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La guerra tra poveri

Il recepimento parziale della ‘Buona Scuola’ crea grande incertezza tra gli insegnanti precari altoatesini, che si sentono penalizzati rispetto ai colleghi nazionali.

Da una parte i precari (iscritti nelle graduatorie anche da 10 anni e passa) che bussano alla porta della politica provinciale. Chiedendo di essere immessi in ruolo come i 100mila colleghi a livello nazionale.
Dall’altra i precari che invece, sentitisi ingiustamente penalizzati, si rivolgono direttamente alla magistratura. Per poter entrare in ruolo in un’altra sede nazionale e quindi rientrare in Alto Adige ‘dalla finestra, magari sopravanzando i colleghi ‘in attesa

Insomma: nelle ultime settimane l’inquietudine nella scuola altoatesina di lingua italiana è cresciuta. Anche perché nei ‘canali paralleli’ tedesco e ladino pur con difficoltà i problemi mano a mano vengono risolti. Mentre invece nella scuola italiana l’immobilismo degli organici bloccati rischia di provocare un vero e proprio disagio a frotne di un continuo aumento del numero di studenti

Per fare un quadro della situazione come Salto abbiamo pensato di sentire Stefano Fidenti della FLC - CGIL che sta seguendo in questi giorni le difficili e cruciali trattative sul filo del rasoio, in merito ai regolamenti attuativi della legge omnibus sulla scuola altoatesina

saltobz: Davvero stiamo assistendo ad una guerra tra poveri e cioè interna al mondo dei precari della scuola di lingua italiana?
Stefano Fidenti - La situazione è ingarbugliata. Effettivamente ci sono dei docenti che si sono rivolti alla magistratura, circa 25 per il momento. In sostanza questi insegnanti hanno chiesto di poter partecipare alle assunzioni a livello nazionale presentando domanda in un’altra provincia. 
La legge 107 (Buona scuola) dice che possono partecipare “gli iscritti alle graduatorie ad esaurimento nazionale”. E le sentenze ottenute dagli insegnanti che hanno fatto ricorso dicono che la graduatoria altoatesina, pur essendo stata istituita attraverso una legge provinciale, “deve comunque essere assimilata alla graduatoria statale”. Le sentenze sono diventate esecutive ma non sono ancora definitive. Insomma: sono state applicate in via cautelativa ma l’avvocatura dello stato si è comunque riservata di fare ricorso ‘nel merito’. 

Gli altri precari cos’hanno fatto?
Si sono affidati all’amministrazione provinciale. Il problema ‘vero’ sta nel fatto che la Provincia nel recepire la Buona Scuola non ha considerato il cosiddetto organico potenziato. 

Stiamo parlando dei 100mila assunti a tempo indeterminato a livello nazionale?
No. I 100mila sono il piano straordinario di assunzioni  che è stato possibile perché agli organici precedenti è stato appunto aggiunto l’organico potenziato. 

La Provincia ha fatto un dispetto ai suoi insegnanti?
Ha avuto le sue ragioni nel non recepire l’organico potenziato. Che, per inciso, a livello nazionale recupera di fatto il 55% dei posti a suo tempo tagliati da Gelmini e Tremonti. Quei tagli, sempre per via della competenza primaria in tema di scuola, non vennero fatti a Bolzano. E quindi, di per sé la Provincia non ha quel tipo di ‘debito’ nei confronti dei docenti. In Alto Adige in termini di immissioni in ruolo c’è stato un qualcosa in più rispetto alla copertura dei ’posti vacanti’, attraverso la predisposizione di uno strumento denominato ‘dotazione organica supplementare’. 
In sostanza la Provincia ha detto: visto che sistematicamente devo assegnare un tot di supplenze annuali a quel punto è meglio, almeno per una quota di questi posti, fare delle immissioni in ruolo a tempo indeterminato. 

Questo meccanismo era stato messo in atto solo da noi?
Sì.

