“Senzatetto? Serve un ospedale da campo”
salto.bz: Assessore Andriollo, lei ha chiesto di replicare agli ultimi tre articoli che entravano nel merito della gestione dei servizi rivolti alle persone senza dimora. Perchè?
Juri Andriollo: Vorrei precisare alcune cose. Premetto che la libertà di espressione va preservata e ben venga qualsiasi volontà di verificare fino alla radice il sistema, che mi permette di acquisire ulteriori informazioni per migliorarlo, va bene tutto. Mi preme però ricordare che la nostra visione nasce dall'esigenza di fornire un servizio alle persone, dare un sistema di accoglienza il migliore possibile compatibilmente con le storture demenziali della burocrazia e di un ordinamento complesso. È un sistema ingessato e nonostante questo abbiamo cercato di dare una soluzione qualitativamente migliore possibile, compatibilmente però con i numeri che abbiamo e su questo non intendo cedere: posso lavorare bene con 20, 50, 80 persone ma non posso lavorare con 200 persone non stabili sul territorio che si muovono continuamente. Oltre al fatto che ci sono anche persone che non intendono entrare per diversi motivi nelle strutture.
O che non riescono.
Ci sono tante ragioni, al di là di quello che dice il singolo e di alcune piccole difficoltà riscontrate durante l’accesso a cui però abbiamo cercato di porre rimedio. Ci sono però persone che non vogliono convivere con altre persone, il cosiddetto fenomeno dei clochard, e quella è una scelta di libertà che io rispetto. Poi c’è anche chi non ha nessun titolo di rimanere sul territorio o chi non si vuole mostrare perché deve scontare una condanna. Non credo siano pochi questi casi. Anche chi entra nelle strutture ha le proprie ragioni, compresa la volontà di utilizzare fino al massimo i servizi gratuiti che vengono offerti. Ad ogni modo, belle o brutte che siano, centinaia di persone che abbiamo ospitato in via Comini che sono uscite, lavorano e hanno la loro vita. E lo hanno fatto grazie a noi che li abbiamo accolti, sfamati, indirizzati e affiancati grazie a diversi progetti.
Perché l’ex Alimarket e perchè ancora una volta questa modalità di gestione?
Perché l’affitto lo paga la Provincia, è l’unica struttura che ci ha messo a disposizione e questo è l’unico modo di gestirla. È vero che siamo in zona industriale ma nonostante questo ci sono molte persone che, parlando di bassa soglia, usufruiscono per esempio della struttura da 95 posti letto di Via Comini, quindi evidentemente non è un problema. Se sommiamo i senzatetto di via Comini alle 60 persone che sono all’ex Alimarket, su una capienza di 95 persone, ci rendiamo conto che non sono poche rispetto agli abitanti della città (107.591 ndr) e dimostrano che stiamo già facendo troppo, senza contare tutte le altre strutture che abbiamo sul territorio comunale, che anche quando non vengono gestiti direttamente dal Comune ricadono sempre sui di noi. Non sono contro alle piccole strutture in sé, mi richiamano spesso il modello di Vienna. Tuttavia la capitale austriaca si trova in una piana, io se arrivo a San Giacomo sono nel comune di Laives e se mi avvicino a Castel Roncolo mi avvicino a Renon: bisogna capire la geografia del luogo e quali sono i posti: per questo è impensabile che restino tutte concentrate a Bolzano. In materia di bassa soglia abbiamo fatto quello che potevamo fare e anche troppo. Si può sempre migliorare, anche se in mezzo a queste obiezioni ci sono punti di vista diversi, ma si deve riconoscere che la città ha dato la possibilità di avere un luogo dove dormire, lavarsi e ricoverarsi durante il giorno. Esperienze come il Dormizil sono bellissime ma si tratta di un privato e il pubblico non può permettersi di riproporle. C’è una macchina burocratica molto complessa e si perderebbe molto tempo a intraprendere un percorso di questo tipo, o di accoglienza diffusa in appartamenti. Un processo lunghissimo, che non è detto, visto l'iter complesso, possa andare a buon fine e che finirebbe per essere anche dispendioso. Si può avere più o meno coraggio ma noi non siamo padri-padroni: c’è un sistema che ci obbliga a delle situazioni complicate. Qui però si parla di emergenze che hanno bisogno di un ospedale da campo, almeno per il contesto cittadino che non è assimilabile a quello provinciale. Questo deve perseguire il Comune: essere più ospedale da campo e meno erogatore di servizi proprio per rispondere a queste esigenze di cambiamento veloci e costanti della società. E per questo abbiamo cercato, con l’ex Alimarket, di individuare una soluzione che possa essere stabile e definitiva.
L'ex Alimarket non era la nostra prima scelta ma ci ha permesso di venire incontro ai vari tecnicismi e alle nostre esigenze
Ma la convenzione della Provincia con l’affittuario dell’ex Alimarket non dovrebbe scadere il prossimo luglio 2022? Come è possibile parlare di soluzione stabile?
