Letta-Svp: un accordo buono per tutti
Gabriele Di Luca: Sull'accordo di Bolzano si sta esercitando ormai una fitta ermeneutica. C'è chi lo giudica epocale, c'è chi lo disprezza, c'è chi lo vede alla stregua di un semplice bigliettino d'intenti che in fondo non vale nulla. In attesa di scoprire il suo vero valore (al limite avremo un altro accordo, tra un paio di anni, che lo citerà come antesignano per una nuova svolta epocale), mi piacerebbe che i miei amici ecologisti si concentrassero su questo passaggio: "... la nomina delle Commissioni paritetiche dei ‘sei’ e dei ‘dodici’ e il conseguente avvio dei loro lavori una proposta legislativa, nel rispetto della competenza statale, in materia di distanze minime tra i fabbricati e in materia di limitazioni all’esercizio di attività commerciali nel verde agricolo o alpino e nelle aree destinate all’insediamento di attività produttive".
Riccardo: Già, Durnwalder ha la mania di mettere insieme questioni epocali (rapporti fiscali stato-provincia) con dettagli che gli stanno a cuore. Nell'ordine:
1. La provincia ha diversi progetti di edifici che sono fermi perché non rispettano le distanze minime di 10 metri dagli edifici esistenti, che sono stabilite da legge statale e costituiscono una specie di carta dei "diritti fondamentali" in edilizia. Questa, per es., è il diritto che io ho a non farmi costruire un palazzo addosso alle finestre della casa in cui abito. Concretamente si tratta del progettato palazzo provinciale di via Alto Adige che dovrà ospitare il nuovo dipartimento personale (caso R59, c'è anche un'inchiesta della magistratura partita da una nostra interrogazione). Qui il progetto vincitore sfonda sulle distanze minime e c'è un blocco col comune di bolzano e l'urbanistica su questo. La provincia evidentemente vorrebbe una modifica di legge che "accorcia" le distanze. Uno scempio. http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-01-17/distanza-minima-inviolabile-064211.shtml?uuid=Aa2wXd1E
Gabriele Di Luca: Vedi? Lo sapevo.
Riccardo: 2. Commercio al dettaglio nel verde asgricolo e in zone produttive. Qui la Provincia ha giocato al gatto e il topo con Monti, che ha liberalizzato la realizzazione di spazi commerciali sia nelle zone produttive che nel verde agricolo. La linera è stata: le zone produttive sono perdute (e per colpa di Monti: così si possono fare favori agli amici e dare la colpa a Roma), ma facciamo blocco sul verde agricolo (anche se poi viene concesso ai contadini di vendere prodotti nel verde agricolo, anche non prodotti in proprio). Monti ha impugnato anche questa legge provinciale, chiedendo la liberalizzaione anche nel verde (ricade sotto la materia "concorrenza" che è statale, anzi europea). Non so cosa abbia concesso Letta. La frase è interpretabile e ambigua. E non so che cosa potrebbe fare il governo nel suo complesso, appoggiato anche dai liberisti Pdl.
In generale: il testo dell'accordo mi pare generico e interpretabile. Ci sono importanti riconoscimenti verso l'autonomia e le due province autonome e questa è musica diversa da quella di Monti, liberista burocratico estremo. Letta invece dà ascolto alle autonomia, anche perché il PD ha il suo insediamento sociale in importanti regioni italiane. Si potrebbe dire che Letta ha recepito l'accordo PD-SVP, ma è strano che il PD locale sia stato così platealmente scavalcato, tanto che non appare neppure nelle foto ufficiali (almeno il PD di provenienza ex DS, perché l'ex Margherita Gigi sindaco agli incontri c'era). L'artefice è Bressa che ha sempre questa linea: comparire alla possibile vigilia di elezioni politiche con un unico scopo: tenere la SVP alleata del PD e del centro sinistra. Facendo grandi dichiarazioni di principio (tavoli Bressa), cui poi segue pochino. Dunque la missione di Letta era elettorale certamente. In Italia non si sa come va a finire...
Infine: sulla toponomastica è stato scritto un accordo separato, una settimana fa, a Roma. Bisogna vedere cosa c'è scritto: Durnwalder "ingoia" i risultati della commissione Fitto-Durni sui cartelli monolingue? Il governo ritira l'impugnazione della legge provinciale sulla toponomastica? La Provincia modifica la legge provinciale sulla toponomastica e, se sì, in che senso?
La soluzione per me auspicabile consiste in questo: 1. La Provincia accetta i risultati della commissione Fitto-Durni (cioè Denicolò-Willeit) sui 1526 nomi bi- e trilingui e fa ripristinare i cartelli; 2. La Provincia modifica la legge provinciale sulla toponomastica recependo i criteri con cui ha lavorato la commissione sui cartelli (criterio dell'uso, ma valgono anche fonti giuridiche e scritte: leggi, delibere ecc... ciò porta a un generoso bilinguismo, ma elimina le dizioni mai usate). 3. A quel punto il governo ritira l'impugnazione.
Gabriele Di Luca: Riccardo, ora fai un copia e incolla e magari pubblicalo.
Riccardo: fatto
esperto verde
Ric, come sempre rimango impressionato dalle tue analisi. Grazie!