante la scorsa campagna elettorale per le elezioni provinciali a Bolzano, e ancora di più a Trento, le soluzioni per la gestione di orsi e lupi sono diventate oggetto di feroce scontro, tanto da indirizzare la scelta sui candidati, mentre ancora oggi il confronto sul tema non si placa, arrivando a coinvolgere il rapporto tra cittadinanza, istituzioni locali, nazionali ed europee. La ricomparsa di lupi e orsi non è però un problema del solo Trentino-Alto Adige, tutte le Alpi sono interessate da un ritorno della fauna che fino a qualche tempo fa si era drasticamente ridotta, dagli ungulati ai plantigradi, e le problematiche di convivenza tra uomini e natura interessano molti altri paesi dell’arco alpino, come Francia e Slovenia.

  • Il numero di giugno della rivista The Passenger: dedicato alle Alpi. Foto: Edicola518
  • Per capirne gli sviluppi e conoscerne le strategie abbiamo intervistato Anna Sustersic, divulgatrice scientifica con un dottorato in scienze ambientali, reduce dalla collaborazione con il numero dedicato alle Alpi della rivista The Passengers (Iperborea, 2024).

    SALTO: Sustersic, qual è la situazione sulle Alpi? 

    Anna Sustersic: Molto positiva. Dalla fine della II guerra mondiale i grandi carnivori sono tornati ad abitare le montagne, in alcuni casi spontaneamente, come il lupo, in altri con progetti di reinserimento, come per l’orso, ricomparso tramite il progetto Life Ursus. In Italia il lupo è presente ovunque, con recenti avvistamenti anche in Lombardia, mentre ad oggi si contano circa 1000 lupi sulle Alpi della nostra regione e un nucleo di circa 76-90 orsi in Trentino. 

  • "Sull'orso, quindi, il cambiamento climatico impatta in maniera maggiore." Foto: Unsplash

    C’è differenza tra le varie aree? 

    I monitoraggi annoverano una maggiore presenza di orsi in Trentino, con esemplari maschi che sono più propensi a spostarsi dal nucleo originario verso altre zone, mentre le femmine tendono a rimanere più vicine alla madre. I lupi, invece, hanno un’organizzazione sociale diversa e tendono a disperdersi più facilmente, pur rispettando i territori abitati da altri branchi. Questo permette loro una maggiore mobilità, sia per i maschi che per le femmine, con una presenza generale in tutto l’arco alpino (con la Lombardia in cui si contano meno esemplari) e lungo l’appennino. 

    La loro presenza è quindi destinata ad aumentare? 

    Sì, ma ovviamente non all’infinito. La presenza dei grandi carnivori è legata alla disponibilità delle prede e agli spazi di foreste abitabili. Attualmente l’abbondanza di questi due fattori permette ai lupi di crescere e di colonizzare aree nuove non occupate da altri branchi, ma si arriverà ad una fase di plateau, che però, in Trentino-Alto Adige non è stata ancora raggiunta. In Trentino ci sono circa 30 branchi e in Alto Adige 7-9, probabilmente destinati ad aumentare. 

    Credo sia utile ricostruire un racconto più realistico delle Alpi

    Il cambiamento climatico ha un impatto sull’organizzazione dei grandi carnivori? 

    Il lupo è un animale attivo tutto l’anno, molto plastico e capace di adattarsi molto bene ai mutamenti e alle variazioni di cibo, mentre l’orso ha un bioritmo diverso, con i periodi invernali passati in letargo. Su quest’ultimo, quindi, il cambiamento climatico impatta in maniera maggiore e proprio i monitoraggi fanno notare che gli orsi rimangono svegli troppo a lungo. 

  • "In Trentino ci sono circa 30 branchi e in Alto Adige 7-9, probabilmente destinati ad aumentare". Foto: MUSE

    Quali sono le strategie di gestione messe in campo dagli altri paesi europei? 

    Ci sono approcci diversi a seconda dei paesi. Sui lupi la Francia esegue degli abbattimenti in deroga alle direttive europee, ma parallelamente organizza e promuove corsi di formazione per la protezione delle greggi, con un’attenzione molto alta verso la pastorizia. In Italia gli abbattimenti sono ancora in fase di valutazione, soprattutto a causa dello scontro tra sensibilità diverse, che aggiungono complessità al dibattito. 

    E in Slovenia? 

    Le misure di gestione sono applicate con maggiore facilità e se c’è bisogno di abbattere alcuni carnivori il processo è molto più veloce. Allo stesso tempo gli Sloveni non hanno mai perso il rapporto con il selvatico e c’è una notevole attenzione verso i carnivori, mantenendo un rapporto di confidenza, che si esplica anche attraverso la conoscenza generale di misure elementari per permettere la coesistenza. Proprio per questo in Italia c’è molto interesse per l’esempio sloveno e si mantiene un dialogo costruttivo con le istituzioni del paese.

     Dobbiamo ricostruire il rapporto con il selvatico cercando di non renderlo domestico

    Quali sono invece le strategie che i singoli possono mettere in campo? 

    Dobbiamo ricostruire il rapporto con il selvatico cercando di non renderlo domestico. Gli animali non devono abituarsi a vivere nelle zone antropizzate, che non devono diventare appetibili per loro, e questo lo si raggiunge soprattutto eliminando l’interesse alimentare: è importante non lasciare cibo nelle strade, gestendo con attenzione i rifiuti e mantenendo all’interno degli edifici il cibo per gli animali domestici o da cortile. Durante le ore notturne è poi fondamentale tenere al chiuso non solo pecore, mucche e capre, ma anche cani e gatti. 

    La collaborazione con The Passengers ha permesso di fornire, finalmente, una narrazione diversa degli spazi alpini? 

    Credo sia utile ricostruire un racconto più realistico delle Alpi. In questo momento ci sono molti aspetti positivi, soprattutto nella proliferazione della biodiversità, non solo tra i grandi carnivori ma anche tra gli ungulati, e questo deve farci comprendere che lo spazio alpino non è solo nostro. Ognuno deve impegnarsi per valorizzare tale crescita di biodiversità, contribuendo, anche da turista, alla conservazione con atti costruttivi, per consentire a tutti di goderne.