Asocial network?
Secondo il 48° rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese relativa al 2014 il 63% degli italiani usa internet, il 49% è fruitore dei social network, di cui l'80% sono giovani fra i 14 e 29 anni. Fra il 2009 e il 2014 gli utenti di Facebook 35-45enni sono incrementati del 153% e gli over 55 del 405%. Il tempo di connessione si registra intorno alle 4,7 ore quotidiane, di cui 2 trascorse sulle piattaforme social. 7,4 milioni sono le persone che accedono a internet da smartphone; 5,3 da pc e 7,2 milioni da entrambi, con il 73% degli utenti che nel 2013 hanno caricato in rete fotografie e interagito con i post connessi.
Del resto sono circa 4 milioni gli utenti che in Italia utilizzano Instagram, il cui 58% dei contenuti condivisi sono gli abusati selfie, un trend che secondo il Centro Studi è “l'evidenza fenomenologica della concezione dei media come specchi introflessi in cui riflettersi narcisisticamente, piuttosto che strumenti attraverso i quali scoprire il mondo e relazionarsi con l'altro da sé”.
Altro dato significativo è il tempo in cui si rimane soli durante il giorno: la media per il 47% degli internauti è pari a 5 ore e 10 minuti.
Ci siamo progressivamente abituati ad una nuova declinazione dello stare “soli insieme”, insomma, votati a un solipsismo irrinunciabile con la testa china sui nostri device e le dita che si muovono frenetiche sui san pietrini della tastiera. Nel silenzio cosmico del web il paradosso fallace sta nella volontà di sentirsi connessi con tutti mantenendo tuttavia followers & co. prudentemente a debita distanza inscatolati dentro surrogati di conversazioni. Sono le abitudini comunicative che cambiano: più la connessione è veloce più noi ci aspettiamo risposte imperativamente veloci, in una simbiosi osmotica con gli strumenti web da cui dipendiamo.
Le ha raccontate con un certo stile Spike Jonze nel film Her queste “perversioni della tecnologia”: in un futuro non troppo lontano un giovane e timido Joaquin Phoenix si innamora del suo sistema operativo (che ha la voce suadente di Scarlett Johansson), una love story del tutto plausibile in versione edulcorata che tra non molto potrebbe capitare a noi tutti, malati (auto) emarginati del “condivido, quindi sono”.
Sick! Krank! Malati!
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In reply to Sick! Krank! Malati! by Andrea Terrigno
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