Ma evidentemente non è stato sufficiente per risolvere in toto il problema del precariato cronico nella scuola altoatesina…
Già. Così come anche a livello nazionale l’organico potenziato legato alla Buona Scuola non ha esaurito il problema. Ha svuotato le vecchie graduatorie, ma non le ha esaurite. Paradossalmente però è successo che oggi i precari sono messi peggio in Provincia di Bolzano rispetto al resto d’Italia. Fare i conti è piuttosto complicato, ma è evidente che se alcuni insegnanti altoatesini fossero stati in graduatoria nel Veneto, con quel punteggio lì sarebbero stati assunti di ruolo. Non sappiamo se sarebbero stati assunti come tappabuchi, ma però sarebbero stati sicuramente assunti. 

La politica cosa può fare per sanare questa situazione che riguarda solo la scuola di lingua italiana?
Beh, il punto è proprio lì.

Lei vuole fare riferimento alla vecchia litania che dice che 'se si fossero mossi i tedeschi le cose starebbero in un modo, ma siccome a muoversi sono stati gli italiani…'?
No, lo sta dicendo lei... Ma di fatto è così. In realtà anche la scuola tedesca aveva i suoi problemi, ma diversi. Problemi che ha cercato di risolvere con la legge omnibus nr.1 del 2015. La legge omnibus è stata pensata ed è stata approvata prima della Buona Scuola. 
Nella scuola tedesca il problema del precariato era essenzialmente legato al fatto che c’erano i posti ma mancavano le persone abilitate. Quindi si sono fatti gli esami di abilitazione e a quel punto la omnibus ha consentito agli abilitati di cominciare ad entrare in ruolo. Togliendo il ‘tappo’ quest’anno hanno fatto il doppio delle assunzioni in ruolo rispetto allo ‘storico’ degli anni precedenti.   

E gli italiani?
Si sono trovati a confrontarsi come già detto con la questione dell’organico potenziato nazionale. Noi dei sindacati abbiamo fatto pressione perché anche qui si facesse qualcosa di questo tipo, prefigurando proprio situazioni paradossali come quelle che in questi giorni si sono puntualmente verificate. 

Qual è stato il freno in questo senso?
Il contesto altamente sfavorevole all’insegna della spending review. L’indicazione è stata quella che bisognava tagliare il 3% dei costi dei dipendenti ‘stipendiati’ dalla Provincia. E quel ‘stipendiati’ è stato inserito proprio per includere anche gli insegnanti italiani (che formalmente sono statali, ma appunto pagati dalla Provincia - n.d.r.). 
Quello che la scuola italiana è riuscita ad ottenere in questo contesto è stato di non tagliare del 3% perché il numero di studenti non era diminuito, anzi. In merito è stata addirittura inserita un’apposita deroga nella Buona Scuola. Ma di aumento dell’organico degli insegnanti di ruolo nella scuola altoatesina di lingua italiana non se n’è potuto parlare, in pratica. 

Nell’ambito scolastico l’autonomia ha due volti diversi in provincia di Bolzano... 
Sì. Di fatto alla scuola di lingua tedesca viene consentito di affrontare i problemi secondo un piano prestabilito, mentre nella scuola di lingua italiana c’è senz’altro un maggiore turbamento. 

L’assessore e vicepresidente della Provincia Christian Tommasini in merito cos’ha già fatto?
Sulla questione dell’organico potenziato non ha fatto niente, per via dei vincoli già segnalati. A ciò si è aggiunto un altro problema. 
E cioè che a suo tempo nella scuola altoatesina erano stati evitati i tagli della Gelmini, ma erano stati bloccati gli organici, fotografati (divisi per intendenze) sulle esigenze del 2009. Dopo il 2009 è poi successo che il numero complessivo degli studenti è rimasto pressoché invariato, ma nella scuola di lingua italiana è invece aumentato, provocando ulteriore disagio. 

E per il futuro cosa si potrà fare?
Tra i vanti della Provincia di Bolzano c’è quello di aver messo in piedi proprio cosiddetto ‘organico provinciale supplementare’. La legge omnibus ha reso ancora più ampio e flessibile questo strumento. E’ su questo che si dovrà puntare, in particolare attraverso le delibere applicative. Proprio in questi giorni si sta giocando la partita in merito, per capire quali saranno i correttivi applicabili nel corso del prossimo anno.