Politics | Referendum

Viviamo tutti in una sorta di campagna elettorale permanente

Domenica si vota per l'abolizione della legge sulla partecipazione popolare voluta dalla Svp. Lo schieramento dei contrari alla legge è vasto. Ma è proprio vero che soltanto attraverso la democrazia diretta è possibile assicurare continuità nella partecipazione? La discussione su salto.bz.

In un contributo apparso sul nostro portale, Wilfried Meraner ha scritto: “Das Volk bestimmt mit. Aber nur alle 5 Jahre. Ist das gut? Nein, ich möchte nicht, dass wir alle Jahre wählen müssen. Aber ich möchte zwischendurch eine Kontrolle haben über meine Vertreter. In fünf Jahren machen die was sie wollen, nicht was ihre Wähler wollen”. La tesi è chiara. Le elezioni “comandate” non bastano, la festa della democrazia va celebrata anche nei giorni feriali, dunque anche grazie all'esercizio di forme più continue di partecipazione.

E' quanto auspicano i fautori della democrazia diretta. Eppure, fa notare Sandro Stenico nel dibattito suscitato dall'articolo citato, “se noi consideriamo soltanto il periodo che intercorre tra la primavera del 2013 e la prossima, dobbiamo già contare quattro consultazioni popolari (dalle elezioni politiche a quelle europee). “Ogni anno – prosegue Stenico – in Sudtirolo si svolge almeno una votazione e dal 1974 la popolazione è stata chiamata ad esprimersi su diversi temi per ben 75 volte”. Una pratica talmente diffusa, dunque, da aver generato una sorta di assuefazione, testimoniata dal calo della partecipazione allorché i quesiti referendari non riescono a catturare l'interesse generale: “Nel 1974 la percentuale dei votanti arrivò all'89,9%, nel 2009 soltanto al 12,2%. Soltanto quando gli argomenti dibattuti risultano di grande rilevanza – come per esempio nel 2011 a proposito dell'acqua e delle centrali atomiche – allora la partecipazione torna a salire (nel caso specifico al 66,7%)".

A proposito della democrazia diretta, Stenico riporta infine un parere dato dall'editorialista del Corriere della Sera Sergio Romano, che rispose così a una lettera di un lettore: “Gli elettori non votano soltanto mettendo le loro schede nell’urna. Votano quando rispondono ai sondaggi, quando intervengono telefonicamente in una trasmissione radiofonica o televisiva, quando si servono di chat line o reagiscono a idee che circolano nei blog, mandano un sms, aprono una finestra su Facebook. I politici, d’altro canto, credono che sia necessario stare al gioco e fanno a loro volta un largo uso di Facebook, YouTube, Twitter. Rincorrono gli elettori e sembrano dimenticare che contribuiscono in tal modo all’aumento del numero dei voti quotidiani…. Oggi i governi vengono giudicati ogni giorno, spesso sulla base di informazioni imprecise e di dati approssimati. Viviamo tutti in una sorta di campagna elettorale permanente”.


 

http://www.salto.bz/it/node/16265

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Alessandro Stenico Fri, 02/07/2014 - 07:24

Cosa ci aspetta l’anno prossimo:
Mettiamo caso che la riforma elettorale proposta da Renzi e Berlusconi e la successiva riforma costituzionale del Senato trovi una maggioranza e venga approvata, la data più vicina dopo il semestre di presidenza del consiglio dell’unione europea, potrebbe essere quella di fine febbraio 2015. Perciò voto a febbraio, due settimane dopo probabilmente il ballottaggio, a maggio le comunali e nei comuni più grandi il ballottaggio, perciò siamo già a quattro fine settimane nelle quali molte scuole rimarranno chiuse, non so se vi basta….
In fondo con questi ritmi, già ora non siamo tanto distanti dai livelli elvetici, (solo che loro hanno governi stabili e maggioranze non traballanti) quelle poche volte che mi sono recato in Svizzera ho sempre notato manifesti collegati ad una campagna elettorale per i referendum in corso, li vige una campagna elettorale permanente, tolti i manifesti del primo trimestre, già si parte con quelli del secondo e così via in una successione cadenzata per i prossimi dieci anni, vedi: http://www.admin.ch/ch/d/pore/va/vab_1_3_3_1.html

Fri, 02/07/2014 - 07:24 Permalink