Cinema | Recensione

Friends will be friends

Il debutto in inglese di Pedro Almodóvar: La stanza accanto, storia di due vecchie amiche che si ricongiungono a un passo dalla fine. Una riflessione profonda sulla vita e la mortalità.
The Room Next Door
Foto: Screenshot
  • ***1/2

    I fondamentali: The Room Next Door (La stanza accanto) è il nuovo film del regista spagnolo Pedro Almodóvar – il suo primo in lingua inglese e da lui stesso sceneggiato – che ha vinto il Leone d’oro all’81º Festival del cinema di Venezia. La pellicola, nelle sale italiane da giovedì scorso (5 dicembre), arriva dopo quel brutto scivolone che è stato il cortometraggio Strange Way of Life che tutti ancora ci chiediamo ma perché, Pedrito?

    Cos’è 

    The Room Next Door è un adattamento del romanzo Attraverso la vita della scrittrice statunitense Sigrid Nunez e ha per protagoniste Julianne Moore e Tilda Swinton che interpretano rispettivamente Ingrid Parker, una scrittrice di successo e Martha Hunt, una reporter di guerra.

    Le due donne, entrambe sulla sessantina, sono state amiche per molto tempo ma si sono perse di vista da anni. Ingrid viene a sapere che Martha, affetta da un cancro al terzo stadio, è in ospedale dove si sta sottoponendo a un trattamento di immunoterapia sperimentale. Martha dice a Ingrid che intende porre fine alla sua vita ricorrendo all’eutanasia prima che il suo male peggiori e vorrebbe che l’amica le stesse accanto quando arriverà quel momento. Nel cast ci sono anche John Turturro e Alessandro Nivola.

  • (c) Sony Pictures Classics

  • Com’è

    In una battuta: è molto “cinema d’autore”. The Room Next Door non è il film più straordinario di Almodóvar, a cui manca l’essenza stessa del suo cinema pur contenendone i classici marchi di fabbrica: l’eleganza estetica, la presenza al centro del racconto di donne forti e sofisticate, nonché alcuni dei temi cari al regista premio Oscar come il desiderio di spingersi oltre ciò che è accettabile nella società – qui, nello specifico, la questione del suicidio assistito, approcciata con grande empatia rispetto ad altri film sull’argomento, e la difesa della libertà di scelta. 

    Pur essendo un film “sedato”, misurato, quasi stanco, fin troppo denso di dialoghi (non sempre fluidi) e con una frequente tendenza dei personaggi allo “spiegone”, un Almodóvar minore, The Room Next Door è un’esperienza sopra la media. È un film profondamente commovente ma soprattutto politico, anche se lo è in modo più morbido e docile rispetto ad altri lavori precedenti con i quali non riesce a competere in termini di audacia narrativa, ma è apprezzabile il fatto che Almodóvar abbia scelto di non affollare il film di personaggi ansiosi di dibattere la moralità della situazione.

    La fragilità della vita, il rapporto con la morte, l’amicizia sono gli architravi tematici del film che funziona in particolare grazie al carisma di Julianne Moore e Tilda Swinton, mentre la caratteristica attenzione del regista di Donne sull'orlo di una crisi di nervi per i dettagli visivi e l’uso seducente e raffinato del colore rendono il film affascinante da guardare.

    The Room Next Door è un viaggio contemplativo, una meditazione sulla mortalità e certo, qualche nota in più di umorismo forcaiolo per variare il tono non avrebbe guastato ma, come si dice, il film ha il cuore al posto giusto, ed è quello che conta.