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La volta buona per la doppia preferenza di genere?

Mercoledì va in Consiglio regionale una proposta per chiedere che alle Comunali del 10 maggio una delle due preferenze vada all'altro genere.

Un piccolo debutto istituzionale la preferenza di genere l'aveva avuto con le elezioni europee del 25 maggio 2014. Su tre preferenze una doveva andare ad un/a candidato/a di altro genere. Ma si sa che è già tanto che l'elettore ne dia una preferenza, quindi nella pratica gli effetti per quanto riguarda un effettivo riequilibrio sono stati scarsi.

Sempre alle Europee, c'era stato un caso di curiosa “submission” in Trentino. Le “truppe autonomiste” avevano l'incarico di votare in massa Herbert Dorfmann, ma vicino alla stella alpina non c'erano tre spazi per le preferenze, ma solo uno come previsto dalle normative particolari per le minoranze linguistiche. Ma i candidati della Edelweiss erano più d'uno, tra i quali anche la coraggiosa e fedele trentina Lorena Torresani che, in pratica, era in lista ma doveva far sì che non fosse lei a essere votata, ma Dorfmann. Perchè lo spazio era uno solo.

Per raddoppiare quindi lo spazio ci sta mettendo molto impegno e risorse Sara Ferrari, assessora trentina alla conoscenza ed alle pari opportunità, che mercoledì 11 febbraio presenterà in Consiglio regionale un disegno di legge per far sì che alle Comunali del 10 maggio 2015 la seconda preferenza vada a candidati/e di altro genere.

Una sfida che venne persa da Margherita Cogo prima delle Provinciali 2013, ma che oggi può contare su maggiore supporto. Come scrive Giuseppe Fin su L'Adige del 7 febbraio infatti l'appoggio ad una doppia preferenza (e non tripla come per le Europee) di genere viene dal presidente Rossi («esistono strumenti capaci di agevolare la presenza femminile in politica e questi strumenti li vogliamo usare fino in fondo. Siamo davanti ad una battaglia di civilità», dal sindaco di Riva Adalberto Mosaner, il primo a costruire una giunta con 3 uomini e 3 donne.

Ma si sono spese anche Confindustria, con Manuela Zanoni ed Alessandro Lunelli e Confcommercio con Rita Matano. Quindi Albino Armani, presidente dell'Ordine degli ingegneri, il senatore Vittorio Fravezzi, la presidentessa di Trentino Trasporti Monica Baggia, i democratici Luca Zeni, Violetta Plotegher, Lucia Maestri. Oltre al naturale convinto appoggio di Eleonora Stenico, Consigliera di parità.

Il momento può essere propizio anche per il fatto che a capo della segreteria del primo e del terzo partito trentino, che sono in procinto di creare assieme un nuovo soggetto politico, ci sono Giulia Robol (Pd) e Donatella Conzatti (Upt). Ma è Luisa Gnecchi a mettere in guardia da possibili “scherzetti” da parte della Svp, che con i suoi 17 consiglieri è, da sempre, la forza determinante in Regione.

Oltre alla via legislativa da tempo è stata presa anche la via della persuasione morale, l'invito a scendere in campo. Un ciclo di incontri, disseminati nelle valli trentine, dal titolo “Donne in politica: impegnarsi oggi per costruire il domani”, curati dall'assessora Ferrari.

La sensazione però è quella che, a tre mesi dalle Comunali ed in fase di assemblamento delle liste per la competizione elettorale il “problema” rimanga sempre lo stesso: trovare quel terzo di candidate per costruire una lista.

La questione è dibattuta al solito tra chi dice che le-donne-non-votano-le-donne e chi crede che la vicenda più che su un piano legislativo vada risolta su un piano culturale. Certo è che, nel 2015, nell'Europa considerata “campionessa dei diritti” non è più immaginabile assistere a vicende come quelle della giunta della Camera di commercio di Trento. Dodici componenti, zero donne.