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Maturità professionale, luci ed ombre

La Landesberufsschule di Bolzano è un fiore all’occhiello da punto di vista dell'amata formazione duale. Ma la maturità suscita ancora perplessità.

La Landesberufsschule fur Handwerk und Industrie in questi giorni ha compiuto 60 anni ed ha colto l’occasione per fare una grande festa. I motivi erano molti, oltre al giubileo. Innanzitutto l’inaugurazione ufficiale della struttura avveniristica, rimasta in sospeso, ma anche la soddisfazione per l’imprimatur dato niente meno che dal premier Renzi e dai sindacati alla ‘formazione duale’ ben organizzata in provincia di Bolzano e collegata con l’obbligo di apprendistato a scuola. A ciò si aggiunge il ringraziamento al preside Josef Haspinger, una figura molto amata, e dulcis in fundo la prima edizione della maturità professionale, fortemente voluta dalla Provincia. 

La nuova scuola di via Roma, edificata nel medesimo luogo del vecchio edificio annesso alla vecchia fiera campionaria, è un edificio avveniristico, interamente realizzato in cemento. All’epoca della sua costruzione fu un vero e proprio shock per gli abitanti del rione in cui sorge, in particolare per l’alta facciata cieca in cemento che insiste sull’incrocio ‘non piazza’ che i residenti da decenni chiamano “Il Moretti”. Con il tempo però la struttura è pienamente entrata a far parte del paesaggio, compresi i mille ragazzi di madrelingua tedesca che frequentano la scuola e i 150 tra insegnanti ed operatori a vario titolo che vi lavorano. 
L’ingresso della scuola si trova sulla nuova piazza Ziller, sita esattamente dove una volta c’era il Palazzo del Ghiaccio. Ma pochi dei residenti hanno mai pensato di fare ingresso nella scuola. Entrarci è davvero un’esperienza: il grande atrio con la volta altissima dà davvero la sensazione di toccare con mano quanto di meglio il Sudtirolo è stato ed è in grado di realizzare, sulla scia di una tenacia proverbiale e di un benessere costruito accatastando un mattone sull’altro. 
La visita alla scuola consente di apprezzare la qualità dei laboratori, delle officine e delle aule. Insomma: se qualità della struttura ha un ruolo nel successo scolastico degli allievi senz’altro la Landesberufsschule è un fiore all’occhiello. 

Dialogando con il preside Josef Haspinger e con la professoressa di L2 italiano Silvia Tiziani, si passa in breve tempo dagli aspetti logistici della struttura della scuola a quelli organizzativi e curricolari. 
Da loro apprendiamo dettagli in merito alle caratteristiche base dell’offerta formativa. La scuola prevede due percorsi, uno rivolto ai ragazzi che terminano le medie e che vogliono imparare una professione, e l’altro di formazione continua rivolto agli adulti. 
Per quanto riguarda il corso di base (a tempo pieno) la scuola si avvale anche di sedi distaccate nel territorio che danno occasione ai ragazzi di orientarsi rispetto ai successivi 3 anni di percorso, precisando le proprie attitudini/interessi.
Dopo il primo anno orientativo i ragazzi possono scegliere tra due percorsi, quello degli apprendisti (la vera formazione duale) e quello della cosiddetta Fachschule (corsi triennale a tempo pieno con specializzazioni meccatronica, tecnico informatico e tecnico delle costruzioni e infrastrutture). 
Dopo l’anno di orientamento e i 3 anni specifici, gli allievi possono quindi frequentare un ulteriore anno di specializzazione. Ed è appunto in questo contesto che da quest’anno è stata inserita l’opzione di una sorta di maturità professionale. 

La maturità professionale è stata introdotta sulla scia di un un ampio dibattito nel mondo della scuola altoatesina, inteso nella sua interezza e quindi condiviso anche dalla scuola di lingua italiana e ladina. 
I nodi sono diversi ma hanno un tema di fondo: l’idea che la maturità è e dovrebbe essere il coronamento di un percorso di formazione culturale di base. Non per forza volto ad una preparazione pre-universitaria, ma comunque legato ad una serie di parametri irrinunciabili. 
Se dunque la maturità professionale rispecchia l’encomiabile desiderio, da parte del mondo delle professioni, di raggiungere un traguardo che in qualche modo rappresenta anche uno status symbol, d’altro canto vi è anche l’esigenza che tale traguardo non sia snaturato rispetto al suo reale e completo significato. 

I responsabili didattici della Landesberfusschule non si nascondono. Sono perfettamente consapevoli del ruolo a loro affidato, in gran parte scomodo, di pionieri. Nel mostrare l’assoluta efficacia della formazione professionale altoatesina ma allo stesso tempo nel mettere alla prova dei fatti la capacità di questo mondo scolastico con un mondo e un livello di competenze che normalmente competono a Licei ed Istituti Tecnici. 
Il preside Haspinger e la professoressa Tiziani con cui dialoghiamo sono assolutamente trasparenti nel dirci che l’’accelerazione’ nella formazione culturale a cui si sottopongono gli allievi che si candidano al 5 anno che porta alla maturità (una trentina in questo primo anno pilota) è un impegno non da poco. Che si scontra soprattutto con le difficoltà del Hochdeutsch scritto, la teoria (soprattutto matematica), senza dimenticare L2 e L3. 
Quali le motivazioni per compiere lo sforzo? Per i (già) dipendenti dell’amministrazione pubblica si tratta del desiderio di accedere ad un livello retributivo più alto. Un motivazione forte, ma forse in taluni casi insufficiente per superare l’ostacolo. 

Insomma, dialogando con gli insegnanti ed i dirigenti della scuola, risulta assolutamente evidente la difficoltà ma anche una virtuosa combinazione di senso del dovere ma soprattutto convinzione ed entusiasmo che li anima.

La stessa convinzione e lo stesso entusiasmo che fanno esprimere al preside Haspinger, mentre ci saluta, l’auspicio che allo sforzo pionieristico della Landesberufsschule di Bolzano possa corrispondere quanto prima anche l’apertura dell’Università di Bolzano a corsi triennali di formazione tecnica. 
E’ inutile che noi e gli studenti facciamo questo sforzo se poi per l’ulteriore qualificazione il territorio non è attrezzato” dice il dirigente, lanciando un preciso messaggio alla politica, invitandola ad andare fino in fondo. 

Altra questione, delicata, è quella legata al fatto che la maturità professionale per ora è stata attivata solo nelle scuole di lingua tedesca. Una ferita che rischia di diventare profonda, sia dal punto di vista formale che del dibattito sull’opportunità o meno della ‘maturità professionale’ che, soprattutto tra gli insegnanti di lingua italiano, è davvero molto vivace. Soprattutto nell’ottica di un progressivo e definitivo svincolo della scuola altoatesina tout court rispetto alla tradizione scolastica italiana e le sue più recenti evoluzioni.