Society | L'indagine

Quanto vale una donna?

In Alto Adige vengono pagate meno e sono più precarie rispetto agli uomini. Analisi di un retaggio culturale inamovibile.

Le donne altoatesine, secondo una ricerca condotta dall’Istituto Promozione Lavoratori (Afi-Ipl) su incarico della Consigliera di parità di Bolzano Michela Morandini, hanno stipendi più bassi e lavori più precari rispetto agli uomini. Nello specifico su 128 imprese private con più di 100 dipendenti solo il 9% del gentil sesso ricopre un ruolo da dirigente (comunque meno retribuito rispetto alla controparte, il 27,8% in meno per la precisione) e il 17,3% lavora con contratti a termine, contro l’8,4% dei colleghi maschi che si aggiudicano dunque più facilmente il tempo indeterminato. A parità di posizioni ricoperte, invece, le donne prendono il 17,8% in meno.

Le ragioni?In primis la mancanza di tempo - spiega Silvia Vogliotti dell’Ipl -, le donne stesse fanno più fatica a proporsi per incarichi dirigenziali che richiedono una disponibilità di tempo e di mobilità maggiore. La differenza di retribuzione invece dipende dalle integrazioni al reddito di indennità - come quelle di trasferta o di coordinamento, ad esempio - dagli straordinari e dai premi di risultato, tutti vantaggi che gli uomini sfruttano di più perché possono contare su più giorni di presenza. La parità si avrà nel momento in cui si raggiungerà un equilibrio nel tempo di cura che gli uomini dedicano alla famiglia”. 

Alzi la mano chi è sorpreso. Il problema, al di là dei dati e degli impedimenti oggettivi, è anche di percezione; l’universo femminile viene spesso diviso dal maschilismo più facilone e pernicioso in due macrogruppi: ci sono quelle appartenenti al Fight club muliebre, la loggia delle ovaie d’acciaio, dell’intelligenza esibita perché “devono dimostrare” e quelle col radiocollare, le mamme chiocce, le custodi monacali del focolare. Se fosse possibile innestare nella psiche degli uomini una certa visione femminile per ottenere una rappresentazione della realtà che sia corretta e imparziale, allora, oltre a stimolare la solita, passiva, indignazione si potrebbero finalmente superare queste indigeste resistenze culturali in cerca di una finora miope redenzione.

Io sono sempre più convinta che oggi le donne non ce la possano fare a risolvere il gap da sole – commenta Nadia Mazzardis, imprenditrice, portabandiera della sezione altoatesina del movimento “Se non ora quando?”, nonché nota blogger di Salto -, questi dati sono la dimostrazione che avere ancora oggi Commissioni Pari Opportunità negli enti pubblici, Forum parità nei partiti, formati da sole donne, non è più sufficiente. Siamo un paese dove se non introdurremo, nei comuni italiani e dunque anche in quelli dell’Alto Adige sopra i 5.000 abitanti, la legge sulla doppia preferenza di genere, il senato scenderà all'11% di presenza femminile. Siamo un paese dove c'è un altissimo tasso di disoccupazione fra i giovani e le donne e la politica, che dovrebbe decidere per loro, è patrimonio in massima parte di maschi anziani”.

Come si demoliscono questi stereotipi veteroculturali? Come si scongiura la demonizzazione dell’uso del corpo delle donne (esempio recente il servizio fotografico sul ministro Madia)? Come si convincono gli uomini a prendere coscienza del problema? “Partiamo dal discorso di Emma Watson alle Nazioni Unite – incalza Mazzardis - e cominciamo a chiedere agli uomini come pensano di uscire da questo tunnel che sembra infinito. Abbiamo bisogno di alleanze tra uomini e donne e non di contrapposizione. Le frasi del tipo ‘basterebbe che le donne votassero le donne’ non sono sufficienti, ci devono spiegare perché gli uomini non votano le donne. È una questione culturale, certo, ma incominciamo ad agire insieme concretamente. Fare fotografie, statistiche, studi, a cosa ci serve? A confermare la tesi che già abbiamo, che c'è un problema di presenza sociale femminile”.

La colpa è davvero tutta degli uomini?L’Italia – sottolinea ancora Silvia Vogliotti - è l’unico paese in cui in caso di maternità le donne si riducono l’orario di lavoro e gli uomini l’aumentano. C’è una corresponsabilità in questo, i padri non hanno riferimenti culturali positivi a cui appellarsi e le donne hanno difficoltà a cedere un po’ del loro ‘potere familiare’”. Sic est.

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Mon Mon Fri, 11/07/2014 - 08:36

... perché gli uomini non votano le donne.

forse una frase per gli italiani .... per noi di madrelingua tedesca questo fatto italiano é giá cominciato ad essere passato.

ma prima é sempre cercare l'errore da se stesso, per cui alla frase ... che le donne votassero le donne. e da aggiungere, che le donne volessero fare carriera, volessero chiedere aumenti, volessero ....
prima di fare una legge del cazzo all'italiana che giá parla del 50/50 (esagerata!!!)

io ha lavorato con taaaante donne molto competenti (!!), ma an un certo punto, non avvevano voglia di essere resp. marketing (anche se gli avevo detto che sarebbe il posto fatto per lei) viceversa tanti volevano ridurre il tempo di lavoro (part time etc...) ... anche questo forse é una mentalita femminile.

Fri, 11/07/2014 - 08:36 Permalink