Politics | Paradossi

Chi ha paura del commissario?

Da quattro mesi Bolzano si è fermata. E la spiegazione di quanto è successo si colloca tra il tragico e il comico.
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Da quattro mesi Bolzano si è fermata. Non c’è una maggioranza, e addirittura all’interno dei singoli partiti che dovrebbero teoricamente costituirla, non esiste una convergenza minima di vedute. La colpa della situazione, secondo il sindaco Luigi Spagnolli, è della legge elettorale che non consentirebbe la costituzione di un solido governo della città. La spiegazione è tra il tragico e il comico. Fino ad oggi infatti si è sempre riusciti a costituire una giunta. Se ora non si riesce più il problema non è la legge elettorale, ma i pasticci e il comportamento politicamente improvvido e scorretto del sindaco che, prima ha voluto recidere l’alleanza con i Verdi, promuovendo la costituzione di una sua personale lista civica per poi cercare una soluzione di compromesso quando i programmi politici erano già stati impostati in modo divergente.  In nome di un singolare concetto di governabilità, alcuni spezzoni della sinistra hanno fatto finta nulla sia accaduto e si sono schierati di nuovo a fianco del sindaco. I Verdi fino a oggi sono stati più coerenti, anche se lasciando in sospeso tutto agosto le proprie decisioni rischiano di dare un segnale di scarsa affidabilità nei confronti della cittadinanza e dell’elettorato che li aveva sostenuti. In questo quadro molti invocano e sperano in un commissario. Anche perché il sindaco sembra continuare imperterrito a volere assumersi responsabilità di governo in materie sensibili come l’urbanistica o il sociale, in una solitudine che al tempo allibisce e inquieta chi ha a cuore ancora un minimo l’idea di trasparenza e democrazia. L’avversione nei confronti del commissariamento si basa su alcune argomentazioni, ripetute come mantra dai sostenitori a oltranza della costituzione di una nuova giunta.  

La prima è, appunto, che il commissario non risolverebbe il problema della governabilità e la città rischierebbe di trovarsi dopo diversi mesi di interregno nella stessa situazione attuale.  La seconda è che la nomina di un commissario rappresenterebbe la negazione della volontà dei cittadini e sarebbe interpretabile come un atto di sostanziale esautoramento del principio democratico. La terza è infine che il commissario potrebbe assumere decisioni che contrastano con gli interessi della cittadinanza e la volontà dello stesso consiglio democraticamente eletto in materie sensibili, come il Kaufhaus Benko.  Sono argomentazioni che probabilmente saranno riportate da alcuni anche lunedì all’assemblea dei Verdi per sostenere la necessità democratica di permettere la costituzione di una nuova maggioranza a sostegno del sindaco. 

Tutte e tre le argomentazioni sono improprie, e ampiamente opinabili. 

La prima è facilmente confutabile in base all’esperienza passata: quando si ha un sindaco che si fa promotore di un progetto chiaro e accettato e si presenta come una figura autorevole, il voto si compatta. Il problema dell’insuccesso di Spagnolli va attribuito alla scarsa chiarezza del suo programma, alle decisioni ondivaghe e ambigue relative alla costituzione di una nuova maggioranza e non da ultimo da un tratto che purtroppo molti cittadini hanno rilevato essere diventato sempre più marcato nell’atteggiamento del sindaco: l’arroganza e la difficoltà a ascoltare e confrontarsi con il punto di vista degli altri. Con un nuovo candidato sindaco più credibile e autorevole e un progetto politico serio le legge elettorale sinceramente non costituisce nessun ostacolo per garantire la governabilità alla città. Chi vuole il bene di Bolzano farebbe bene a iniziare a costruire un nuovo progetto per il futuro, un progetto coerente affidato a persone credibili, competenti, e politicamente pulite. 

