Environment | water light festival

“Quelle opere sono state un errore”

Gli organizzatori del Water Light Festival ammettono, con riserva, l’impatto ambientale di alcune installazioni: “Abbiamo sbagliato, ma quanta strumentalizzazione".
Water Light Festival Kola
Foto: Brixen Tourism/Santifaller Photography

A poche settimane dalla conclusione, è giunto il tempo di bilanci anche per il Water Light Festival, la kermesse di light art andata in scena a Bressanone dal 29 aprile all'22 maggio 2022. Oggi (7 luglio) gli organizzatori hanno convocato una conferenza stampa per trarne le conclusioni e sottolineare il successo dell'evento giunto alla sua quinta edizione. Le 30 opere di 34 artisti locali, nazionali e internazionali hanno illuminato le strade e i palazzi della città vescovile, tra lo stupore dei 98 mila visitatori e le polemiche di chi ne studiava, preoccupato, l’impatto derivato sull’ambiente. Primo fra tutti David Gruber, direttore del Naturmuseums che aveva condannato, chiedendone l’immediato spegnimento, l'installazione dell'artista finlandese Kari Kola. L'opera intitolata "Sound of the River", illuminando la confluenza che unisce il Rienza all'Isarco, finiva per avvolgere di luce azzurra la passeggiata lungo le sponde del corso d'acqua. Tra gli elementi più discussi dell'installazione c'era il fascio luminoso che puntava direttamente nel cielo, visibile a molti chilometri di distanza, con conseguenze sugli insetti notturni e gli uccelli migratori, che avrebbero perso l'orientamento a causa della luce artificiale dell’opera.



Oggi gli organizzatori hanno ammesso di aver percorso alcuni passi falsi, affermando che autorizzare l’opera di Kola in un festival di 24 giorni sia stato un errore, così come accettare "Il muro invisibile" dell’artista Kuno Prey, la controversa opera realizzata con 6,4 tonnellate di rifiuti plastici raccolti a Bressanone nell'arco di una settimana, smontata dopo 14 giorni per motivi igienici e sostituita successivamente con una realizzazione in paglia.


Werner Zanotti, direttore generale di Bressanone Turismo, rivendica comunque la natura sostenibile dell’evento: "Il festival è concepito in modo tale da includere, oltre all'aspetto dell’intrattenimento, anche riflessioni sui problemi ecologici legati all'acqua e al cambiamento climatico globale - ha affermato -. Abbiamo inoltre aderito al manifesto Light Festival Sustainability, sottoscritto dalle organizzazioni impegnate nella realizzazione di manifestazioni analoghe, e i nostri errori passati saranno uno stimolo per fare meglio l’anno prossimo”.
Errori che comunque, secondo gli organizzatori, non avrebbero avuto grandi ripercussioni sull’ambiente. In una delle diapositive proiettate in sede di conferenza stampa sono state messe a confronto due fotografie che mostravano, stando a quanto detto da Zanotti, l’inquinamento luminoso della conca di Bressanone prima e dopo il festival, con differenze del tutto trascurabili.


Al contrario, afferma il direttore, con l’oscuramento dello spazio pubblico, attraverso lo spegnimento di 155 corpi illuminanti per permettere una migliore resa delle opere, il festival avrebbe consentito di risparmiare una notevole quantità di energia.
Scenari diversi sono invece quelli suggeriti dalle immagini webcam arrivate in quei giorni.

 

Secondo Erica Kircheis, addetta alla comunicazione di Bressanone Turismo, le polemiche - seppur fondate - sarebbero state strumentalizzate, ricordando come gli organizzatori abbiano fatto tesoro delle critiche, riducendo l’accensione dell’opera di Kola da tre ore a un'ora a sera, dalle 22.00 alle 23.00, depotenziando il fascio di luce e riducendo i giorni dell’esposizione, passati da 24 a 18.
Non destano infine motivi di preoccupazione i nuovi criteri provinciali per il contenimento dell'inquinamento luminoso, che comunque - tra le numerose deroghe - prevedono tra le eccezioni “l’illuminazione di periodi limitati di tempo in occasione di manifestazioni e feste all’aperto di durata inferiore a 30 giorni consecutivi”.
“Non ci servivano queste linee guida perché la decisione di perseguire con opere meno impattanti è già stata presa - ha riferito Zanotti -. Io penso , tuttavia, che la sfida decisiva per i festival sia quella relativa alla mobilità sostenibile, un processo che comunque - precisa - non sarà possibile realizzare entro il solo anno a venire”.