Culture | Jazz

"...dal passato più lontano..."

Nel parco del Museo Provinciale delle Miniere di Ridanna, Zoe Pia e i Tenores di Orosei hanno presentato il loro progetto, ospiti del Südtirol Jazz Festival Alto Adige.
Florian Dariz
Foto: Florian Dariz
  • Una lieve amplificazione ha dato impulso al clarinetto, alle launeddas e alle piccole percussioni di Zoe Pia, e alle voci di Tore e Francesco Mula, Ivan Sannai e Alessandro Contu.
    Il quartetto vocale sardo, ossia il gruppo di tenores, è erede di una antichissima tradizione. Per Victor Grauer, quella dei tenores sardi, è una delle “isole sonore” che testimoniano oggi la cultura della prima umanità che dall’Africa ha occupato via via tutti i continenti. Era quella una cultura del “noi”, che si esprimeva in un canto polifonico, poi messa ai margine da una cultura profondamente diversa, che esprimeva la propria rappresentazione del mondo con il canto monodico.
    "Musica dal profondo" è ad oggi uno degli studi più aggiornati e rigorosi di etnomusicologia, per il quale Victor Grauer, partendo dal canto di due gruppi di pigmei ha utilizzato tecniche e modalità proprie all'etnomusicologia, alla genetica delle popolazioni, l'archeologia e la paleoantropologia per giungere alle sue conclusioni.

     

    La collaborazione di Zoe Pia è nata a seguito dell'invito da parte del quartetto, alla ricerca di nuove forme per questa antica tradizione.

  • Zoe Pia e i Tenores di Orosei: La collaborazione di Zoe Pia e i Tenores di Orosei è documentata in formato CD e vinile, ha per titolo “Indindara”. Foto: Florian Dariz

    I tenores di Orosei hanno articolato la loro proposta in due parti, la prima dedicata ai temi sacri, la seconda a canti e balli. Il loro tessuto polifonico si caratterizza per armonie arcaiche e per una particolarissima tecnica di emissione vocale, a tratti gutturale. Alcuni ipotizzano che questo stile vocale sia nato quale l'imitazione delle voci della natura: su bassu imiti il muggito del bue, sa contra il belato della pecora, e sa mesu boche il verso dell'agnello, mentre il solista sa boche impersona l'uomo stesso, colui che è riuscito a dominare la natura.
    Come ci ha gentilmente raccontato Tore Mula, il canto dei Tenores di Orosei, differisce profondamente da quello di Bitti, e degli altri paesi sardi seppure prossimi. Ciascuno ha la propria tradizione peculiare. Una tradizione che si tramanda ancora per via orale, da una generazione all’altra. Per provare a raccontare le emozione provate all’ascolto di questa polifonia essenziale, a tratti ruvida, sempre contenuta eppure di grande impatto emotivo, facciamo nostre le parole di Simha Aron a riguardo della musica di una tribù di pigmei: “Sentivo che la loro musica veniva dal passato più lontano, ma anche, per certi versi, da mio io più profondo.”

  • Foto: Florian Dariz
  • La collaborazione di Zoe Pia è nata a seguito dell'invito da parte del quartetto, alla ricerca di nuove forme per questa antica tradizione. La polistrumentista sarda ha proposto degli interludi tra un canto e l'altro, permettendo così alle voci un poco di ristoro, e ha sovrapposto con misura le sue linee melodiche e i suoi pattern percussivi ai canti della tradizione. E’ difficile intervenire sopra o a fianco di questa polifonia così densa, quasi inscalfibile, simile alla roccia che faceva da scenario al quintetto. Forse solo facendola “esplodere”, come con le rocce della miniera per estrarne i minerali, si potrebbe ottenere una nuova, diversa e compiuta forma sonora.
    Zoe Pia e i Tenores di Orosei sono stati salutati con calore da un pubblico numeroso, nella giornata conclusiva dell'edizione 2025 del Südtirol Jazz Festival Alto Adige.