Society | Falsi miti

Comandi signor generale!

Ad un secolo dai misfatti della Grande Guerra è ancora pericoloso parlar male dei generali.

Mancano ormai pochi giorni alla fatidica data del 24 maggio, anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale. Un'occasione unica per rivedere finalmente,  nello spirito di una ricerca storiografica seria gli avvenimenti di quegli anni terribili, le responsabilità vere di uno spaventoso massacro, che furono occultate nei resoconti ufficiali stilati dalla casta militare e dalla retorica del fascismo.

Attenzione però!
Anche ad un secolo di distanza l'esercizio dell'analisi storica e del giudizio morale può presentare alcuni pericoli. Lo dimostra quanto pubblicato nei giorni scorsi da un quotidiano, il Corriere della Sera, nelle sue pagine nazionali. Da anni ormai lo scrittore Ferdinando Camon conduce una meritoria battaglia per cancellare dalla toponomastica delle nostre città e dei nostri paesi i nomi di personaggi che la storia, quella scritta soprattutto dagli esperti di altri paesi, ha condannato senza appello come individui che avrebbero meritato l'epiteto di criminali di guerra. Tra di essi, in particolare, il generale Luigi Cadorna, comandante in capo delle truppe italiane dall'inizio del conflitto sino alla disfatta di Caporetto.

Su Cadorna, al quale, detto per inciso, resta intitolata anche una delle principali strade di Bolzano, Camon non rivela certo laidi pettegolezzi o infamie private, ma si limita a riportare il frutto di un lunghissimo lavoro di analisi compiuto dagli storici di mezzo mondo. Questo non gli ha evitato, nei giorni scorsi, la polemica risposta di uno dei discendenti del generale, anch'egli militare, ma col grado di colonnello, il quale ha fatto pervenire al Corriere della Sera una lettera nella quale difende a spada tratta le virtù militari e morali del nonno,  affermando che solo grazie a lui, o quasi, l'Italia ha potuto conseguire la vittoria finale del conflitto. Sin qui nulla di male dato che nulla vieta a un discendente di difendere la memoria avita. Il fatto è che il colonnello Cadorna la lettera non l'ha inviata di persona, ma l'ha fatta scrivere e firmare dal suo avvocato.

Nella missiva, o perlomeno nella parte pubblicata dal giornale, non ci sono minacce di querela, ma il messaggio è comunque chiarissimo e inquietante. Attenzione, fa sapere il nipote offeso, ho un avvocato pronto a intervenire con le carte bollate se la gloria di tre o quattro generazioni di Cadorna verrà ulteriormente infangata. 

La minaccia, in un paese come l'Italia, non è da prendere alla leggera. Esce in libreria proprio in questi giorni Il libro di Simone Belladonna, "Gas in Etiopia. I crimini rimossi dell'Italia coloniale" (Neri Pozza editore) nel quale viene raccontata la vera e propria odissea che hanno dovuto affrontare, in anni anche recenti, coloro che come lo storico Angelo del Boca, insistevano nel proclamare una verità, quella sull'uso massiccio e criminale dei gas da parte dell'esercito italiano nella guerra d'Etiopia, che, anche in questo caso, era già stata accertata e denunciata dalla stampa e dagli storici di altri paesi addirittura all'epoca dei fatti. Smentite, minacce, denunce e processi. Con i discendenti dei responsabili sempre pronti a intervenire a suon di carte bollate per imporre il silenzio. E dove gli eredi non ci sono o tacciono, intervengono le associazioni che a vario titolo si assumono il compito di rendere faticosa la ricerca della verità storica, quel fare i conti con il nostro passato che resta la premessa essenziale per analizzare il nostro presente e il nostro futuro.

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Martin B. Tue, 04/07/2015 - 23:05

Krieg und militärische Befehlsketten sind ein schwierig zu entflechtendes Verantwortungsnetz. Einfache Befehlsempfänger lassen sich grob in Verweigerer (meist Todesurteil), Mitläufer und fanatische Ausführer einteilen. Selbst den fanatischen Ausführern kann aber nicht die bewusste, kriegsverbrecherische Entscheidung und Befehlsausgabe angelastet werden. Verantwortliche von Holocaust und Kriegsverbrechen der Nazis scheinen einigermaßen ausgeforscht und zu einem Teil auch bestraft. In vielen anderen rezenten Vorfällen ist das kaum passiert, bzw. wird blockiert wie z.B. der ottomanische Genozid an den Armeniern. Die äthiopischen Vorgänge sind mir nicht bekannt, außer in Allgemeinplätzen der Südtiroler Freiheit (oder wars der Heimatbund?). Auf jeden Fall sollte eine seit 1945 existierende Republik Interesse daran haben, solche Vorgänge ausgewogen in den Geschichtsbüchern darzustellen.

Tue, 04/07/2015 - 23:05 Permalink