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Spreconi, in guardia

Quanto è radicato il fenomeno dello spreco alimentare in Alto Adige? Cosa cambia con la legge appena approvata in Senato? Demetz (HGV): “Bene che non ci siano obblighi”.

“Il cibo non si butta via”, una lezione che da qualche giorno ha acquisito tutti i crismi dell’ufficialità. Il 2 agosto scorso, infatti, la legge sugli sprechi alimentari (firmataria della legge, la deputata del Pd Maria Chiara Gadda), dopo il passaggio alla Camera, ha incassato l’ok definitivo del Senato con 181 sì, 2 no e 16 astenuti. “Questa norma - dichiara il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina - è una delle più belle e concrete eredità di Expo Milano 2015”. 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono gettate via ogni anno nel mondo; gli sprechi alimentari costano all’Italia 12,6 miliardi, per il 43% persi nella fase del consumo e per il 37% in quella della produzione. A livello locale il fenomeno è piuttosto circoscritto, spiega Ester Demetz, vicedirettrice dell'HGV (Unione albergatori), questo grazie anche “all'alta attenzione sul tema rifiuti e al principio per cui chi inquina paga, che in tutti questi anni ha contribuito a ridurre in modo notevole lo spreco”. “C’è anche da dire - sottolinea Demetz - che nel corso del tempo si è evoluto anche il modo di consumare della clientela che oggi è più attenta alle spese e alla salute, e quindi spreca meno”.

Cosa prevede la legge

I cibi messi a disposizione da aziende produttrici e catene di supermercati potranno essere redistribuiti a chi ne ha bisogno dalle associazioni del non profit. Anche alimenti e farmaci con etichette sbagliate potranno essere donati a patto che le irregolarità non riguardino la data di scadenza del prodotto o l'indicazione di sostanze che provocano allergie e intolleranze. Le donazioni gratuite di cibo, farmaci e altri prodotti potranno essere fatte senza la forma scritta e mense scolastiche, aziendali e ospedaliere contribuiranno al lavoro di prevenzione degli sprechi. In più le produzioni a “chilometro zero” dovranno essere promosse dal ministero delle Politiche agricole con azioni mirate alla riduzione degli sprechi. Fra i punti salienti della normativa c’è anche la possibilità di cedere a titolo gratuito le eccedenze di prodotti agricoli nei campi. La norma stabilisce inoltre che il pane potrà essere donato nell’arco delle 24 ore dalla produzione e per quanto riguarda il settore della ristorazione, permette ai clienti l’asporto dei propri avanzi con la “family bag”. “In termini di igiene alimentare non è la soluzione più ideale, ma è senz’altro positiva per ridurre quel poco di spreco che c’è sul territorio provinciale, prosegue la vice direttrice di HGV che precisa: “Non saremmo stati d’accordo se si fosse trattato di un obbligo perché avremmo messo in difficoltà alcuni esercizi”.

Si poteva fare di più?

A differenza dell’analoga legge francese basata sulla penalizzazione, quella italiana prevede incentivi e alleggerimenti burocratici, motivo per cui è stata definita da più parti “poco coraggiosa”. “Di obblighi - insiste la vicedirettrice di HGV - ne abbiamo già molti, ma ben venga questa misura se serve a sensibilizzare le persone o anche studenti nelle scuole sul tema, del resto non è nell’interesse di nessuno sprecare il cibo”.   

Creativi contro gli sprechi

Un paio di anni fa, in Francia, la Intermarché, la terza più grande catena di supermercati francesi, ha lanciato la campagna anti-spreco “Inglorious Fruits and Vegetables” mettendo in vendita la frutta e la verdura che viene notoriamente scartata perché ammaccata e quindi non attraente per la clientela. In Spagna un ristorante ha realizzato un menu con prodotti prossimi alla scadenza offrendo un pasto alla modica cifra di 4 euro e registrando il tutto esaurito. “Si tratta di iniziative che possono dare attenzione mediatica e quindi voce alla questione, ma noi teniamo molto alla qualità e alla freschezza degli alimenti, all’utilizzo dei prodotti locali, al concetto del chilometro zero, tutti fattori che non intendiamo trascurare”, così Demetz.