Politics | Ai margini dell’incontro di Bolzano

C’è chi dice no

Dentro il Palazzo grandi dichiarazioni d’intenti e l'enfasi dei momenti epocali (si fa per dire). Fuori gli scontenti, a ricordarci che un altro Sudtirolo sarà anche possibile, ma non senza mugugni.
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Foto: LPA / Maja Clara

Che cosa unisce Süd-Tiroler Freiheit, Freiheitlichen, Unitalia e Forza Italia? Oltre al fatto di costituire, almeno a Bolzano, il variegato fronte delle opposizioni “di destra” (o comunque non “di sinistra”): il culto feticistico della madrelingua, certo, e in conseguenza di ciò la profonda avversione per ogni idea di riforma dello Statuto di autonomia che, gli elementi unificanti sono già terminati, non punti all’indipendenza del Sudtirolo dall’Italia (i partiti tedeschi) o alla piena riaffermazione della sua italianità (quelli italiani).

Mentre insomma dentro al Palazzo Svp e Pd stavano celebrando la loro messa laica per la storica nascita della nuova autonomia, ecco che fuori, tenuti a debita distanza da una transenna, gli esclusi, i miscredenti e gli eretici rimasti a sventolare il proprio dissenso. Ovviamente ognuno per sé, anche se tutti contro il medesimo “nemico” (solo gli adepti di Forza Italia nel paradossale ruolo di alleati di un governo per il quale, di recente, Daniela Santanché ha detto di essere totalmente indifferente, e dunque ieri stranamente sorpresi di essere a loro volta trattati con indifferenza dai suoi rappresentanti).

Ognuno per sé, si diceva, eppure con almeno una, significativa, eccezione: l’ultratedesca Ulli Mair (Freiheitlichen) che si ferma a parlottare con i fascisti del terzo millennio sotto le insegne di Casa Pound. Che si tratti di un fotomontaggio?