Environment | Gastbeitrag

Tempi lunghi per le fucilate

L'iter per arrivare all'abbassamento del livello di protezione del lupo richiede ancora alcuni passaggi normativi, ma la Provincia di Bolzano potrà "sparare" prima degli altri grazie ad una norma varata dal governo Renzi. E non sarà un "liberi tutti".
lupo
Foto: Rocco Modugno
  • A forza di proclami e di propaganda sui destini futuri del lupo in chiave europea e sui suoi riflessi in chiave locale, si rischia solo di alimentare una gran confusione. Cominciamo col dire che a breve o medio termine non succederà assolutamente nulla. Niente fucilate. L’iter di approvazione di declassamento del lupo da “specie particolarmente protetta” (allegato II) a “specie protetta” (allegato III), richiede infatti ancora una serie di complessi passaggi tanto a Bruxelles quanto a Roma. 

    Basti dire che la modifica della Convenzione di Berna approvata a dicembre dal Comitato della Convenzione, verrà formalmente recepita appena il 7 marzo prossimo.  Solo a partire da quel momento, verrà avviato l’iter di modifica della Direttiva Habitat, che è una sorta di emanazione applicativa della Convenzione di Berna. Come è noto, la Commissione europea dovrà avanzare una proposta in tal senso e trovare il consenso di tutti e 27 i Paesi dell’Unione. Senza unanimità, niente modifica. Superato questo passaggio, la palla passerà a Roma per la modifica del DPR 357, che è il decreto attuativo con il quale l’Italia nel 1997 ha recepito la direttiva europea. Tempi probabili, un anno, forse qualcosa di meno, forse qualcosa di più. 

     

    Il governo Renzi aveva infatti passato alla Provincia la delega sulla definizione dell’elenco delle specie cacciabili nel quadro del rispetto degli obblighi internazionali

     

    Per la Provincia di Bolzano però, forse qualcosa di meno. Il perché è presto detto: modificato il DPR, a livello nazionale servirà altro tempo per modificare anche la legge sulla caccia, ovvero la legge 157 del 1992, con tutti gli aggiornamenti successivi. Bisognerà mettere mano in particolare all’art. 18, che contiene l’elenco delle specie cacciabili, e molto probabilmente anche all’articolo 2, dove si cita il lupo tra le specie particolarmente protette. Un passaggio parlamentare che, molto probabilmente, non sarà né rapido né particolarmente semplice.  Ma che sfiorerà solo le competenze altoatesine senza toccarle. Il governo Renzi aveva infatti passato alla Provincia la delega sulla definizione dell’elenco delle specie cacciabili nel quadro del rispetto degli obblighi internazionali, per cui Bolzano, unica realtà territoriale italiana, potrà inserire motu proprio, il lupo nell’elenco delle specie cacciabili. Con il passaggio dall’allegato IV all’allegato V della Direttiva Habitat, il lupo si troverebbe infatti ad una livello di protezione pari a quello dello stambecco, specie che in Alto Adige è sottoposta a piani di prelievo nonostante sia strettamente tutelata a livello nazionale. Così come accade, del resto, per la marmotta. Tutto ciò in virtù, appunto, della delega renziana. 

    Questo però non significa affatto un liberi tutti. Proprio per niente. I piani di prelievo di stambecco e marmotta vengono presentati annualmente e devono ottenere il via libera di Ispra. La stessa cosa accadrà, eventualmente, anche per il lupo. Perché, e questo va ricordato, il declassamento del lupo a specie protetta obbliga comunque, in modo vincolante,  gli Stati membri a preservare uno stato favorevole di conservazione per la specie e tocca ad Ispra vigilare. Il vincolo inoltre va interpretato per regione biogeografica, quindi non si potrà dire “gli eliminiamo qui, tanto ce ne sono in Molise”. Toccherà ad Ispra indicare una quota di prelievo compatibile con gli obiettivi di tutela e quella quota difficilmente supererà il 10%. Ammettiamo pure che arrivi al 20%, significherebbe comunque 15 lupi sui 78 stimati oggi sul territorio provinciale. Ne resterebbero in circolazione più di 50 e, esaurita la sbornia da pallettoni, nessuno che abbia un po’ di onestà intellettuale potrà a questo punto esimersi dal riconoscere che la strada della prevenzione e della professionalizzazione dei pastori è e resta comunque una strada obbligata.    

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Herta Abram Sat, 02/08/2025 - 14:31

Fundierte Aufklärung! Danke Mauro Fattor!!

Fundierte Aufklärung, wird in Südtirol seit Jahrzehnten verabsäumt, blockiert, unterbunden, hintertrieben oder überhört!

!!Verhaltensregeln, Biologie und Wesensartbeschreibungen müssten längst selbstverständlich in Wanderführern, Tourenvorschlägen, Tourismusfouldern, allenmöglichen Zeitungen, undund zu finden sein!!

Klar ist, auch nach der Senkung des Schutzstatus des Wolfs ist seine Ausrottung in Südtirol nicht möglich. Nur ein Zusammenleben, eine Koexistenz mit dem Wolf, kann die Lösung sein. Was es aber braucht, ist ein umfassend gefördertes Herdenschutzprogramm überall, besonders aber auf den Almen, innovative Lösungen bei der Jagd und eine fundierte Aufklärung über die Gefährlichkeit des Wolfs(+ Bär )

Wird das umgesetzt, ist es fast egal, welcher Schutzstatus dem Wolf zugesprochen wird. Aber es würde dazu führen, dass wir uns in unserer gesellschaftlichen Diskussion mit Sachfragen zur Koexistenz statt mit dem Existenzrecht des Wolfs befassen. Felix Knauer/ Wildbiologe

Wo steht Südtirol?

Es ist würdelos, wenn Bauernbund, HGV und Politik den Wolf weiterhin politisch instrumentalisieren, für vieles, was schiefläuft - besonders in der Landwirtschaft. Nach dem Motto: Dieser Neuankömmling ist schuld am Niedergang der Almwirtschaft und wird alle Almbauern aus dem Geschäft schmeißen. Wenn man sich den Rückgang kleinbäuerlicher Betriebe anschaut, dann ging es lange vor der Rückkehr des Wolfs schon nach unten.

Gedankenanstoß : Was haben Wölfe und Geflüchtete miteinander zu tun?

Wolf wird in der öffentlichen Diskussion bleiben. Dafür polarisiert er zu stark

Sat, 02/08/2025 - 14:31 Permalink