Io avevo chiesto di individuare altri stabili ma siamo finiti lì. L'ex Alimarket non era la nostra prima scelta ma ci ha permesso di venire incontro ai vari tecnicismi e alle nostre esigenze. Noi comunque stiamo cercando una soluzione definitiva e dare un processo governato di quelle persone che statisticamente ricadono sulla città di Bolzano. Con i primi giorni dell’anno indagheremo con l’Ufficio patrimonio per vedere se anche noi abbiamo delle strutture adeguate.
In materia di accoglienza alternativa mi parla di costi che sarebbero difficili da giustificare, ma 330 mila euro per la gestione dell'ex Alimarket sono davvero alti per il servizio che viene effettivamente offerto e destinato a cessare. Come si giustifica questa cifra?
Sono i costi di gestione: guardiania, pasti, utenze, manutenzione. Recentemente anche il personale che fa i tamponi in loco. Questa è la spesa che abbiamo preventivato, poi faremo il consuntivo finale per vedere quanto effettivamente è stato speso e che dovrà ovviamente essere rendicontato.
A proposito di tamponi. Uno dei problemi maggiori per l’accesso nelle strutture di bassa soglia è stato l’obbligo di somministrazione di un PCR al primo ingresso per "motivi di sicurezza sanitaria". Adesso sono stati ritenuti sufficienti i tamponi rapidi eseguiti direttamente in loco. Come ci siamo arrivati?
Noi abbiamo scritto all’Azienda sanitaria per chiedere il macchinario per i tamponi molecolari da somministrare al primo ingresso, requisito imposto dall’Azienda sanitaria stessa. Abbiamo sin da subito chiesto un altro metodo per entrare e abbiamo invitato l'Azienda a rifletterci fino a che, dopo alcuni tira e molla, ha confermato che basterà un tampone antigienico di terza generazione per l’accesso. Già il 29 dicembre sono stati consegnati a Croce Rossa e Volontarius una prima fornitura di 500 tamponi rispettivamente per l'ex Alimarket e via Comini, test che verranno fatti direttamente da loro, sommati a screening regolari alle persone che dormono lì.
La soluzione è arrivata comunque dopo ben un mese e mezzo dall’apertura della struttura per l'Emergenza freddo...
Ci sono delle interlocuzioni obbligatorie, non posso scavalcare nessuno. Tutto quello che abbiamo fatto è frutto di un’ottima collaborazione come ha dimostrato la campagna vaccinale per senza dimora, una collaborazione che però si deve scontrare con un sovraccarico di lavoro per ambedue le parti.
Lei parla di ospedale da campo, che evoca immediatamente a una situazione di urgenza improvvisa. Qui però stiamo parlando, nella maggior parte dei casi, di condizioni strutturali all’interno della società, a partire dal lavoro povero e precario. Perché proporre l’ennesima soluzione che si basa su un approccio emergenziale, in periferia e che non risolve nessuna situazione di marginalità? Che fine ha fatto il progetto dell'ostello sociale che da anni chiedono le organizzazioni di volontariato?
Il tema della casa è un tema per tutti, chiaro che è più sentito per chi non ha continuità di reddito. Per quanto riguarda l’ostello sociale ci stiamo lavorando, ma è competenza della Provincia. Magari avessi competenza io.
Noi continueremo l’interlocuzione con la Provincia ma deve esserci un percorso ordinato: le persone che arrivano al Brennero non me le devi mandare sempre e solo a Bolzano
Nella vicina Trento la proposta dell'ostello sociale è passata direttamente dal Comune.
Non conosco come funziona Trento ma mi sono preso l’impegno di scendere per avere una cornice regionale. Noi comunque continuiamo a dimenticarci che dobbiamo gestire tutte le persone, comprese famiglie con bambini, che fuoriescono da percorsi di accoglienza. Il nostro lo abbiamo fatto, non siamo stati fermi a guardare. Ma il Comune di Bolzano non è la Provincia. Non è solo una questione di soldi, sebbene il Sindaco sia stato bravo a far modificare il quadro della finanza locale per obbligare chi non fa servizi per senza dimora sul territorio a dare risorse a chi se ne sta occupando. Questo è un fatto di principio. Noi continueremo l’interlocuzione con la Provincia ma deve cambiare il paradigma: le persone che arrivano al Brennero per esempio non me le devi mandare sempre e solo a Bolzano perchè c’è l’Infopoint e i luoghi deputati a fare domanda di asilo: si deve creare un servizio direttamente al Brennero o in altre città del territorio. Non si tratta di spostarli come pacchi ma deve esserci un percorso ordinato e noi continuiamo a chiederlo.
Perché anche in Provincia è più semplice chiedere e ottenere interventi sempre orientati sull’emergenza e la bassa soglia anziché percorsi strutturali di fuoriuscita effettiva da una situazione di marginalità?
Lo chieda in Provincia. Sono certo però che, a prescindere, dovremo aiutarci un po’ tutti. Serve un processo governato dall'alto in maniera sistemica, non può essere demandato ai singoli comuni.
Riassumendo Provincia e
Riassumendo Provincia e Comune non si parlano e c'è "macchina burocratica molto complessa". Praticamente niente di nuovo sotto il sole. Si può traslare la cosa ad altri problemi.