Riccardo III
Una coproduzione TSB tratta da William Shakespeare, diretta dalla regista ungherese Kriszta Székely e interpretata nel ruolo principale da Paolo Pierobon.
Fa tappa in Alto Adige nelle stagioni dello Stabile martedì 11 aprile al Forum di Bressanone (h. 20.30) e da giovedì 13 a domenica 16 aprile al Comunale di Bolzano (giovedì e sabato h. 20.30; venerdì h. 19.00 e domenica h. 16.00) “Riccardo III”, spettacolo tratto dal capolavoro di William Shakespeare e diretto da Kriszta Székely, regista ungherese associata al TST – Teatro Nazionale. L’adattamento del testo è del drammaturgo Ármin Szabó-Székely; la traduzione è a cura di Tamara Török.
“Riccardo III” affascina per la sua dimensione violenta, manipolatoria e solitaria; il duca di Gloucester è senza dubbio uno dei cattivi più iconici del repertorio shakespeariano. A interpretare il ruolo del sanguinario sovrano è Paolo Pierobon, attore già protagonista assieme a Ottavia Piccolo di “Eichmann. Dove comincia la notte” atto unico di Stefano Massini diretto da Mauro Avogadro prodotto dallo Stabile bolzanino. Al suo fianco troviamo Matteo Alì, Stefano Guerrieri, Manuela Kustermann, Lisa Lendaro, Nicola Lorusso, Alberto Boubakar Malanchino, Elisabetta Mazzullo, Nicola Pannelli, Marta Pizzigallo, Francesco Bolo Rossini, Jacopo Venturiero e con, in video, Alessandro Bonardo, Tommaso Labis.
Le scene sono di Botond Devich, i costumi di Dóra Pattantyus, le luci di Pasquale Mari, il suono di Claudio Tortorici e i video di Vince Varga. “Riccardo III” è una coproduzione tra Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, dal Teatro Stabile di Bolzano e Emilia-Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale.
Per Székely, insignita del premio come miglior regista al Festival di Teatro Nazionale nel 2017 e nel 2018, e del Premio della critica teatrale nel 2018 e nel 2019, questo dramma racconta - attraverso le azioni estreme e radicali del protagonista - l’ascesa inarrestabile di un uomo, ma anche la sua rapida discesa verso quel profondo e buio abisso che si spalanca oltre il potere stesso.
Riccardo III con le sue contraddizioni, la sua intelligenza pericolosa, le sue capacità attoriali, la sua sofferenza esposta e usata come forma di coercizione per confondere gli altri, è la metafora perfetta della necessità del potere di blandire le coscienze per ottenere risultati spesso effimeri.
«In una dimensione internazionale così complessa, dominata da rigurgiti nazionalisti, intolleranza religiosa, razzismo, il dramma di Shakespeare si staglia per la sua drammatica attualità» afferma la regista. Riccardo III seduce come un basilisco, con la pura forza dell'autostima concentrata in uno sguardo. Non è un capro espiatorio, ma insinua la sua volontà senza che le sue vittime riescano a sottrarsi, lo seguono alleati traditi e spossessati. Cosa spinge le persone a cadere nelle mani di un tiranno? Perché non ci si sottrae collettivamente alla violenza e alla sopraffazione? Perché la sfrenatezza è affascinante, e perché solo pochi riescono a resistervi? Sono domande vicine al nostro tempo, come tutte le esplorazioni dell’umano che troviamo inoltrandoci nelle pagine del grande autore inglese. «I suoi drammi – suggerisce Stephen Greenblatt – sondano i meccanismi psicologici che conducono una nazione a dimenticare i propri ideali e persino il proprio interesse personale. Perché qualcuno, si chiede Shakespeare, dovrebbe appoggiare un leader paurosamente inadatto a governare, una persona pericolosa e impulsiva, malvagia e subdola, o indifferente alla verità?».