Alto Adige per il SÌ, ma sotto shock
Con il 41% si vince alla grande. Ma il 41 si può pure perdere e in maniera clamorosamente inequivocabile.
Paradossalmente la riforma della Costituzione proposta dal premier ha ottenuto al referendum la stessa percentuale di voti che Renzi aveva ottenuto il PD alle Europee del 2014.
La sconfitta di Renzi (annunciata, ma non in queste proporzioni) è giunta nonostante il voto favorevole del Trentino Alto Adige e, nello specifico, della provincia di Bolzano (in Trentino ha prevalso il NO, nonostante il fatto che sia PATT che PD si siano spesi per il SÌ).
Nelle prime ore dopo il voto ora domina l’incertezza. In Alto Adige a quella ‘nazionale’ si somma ora la paura tuttta locale in merito ai possibili sviluppi della situazione, data la nettissima scelta di campo compiuta a favore di Renzi da parte della SVP.
La Stella Alpina commenterà il risultato del Referendum più tardi stamani. Intanto fioccano i primi commenti in ordine sparso in rete, mentre il capoluogo si è risvegliato spaccato a metà.
A Bolzano infatti il voto è finito sostanzialmente in parità, con il NO che comunque è prevalso per soli 99 voti (26.916 no e 26.817 SI).
A Laives invece il NO è prevalso con il 57% dei consensi, ottenendo un dato in linea con il trend nazionale.
Per Süd-Tiroler Freiheit l’Alto Adige esce dal Referendum Costituzione con gli occhi pesti.
I movimento indipendentista vede nella vittoria di Pirro del Sì in Alto Adige un pericolo per l’autonomia sudtirolese, ma paradossalmente non un pericolo per il Sudtirolo. Anche se la SVP avrebbe indirizzato la Provincia “in un vicolo cieco”, come ribadisce la consigliera regionale Myriam Atz Tammerle.
La notte ha partorito anche le prime reazioni anche da parte del PD altoatesino. Il capogruppo nel consiglio comunale di Bolzano Alessandro Huber ha scritto nei social “Tornerà” e “Torneremo”. Dicendosi fiero che il Trentino Alto Adige sia rimasta “l’Unica regione fedele alla linea”.
A Huber ha fatto immediatamente eco il consigliere regionale di Alto Adige nel Cuore Alessandro Urzì, confermando che Renzi “rischia di tornare”. “Per questo siamo già in campo di nuovo”, ha aggiunto Urzì. Spiegando poi che Renzi resta al 40% di fronte ad “una minestra saporita ma che unisce cose diversissime: ANPI, An, Fi, comunisti, Udc, Grillo”. Urzì invita dunque a fare attenzione, dicendo che “la battaglia inizia ora” e che ora “il Centrodestra ha una battaglia decisiva da giocare”. “Se perde stavolta merita solo disprezzo”, ha concluso Urzì facendo riferimento anche alla situazione locale altoatesina.
Nel PD altoatesino grande amarezza è stata quindi espressa da parte di Carlo Bassetti, renziano della primissima ora (“l’Italia è irriformabile”).
Per Nadia Mazzardis, una delle anime dei comitati altoatesini per il SI, all’amarezza (“È stato bello sognare di riformare le regole di funzionamento dell'Italia, crederci e lavorarci sopra”) si aggiunge una domanda rivolta ai ‘vincitori’. Nella quale è compresa tutta l’incertezza della nuova situazione politica creatasi rivolta ai ‘vincitori’: “E adesso?”).
Sul risultato del voto ha preso posizione anche Michele Buonerba, della segreteria provinciale della CISL. Osservando che “un Alto Adige ha vinto il SI perché la nostra gente aveva capito che l'autonomia sarebbe stata blindata”.
Interessante quindi la presa di posizione dell’ex PD Cornelia Brugger. Che vede nel risultato del Referendum in Alto Adige la conferma che “riesce a convincere e mobilitare i suoi elettori”. Mentre gli oppositori interni della SVP escono così sconfitti nel loro piano di “ridimensionare Kompatscher”. Per Brugger comunque d’ora in poi il Landeshauptmann "avrà una situazione non facile da gestire visto che Renzi ha perso e il PD altoatesino non ha vinto" Anzi: ha perso, sia a Bolzano che a Laives.
Ribadisco l'assurdità di una
Ribadisco l'assurdità di una comunità italiana che s'infervora per un quesito nazionale che lo riguarda solo marginalmente quando invece contano le questioni locali. Viviamo in una provincia autonoma! Lo volete capire o no? Se non lo capite siete condannati all'estinzione.