Un’opportunità mancata?
L’idea era stata lanciata recentemente dal sociologo Stefano Allievi sul Corriere del Veneto sulla scia della scuola più selettiva di Francia, l’Ecole Normale Supérieure di Parigi, che ha aperto le sue aule ai nuovi rifugiati, una quarantina in tutto, fornendo loro tessera dello studente, corsi di francese e un pasto al giorno. Un progetto “per dare un futuro a chi è scappato dal proprio passato” e che potrebbe essere imitato anche da tutte le università del Nordest, “ognuna adottando qualcuno, tra i rifugiati potenzialmente titolati”, proponeva il sociologo. Il tutto a favore di una larga e lungimirante politica d’integrazione, con l’auspicio di non ghettizzare (e non autoghettizzarsi), e di decostruire le narrazioni tossiche che spesso ammantano la tematica dei flussi migratori.
Una prospettiva, quella avanzata da Allievi, che tuttavia non convince Gabriella Dodero, prorettrice agli studi dell’unibz, la quale precisa che è “importante offrire iniziative ‘con’ migranti e rifugiati e non ‘per’ migranti o rifugiati”, ma che “non serve offrire ciò che noi pensiamo che desiderino. Dobbiamo sapere invece ascoltare quali sono le loro esigenze, imparare a conoscere chi arriva da paesi lontani e a rispettarli come persone adulte, e questo è un processo che richiede tempo e fiducia reciproca. Non sempre iniziative estemporanee dettate dallo slancio emotivo rappresentano un passo avanti in questa direzione”. L’Università di Bolzano, in collaborazione con la Provincia, spiega Dodero, ha in serbo piuttosto progetti dedicati agli stranieri ormai integrati da tempo sul territorio. Corsi di lingua e corsi professionalizzanti, perché “è quando queste persone decidono di restare che inizia il dialogo e nasce l’esigenza della formazione, a quel punto può subentrare l’università per fornire un sostegno”, chiosa la docente.
Il riconoscimento dei titoli di studio è un altro “campo d’azione” sul quale l’Ateneo, che del multiculturalismo ha fatto un vanto (circa 50 le nazionalità fra gli iscritti dell’unibz) potrebbe intervenire: “Tra gli attuali studenti di unibz - prosegue la Prorettrice - alcuni sono arrivati come rifugiati dai rispettivi paesi, qualche anno fa. Il grosso ostacolo in questi casi è ricostruire la documentazione dei titoli di studio, una procedura complessa, molto lenta e che purtroppo non sempre va a buon fine. Quando finalmente le carte sono in regola, lo studio allora può rappresentare un momento importante di progettazione di una nuova esistenza”. Per chi deve invece sottostare alle lungaggini burocratiche per ottenere asilo la strada dei diritti è ancora dissestata, “inutile imbarcarci in iniziative che probabilmente non siamo ancora preparati ad affrontare”, conclude Dodero.
Sicher kann man die
Sicher kann man die Bedürfnisse der Migranten und Flüchtlinge abfragen und erforschen lassen. Die UNI muss ja auch ihre Forscher beschäftigen. Gleichzeitig kann man die Angelegenheit auch auf die lange Bank schieben. Im Bereich der Weiterbildung kenne ich das Prinzip, dass man etwas anbieten muss und dann sehen, ob das Angebot ankommt. Wenn man Leute befragt, dann ufert das aus, denn die Menschen, auch Migranten und Flüchtlinge, haben Träume. Das heißt dann aber nicht, dass sich diejenigen dann auch zu den extra konzipierten Angeboten anmelden und teilnehmen. Neue Migranten und Flüchtlinge brauchen sicher Sprach- und Integrations-Unterricht. Bezüglich beruflicher Bildungsangebote ist realistisch, Kurse anzubieten für Qualifikationen, die am Arbeitsmarkt gebraucht werden.
Wir kennen nur das
Wir kennen nur das Christentum, und das war schon eine Zecke am Orsch. Jetzt kommt Mohammed mid seinen Deppenvorstellungen und wir sagen: welcome. Jeder aufrechte Demokrat weiss das wir was verlangen müssen. Ich kenne aber Flüchtlinge der gehobenen Liga die sagen, Isalm: wir flüchten ja gerade wegen dem. Warum lasst ihr den herein?