Society | Diritti umani

Dal Premio Langer al Nobel per la pace

Splendida notizia dalla Norvegia. L'attivista iraniana premiata a Bolzano nel 2009 è stata insignita del premio Nobel per la Pace. Il marito è stato nel capoluogo a fine luglio. Ecco l'intervista pubblicata da SALTO.
Narges
Foto: Photo Submitted University of Arkansas
  • Notizia splendida e per certi versi, incredibile: il Comitato norvegese per il Nobel ha assegnato il Nobel per la Pace del 2023 all’attivista iraniana Narges Mohammadi, che nel 2009 aveva ottenuto il Premio Langer assegnato dalla omonima Fondazione dedicata al politico verde, Alexander Langer.

    Il Nobel le è stato assegnato per “la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua lotta per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti". Mohammadi è una delle più celebri attiviste per i diritti delle donne e per i diritti umani in Iran, che ha partecipato tra le altre cose alle proteste cominciate l’anno scorso dopo la morte di Mahsa Amini. Per la sua attività in difesa dei diritti umani il regime politico-religioso che governa l’Iran ha arrestato Mohammadi 13 volte, l’ha sottoposta a cinque condanne penali e l’ha condannata complessivamente a 31 anni di prigione. Nell’ambito delle varie condanne è stata sottoposta anche a pene corporali, tra cui 154 frustate. Si trova tuttora in prigione, condannata per reati pretestuosi.

    Il Comitato scientifico e di garanzia della Fondazione, come detto, aveva deciso di attribuire il premio internazionale Alexander Langer 2009. Recentemente, a fine luglio, il marito, Taghi Rahmani, era stato a Bolzano per una conferenza organizzata dalla Fondazione. 

    Nata nel 1972 a Zanjan, ingegnere di professione, si è laureata in fisica all’Università Internazionale Imam Khomeini. Nel periodo degli studi universitari ha organizzato una formazione universitaria di nome Roshangaran (gli intellettuali) e scritto articoli per giornali indipendenti a favore del rispetto dei diritti delle donne e degli studenti. Per questo suo impegno è stata due volte arrestata nel corso di riunioni all’università.

    Divenuta giornalista, ha scritto articoli su diverse riviste riformiste, tra le quali Payam e Hajar. Questa pubblicazione è poi stata messa al bando, perché si batteva per l’uguaglianza delle donne e per i diritti di tutti i cittadini indipendentemente dal genere, dalle opinioni politiche o religiose. E’ anche autrice di saggi politici, tra cui, in persiano, Le riforme, la strategia e la tattica.

    Appassionata di montagna, ha organizzato e partecipato alla scalata delle cime più importanti in Iran, ma in seguito, a causa della sua attività politica, le è stato negato permesso di far parte di cordate ufficiali e spedizioni.

    Nel 2001 ha sposato Taghi Rahmani che aveva conosciuto come docente all’università, dove teneva lezioni molto seguite sulla società civile. Ora hanno due bambini, gemelli. Subito dopo il matrimonio, Rahmani fu arrestato e passò due anni in detenzione preventiva prima di sapere quali accuse gli erano state mosse. Per i suoi scritti e per le critiche al regime teocratico ha passato in prigione un terzo della vita. I ripetuti arresti del marito hanno spinto Narges Mohammadi a puntare la sua attenzione anche sulla situazione dei detenuti, in particolare di quelli per reati d’opinione, reclusi in carcere, citando le sue parole,in violazione dei “più elementari principi del diritto, incarcerando illegalmente, senza precisare l’accusa, senza prove, senza condanna, senza che gli avvocati difensori possano aver accesso ai fascicoli dei propri clienti.” Per queste sue affermazioni è stata incarcerata altre due volte, traendone nuova forza ed esperienza per assistere i dissidenti imprigionati e le loro famiglie. 

    A fine luglio di quest'anno Taghi Rahmani venne a Bolzano su invito della Fondazione. Questa l'intervista  pubblicata su SALTO.

    https://salto.bz/it/article/28072023/le-persone-torneranno-ancora-strada