La seconda argomentazione coinvolge la natura stessa della democrazia che la nomina di un commissario violerebbe. In realtà, il commissariamento è un antidoto ai fallimenti del sistema democratico che da anni ormai è considerato essere entrato in crisi come modello di governo della res pubblica. Lungi da essere un sistema perfetto o come diceva Churchill il migliore dei sistemi possibili, la democrazia nell’era dei media, delle lobbies e della finanza è un modello che presta purtroppo anche i fianchi a derive non democratiche. Un commissario va inteso non come una sostituzione del principio democratico ma come un antidoto a condizioni che, se si verificano, ne possono generare il fallimento. Come sono quelle per esempio in cui un cittadino ha votato un sindaco e un programma alternativi a quello del candidato risultato vincente e deve assistere impotente a una negoziazione che porta a compromessi che snaturano i programmi che sono stati da lui votati. 

L’ultima argomentazione contro la nomina di un commissario è il pericolo verso un possibile disconoscimento di decisioni già assunte democraticamente dalla maggioranza di un consiglio regolarmente eletto, come quella del blocco all’operazione Kaufhaus di Benko. Anche in questo caso il problema non sussiste perché un commissario si occuperebbe solo di ordinaria amministrazione e una decisione relativa a un nuovo progetto Kaufhaus ricadrebbe in attività di straordinaria amministrazione, in quanto tali non di competenza del commissario. Un commissario deve solo gestire il quotidiano non definire gli orizzonti verso cui andare. Questo è un compito che rimane alla politica, se e quando è in grado di svolgerlo. 
Ma se questo è lo scenario, che cosa motiva la paura del commissariamento della città per i prossimi mesi in attesa di una nuova elezione?
Qui si entra in un terreno molto friabile, e purtroppo non molto virtuoso. 

C’è, innanzitutto, la paura della vera democrazia che implica che i cittadini votino le proposte politiche più credibili. L’impressione è che i partiti di maggioranza non siano in grado di produrre proposte serie, per incompatibilità di valori, diversità di interessi da rappresentare, conflittualità interna. E non ultimo incompetenza. Sono questi fattori che portano a gridare alcuni esponenti più velleitari della maggioranza al lupo, paventando il pericolo di un governo di centro destra della città che distruggerebbe le conquiste sociali economiche e politiche fino a ora realizzate, dimenticando che a Laives dopo le ultime elezioni, il centrodestra si è alleato con la Svp e al momento non ci sono state ne rivoluzioni, ne involuzioni rispetto alla situazione politica precedente.  E lo stesso è accaduto a Merano durante la scorsa legislatura e anche lì un minimo di buon governo è stato assicurato, anche in assenza di Verdi, Pd e Rifondazione comunista. La democrazia con tutti i suoi difetti è per fortuna un’istituzione più solida di quella paventata dai pasdaran nostrani del “solo noi possiamo assicurare un governo democratico della città”. Il buon governo lo garantiscono buoni politici, non politici poco capaci, ideologici e eternamente in conflitto gli uni con gli altri. Date queste condizioni è moralmente un obbligo andare oltre, moralmente inaccettabile continuare a insistere nell’andare avanti. 

E poi ci sono i posti di lavoro. Uno stipendio da sindaco o uno da assessore a Bolzano è un qualcosa che negli altri Comuni italiani è difficile da capire. Per lo svolgimento dello stesso lavoro e delle stesse funzioni, ricoprire una carica politica a Bolzano è molto più remunerativo che da altre parti. E quindi anche un buon motivo per difendere con i denti la propria elezione. E lo è ancora di più se la prospettiva è di non avere più un lavoro, o tornare a un’occupazione più faticosa, più routinaria, con meno potere. Sono argomentazioni che alcuni accusano essere populistiche. Altri quando le sentono minacciano, un pò comicamente, querele. Ma la scienza politica da molti anni ha messo in luce il carattere “appiccicoso” delle sedie conquistate dopo le campagne elettorali. Non c’è molto motivo per credere che a Bolzano, nonostante lo statuto speciale della provincia autonoma, le regole siano diverse. Anzi, probabilmente vale il contrario. A Bolzano in questo periodo le sedie sembrano essere particolarmente appiccicose.