Un Nobel contro il nucleare
Dieci anni fa, nel 2007, il Nobel per la pace venne assegnato all'IPCC, gli scienziati del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici: una spinta fondamentale al riconoscimento dei danni irreversibili causati dal riscaldamento globale. Dieci anni dopo, 2017, la sigla premiata è invece quella dell'ICAN, la Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari, una organizzazione non-profit attiva in oltre cento Paesi e che in Italia è rappresentata dalla Rete italiana per il disarmo, il cui portavoce è Francesco Vignarca. Salto.bz lo ha raggiunto al telefono.
"Penso che dietro la decisione del Norwegian Nobel Committee ci sia la volontà di riconoscere i risultati raggiunti nel corso di questi primi cinque anni della Campagna internazionale, e in particolare l'elaborazione di un Trattato per la messa al bando delle armi nucleari che è stato votato dalle Nazioni Unite nello scorso luglio. Sappiamo però che esso non entrerà in vigore finché non lo avranno ratificato almeno 50 Stati: il Nobel per la pace all'ICAN, così, rappresenta un spinta a questo processo che si è avviato il 20 settembre scorso. Ci dà linfa, energia. Riconosciamo anche la volontà del comitato per il Nobel, e di tutta la politica internazionale, di dare un segnale molto forte all'opinione pubblica e ai Paesi, e uno schiaffo a tutti gli 'Stati nucleari', come gli Stati Uniti, la Russia o la Cina, quelli che hanno testate o che ne supportano la presenza".
Salto.bz: Possono aver influito sulla scelta le tensioni tra Usa e Nord Corea?
Francesco Vignarca: "I motivi delle scelte del Nobel Committee non si capiscono mai. Senz'altro nel 2017 l'ambito nucleare è diventato di dominio pubblico e un tema centrale nell'agenda politica. Le tensioni non sono mai state così forti dagli anni Cinquanta, come evidenzia la scelta del Science and Security Board del Bollettino degli scienziati atomici, che hanno spostato di mezzo minuto verso la mezzanotte il Doomsday Clock, la catastrofe atomica".
A luglio il Trattato è stato adottato con il voto favorevole di 122 Paesi, ma non dell'Italia. Adesso lo ratificherà?
"L'Italia ha confermato quello che aveva già detto a New York, e cioè che non ritiene che questo percorso sia un modo per arrivare al disarmo. Il nostro Paese ha ribadito l'esigenza di un'iniziativa europea, ma credo che non sia sufficiente evocarlo. Così se proprio non vuole accedere al Trattato, chiedo che il governo italiano si faccia portavoce di un'iniziativa disarmista forte a livello europeo".
"Questo premio - scrive ICAN nel comunicato dedicato al premio - rende omaggio agli sforzi di milioni di attivisti e cittadini in tutto il mondo che, fin dai primi anni dell’era atomica, hanno alzato la voce contro le armi nucleari, hanno protestato, dicendo con forza che quelle armi non servono ad alcuno scopo legittimo e devono essere messe al bando, smantellate ed eliminate. Rende omaggio anche ai sopravvissuti dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki – gli Hibakusha – nonché alle vittime delle sperimentazioni nucleari in tutto il mondo, le cui strazianti testimonianze e il cui impegno senza sosta hanno svolto un ruolo importantissimo nel percorso che ha portato all’adozione di questo storico trattato".