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"Caro Faustini, ti sbagli"

Dura lettera di 6 giornalisti del Trentino al direttore dell'Alto Adige che ha definito L'Adige "da sempre l'unico vero giornale dei trentini". "Irrispettoso".
faustini
Foto: Screenshot

Riceviamo e pubblichiamo un'accorata lettera di 6 giornalisti/e del quotidiano Trentino, chiuso dall'oggi al domani nel gennaio 2021, su decisione dei vertici di Athesia.

Caro direttore Alberto Faustini, siamo un gruppo di giornalisti del “Trentino”. Non usiamo, volutamente, la preposizione “ex”, perché, nonostante alcuni di noi siano stati costretti ad intraprendere nuovi percorsi professionali ed ad altri sia stata strappata la penna di mano, riteniamo legittimamente di rappresentare l'anima e soprattutto la storia più recente del quotidiano chiuso con modalità da “Blitzkrieg” il 15 gennaio del 2021 dopo quasi 76 anni di vita.
Molti di noi domenica 4 settembre hanno letto il fondo con il quale ti sei congedato dal quotidiano da te diretto negli ultimi tre anni e mezzo (L'Adige, ora guidato da Pierluigi Depentori, ndr). Molti di noi hanno provato un profondo senso di disagio e di fastidio quando hai definito il giornale edito da Sie “da sempre l'unico vero giornale dei trentini”. Da oltre un anno e mezzo siamo abituati ad avere interlocutori che calpestano i nostri sentimenti, oltre che i nostri diritti, visto che il tuo editore il 18 giugno 2021 è stato condannato per condotta antisindacale (sentenza mai impugnata) per la modalità con cui ha cessato le pubblicazioni del “Trentino”. Non c'è una legge che imponga empatia e sensibilità, ma la storia, nel caso specifico la storia dell'editoria trentina, non può essere né manipolata né banalizzata come hai fatto nel tuo articolo.
Non c'è dubbio: il quotidiano edito da Sie, soprattutto grazie all'impegno di bravi colleghi, è da anni leader nelle vendite in Trentino. Ma non è “sempre” stato così. Anzi. A lungo, soprattutto negli anni Ottanta e Novanta – lo certificano i numeri - l'allora “Alto Adige” dominava largamente il mercato della stampa quotidiana nella provincia di Trento. Un trend che è stato invertito solamente nella seconda metà degli anni Novanta. L'”Alto Adige” prima e il “Trentino” poi hanno mantenuto rilevanti quote di mercato fino alla prima decade degli anni Duemila. Solo successivamente la forbice tra i due quotidiani trentini si è allargata in modo consistente.
Evitiamo analisi accademiche sulle ragioni del solco che si è scavato tra i due giornali: politiche aziendali? Linee editoriali? Capacità di interpretare meglio la realtà? Lo rileviamo senza voler fare facili polemiche, tuttavia la tua frase sull'”unico vero giornale dei trentini” stride ancora di più considerando che quel gap di vendita fra i quotidiani si è fatto evidente nei dieci anni in cui tu hai diretto il “Trentino”, fra il 2009 e il 2019. Nel 2010 – dati incontrovertibili – il “Trentino” aveva una diffusione di 14mila copie, nel 2019 erano 6.500.
Aggiungiamo, visto che nel tuo editoriale parli di colleghi leali, che al  “Trentino” hai avuto un'intera redazione leale, una redazione che – pur fra le normali dialettiche che ci sono in un quotidiano e mille problemi aziendali – ha cercato ogni giorno di declinare la tua visione.  E lo ha fatto perché la fiducia – quella che per noi è stata profondamente tradita - è la base di qualsiasi relazione, professionale ma soprattutto umana. Quando sei stato nominato direttore del quotidiano della Sie, e in parallelo hai mantenuto la guida dell'”Alto Adige” di Bolzano, alcuni di noi ti hanno manifestato chiaramente la preoccupazione per il destino del “Trentino”, temendo che quella doppia, anomala direzione altro non fosse che il prologo alla chiusura della nostra testata. Evento che poi si è puntualmente avverato. Tu, allora, ci hai rassicurati, erigendoti a “garante” dei giornalisti del Trentino: un impegno morale che, alla prima onda, si è rivelato scritto sulla sabbia.
In questo anno e mezzo non hai mai preso pubblicamente le difese del “Trentino” e dei suoi giornalisti. Hai avallato la chiusura con un silenzio complice, perché, come scrivi nel tuo fondo, per te era evidentemente un “sacrificio necessario”. Ma necessario a favore di chi? Il 15 gennaio del 2021, giorno in cui ha cessato le pubblicazioni, il “Trentino” vendeva circa 5.500 copie. Dato comunicato dall'editore: diamo per scontato che non abbia detto una bugia. In una realtà come la nostra, sono numeri ancora significativi, che non giustificano una chiusura. In Italia ci sono quotidiani con una diffusione ancora minore, ma in realtà molto più grandi del Trentino, eppure nessuno ha mai pensato di spegnere quelle voci.
Non esiste  “un unico vero giornale dei trentini”. Esiste un giornale bravo ad interpretare la sensibilità della maggioranza dei trentini ed esisteva un giornale che intercettava la sensibilità di una fetta considerevole della società trentina. Caro direttore: si chiama pluralismo. Caro direttore: si chiama democrazia. Parole che, ci rendiamo conto, fanno a cazzotti con l'ideale monopolista del tuo editore, che pur riceve ogni anno milioni di euro di contributi pubblici proprio perché rappresenta con le sue testate una minoranza linguistica.
Tutto questo lo scriviamo per ricordare i fatti, non certo per “amore di verità”, come piace dire a qualcuno. La verità si difende da sola, non ha bisogno di noi. La verità emerge da sola, non ha bisogno di spintarelle. A volte basta leggere, una domenica mattina, l'articolo di fondo di un giornale.

I giornalisti del “Trentino” Ubaldo Cordellini, Giuliano Lott, Paolo Morando, Gianfranco Piccoli, Daniela Ricci e Paolo Silvestri