Donne dentro e fuori
L'accostamento donna-straniera è logico e interessante. L'ho scelto per contrastare le teorie xenofobe che considerano le donne straniere soggetti nemici in contrapposizione alla donna europea, autoctona, e anche per contraddire l'adagio, dal mio punto di vista assai offensivo, donne e buoi dai paesi tuoi.
Personalmente vengo da una famiglia in cui le donne sono state perennemente in lotta per la conquista e la difesa dei loro diritti, anche se il movimento femminista nell'Albania comunista non era visto di buon occhio in quanto considerato un concetto sconosciuto e strano. Una donna convinta dei concetti marxisti non poteva essere anche femminista visto che per contrastare la discriminazione, l'oppressione delle donne da parte degli uomini o della società, c'era già la teoria comunista .
Tant'è che nella mia memoria sono stata sempre circondata da donne forti, direttrici di scuole, delle fabbriche, che ricoprivano ruoli importanti nei diversi ministeri. Ovviamente questa era una parte della realtà, una delle tante sfaccettature del sistema, la parte più "truccata" e visibile. Crescendo in questo ambiente erroneamente valutavo alla stessa maniera tutto il resto .
Dopo l'università ho dovuto confrontarmi con altre realtà a me sconosciute come, per esempio, il destino delle donne delle periferie che rappresentavano la maggioranza dell'universo femminile albanese . Molte di queste donne lavoravano duramente ma tornando a casa, non trovando un contesto favorevole, dovevano lottare per ogni singolo diritto, il che risultava troppo faticoso. I media, la letteratura non aiutavano granché . Tante donne scrittrici erano imbavagliate a causa degli stereotipi femminili che rappresentavano la donna come figura saggia, madre, moglie, sorella, lasciando però nel buio totale la parte femminile sessuale e sensuale. La letteratura straniera veniva controllata e censurata per contrastare il confronto con esperienze di altre donne e di altre realtà. A ciò si aggiunse in seguito il crollo della dittatura che, diversamente da quanto si sperava, portò altre forme di discriminazioni.
L'emigrazione femminile albanese negli anni 90 verso l'Occidente è stata soprattutto un'emigrazione culturale. La maggioranza delle donne che riempivano le navi erano donne con un livello d'istruzione medio-alto, che vedevano nell'emigrazione una continua emancipazione, coscienti che potevano e dovevano pretendere di più.
La mia prima sensazione dopo aver toccato terra italiana è stato lo stupore per la bellezza, una riconferma di quello che mi aspettavo dal punto di vista artistico, ma passata la prima emozione mi sono scontrata con la realtà concreta ed ho realizzato con dolore quelle che erano le mie vere possibilità. Superato il primo progetto a breve scadenza, ovvero il mio arrivo in Italia, tutto d'un tratto mi sono trovata senza una visione che andasse al di là della mera sopravvivenza. Mi sono resa conto di non essere più quella che avevo portato con me, che la nuova patria non aveva bisogno di quella che ero stata.
Ti scopri cosi priva di una comunicazione autentica con la società nuova di cui vorresti far parte, nella quale vorresti essere rappresentata. Scopri che la lingua che tu ritieni di conoscere non la conosci affatto, cosa molto grave per chi scrive come me. Diventa sempre più difficile con un linguaggio povero trasmettere agli altri testimonianze complesse . Improvisamente sei denudata, disarmata e ti trovi senza un sostegno economico e psicologico. Ti rassegni, abbassi il livello delle tue pretese e cominci a fare qualsiasi lavoro. Mentre ti sforzi per sopravvivere, man mano dimentichi la tua professione di prima, e nella veste nuova sei la badante, la donna delle pulizie, la commessa. Poche donne hanno la possibilità di riprendere gli studi o di vedersi riconoscere il diploma di laurea, o di perfezionare la conoscenza della lingua italiana, specialmente chi è sposata e ha dei figli. Il tempo passa e nessuna delle esperienze che stai accumulando ti aiuta a ritrovare la donna di una volta. Ti immergi nell’ oblio di quello che sapevi, e con un curriculum nuovo, le tue nuove specializzazioni, quelle che sei stata costretta ad acquisire, diventano gli unici elementi per trovare altri lavori. Ed eccoti qua; un'amica mia, di professione economista, da quasi 20 anni si prende cura degli anziani, li assiste, li pulisce, gli dà da mangiare, e sarà cosi fino alla fine. Questa signora è emigrata all’ età di 30 anni, e da quel momento in poi ha fatto solo la badante e la donna delle pulizie. Ha cancellato tutto il suo passato, e basta un accenno a quello che era una volta per tormentarla.
Il mio percorso di donna e di straniera è stato ed è tuttora difficoltoso, insicuro e quasi sempre accompagnato dal rischio di precipitare nell’ abisso della disoccupazione, ma tornando indietro lo rifarei. Salirei sulla nave di mio padre nascondendomi nella sua camera, passerei la notte guardando dall'oblò il nero piatto del mare e vicino alla costa m'infilerei dentro l'armadio, finché lui, sempre mio padre, mi avviserebbe dell’ arrivo a Gallipoli. Lo abbraccerei di sfuggita mentre cercherà di trattenere le lacrime e mi nasconderei nella macchina del mio uomo prima che arrivasse la polizia. La mia è una storia di emigrazione per amore della libertà, dei cambiamenti intesi come un'opportunità di crescere, che mu ha costretta a calpestare strada facendo il mio passato. Altrimenti non avrei mai potuto conoscere donne di altri paesi, storie che amo,e che non mi annoieranno mai nel loro tragico o fortunato epilogo.