Society | 8 marzo

Costrette a essere sempre perfette

Cinzia Cappelletti, psicologa, parla di come festeggerà l’8 marzo, delle discriminazioni nella nostra provincia e degli uomini che ancora faticano a chiedere aiuto.
Note: This article was written in collaboration with the partner and does not necessarily reflect the opinion of the salto.bz editorial team.

La psicologa e psicoterapeuta Cinzia Cappelletti è uno dei volti della cooperativa Futura Onlus, cooperativa che gestisce il Consultorio familiare Lilith di Merano. Il consultorio offre consulenza professionale e sostegno alle donne, agli uomini, alle coppie, alle famiglie e ai bambini: dalla psicoterapia, alla consulenza legale in caso di separazione fino alle visite ginecologiche e ai corsi preparto. Nell’anno 2014 quasi 2 mila persone hanno usufruito dei servizi del Consultorio, di cui 1.478 donne e bambine.

Questa domenica si celebra la Giornata internazionale delle donne, come festeggerà questo evento?
Cinzia Cappelletti: Mi piace l’idea che l’8 marzo sia una festa estesa nel tempo. Quindi festeggerò, partecipando il 9 aprile ad un convegno del comune di Bolzano sulla sessualità delle persone con disabilità, con particolare attenzione alla situazione delle donne.

Esistono ancora casi di discriminazione delle donne nella nostra provincia?
Assolutamente sì, e non riguardano soltanto le donne che provengono da altri paesi. C’è una fascia sociale in cui i problemi sono fortemente legati alla questione finanziaria e quindi all’indipendenza della donna. Un altro ambito è, invece, quello dove esiste un’apparente equità, ma dove ci sono comunque le differenze e i soprusi, anche se molto più sottili.

Pensiamo agli anni ‘80, anni in cui è stato istituito il consultorio familiare Lilith: la situazione delle donne in Alto Adige era diversa?
Non so se la situazione delle donne era diversa. Era sicuramente diversa la consapevolezza delle tematiche riguardanti le donne. Quando allora chiedemmo all’ente pubblico di aprire un consultorio, ci era stato detto che non ce n’era bisogno. Noi eravamo un gruppo di donne consapevoli di certe necessità e quindi abbiamo deciso di aprire comunque il consultorio, con i nostri soldi e lavorando inizialmente senza ricevere nessun contributo. Con il tempo la consapevolezza è aumentata e oggi  gli enti e anche molte persone si rendono conto che c’è bisogno del nostro lavoro.

Come sono cambiati nel corso degli anni i bisogni delle donne altoatesine?
Le tematiche probabilmente oggi sono le stesse di trent’anni fa. Forse oggi c’è ancora più pressione sulle donne di dover sempre riuscire a fare tutto perfettamente: essere perfette sul lavoro, essere mogli perfette ed essere sessualmente perfette. La richiesta per i servizi del nostro consultorio è molto grande, ma purtroppo non riusciamo ad aumentare l’offerta: siamo al limite estremo di quello che possiamo dare. Al momento le persone che richiedono i nostri servizi restano in lista d’attesa anche per tempi molto lunghi. Per potere offrire di più servirebbero più soldi, più contributi.

Attualmente sono soprattutto le donne e bambine ad usufruire dei vostri servizi, solo il 25% degli utenti è maschio. Qual è il motivo?
Per gli uomini è molto più difficile rivolgersi a un consultorio, perché è radicata nella nostra cultura la convinzione che l’uomo deve essere forte e non può chiedere aiuto. Inoltre alcuni uomini fanno più fatica a percepire i loro malesseri e bisogni.

Fra 30 anni la situazione cambierà?
Penso che gli uomini stiano guadagnando sempre più consapevolezza e coraggio nel cercare un sostegno e un aiuto in situazioni di crisi e dunque questo aspetto sicuramente migliorerà nei prossimi anni.