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Omeopatia: farmaco o minaccia?

Il Regno Unito bandisce il farmaco omeopatico dal sistema sanitario, l’Italia invece aggiunge gli effetti terapeutici.
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Foto: Facebook

Nel migliore dei casi solo un placebo (Simon Stevens)

Il sistema sanitario nazionale inglese risparmierà più di 190 milioni di sterline l’anno, con l’ordine di non prescrivere più farmaci omeopatici, che a detta di Simon Stevens, direttore esecutivo della sanità britannica, non sono altro che "nel migliore dei casi solo un placebo".
Il risparmio sui medicinali che non hanno base scientifica e farmacologica permetterà di utilizzare i fondi per ricerca e sviluppo e aumentare la spesa per medicinali di cui gli effetti terapeutici sul malato sono sicuri e non speculativi.
Infatti l’Australia Health and Medical Research Council, uno dei più importanti istituti di ricerca medica, di recente ha provato che non esiste alcuna patologia che sia mai stata effettivamente curata tramite questi trattamenti.
Certo, i farmaci efficaci hanno lo svantaggio di portare effetti collaterali, come scritto nei foglietti illustrativi e l’abuso di farmaci non è mai una soluzione. 

Il farmaco omeopatico non reca danni ma neanche risolve problemi. Anche se questo non è propriamente vero, dato che in certi casi potrebbe causare ugualmente reazioni allergiche o intossicazioni.

L’industria omeopatica italiana, rappresentata da Omeoimprese, costituisce uno dei settori più redditizi d’Italia ed è al momento il terzo mercato europeo. Omeoimprese dialoga da sempre con il Ministero della Salute e con AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), che ha dedicato un portale a questi rimedi.

Infatti dal primo gennaio 2019 tutti i medicinali omeopatici immessi in commercio avranno ottenuto la certificazione dall’AIFA, compreso il foglietto illustrativo all’interno della scatola del rimedio con i propri effetti terapeutici. Tutto questo nonostante sul sito dell’AIFA i farmaci omeopatici non soddisfino i requisiti per essere classificati come farmaci, ad esempio essere composti da un elemento chimico dosabile e un principio attivo di cui si conosce il funzionamento o la presenza di un eccipiente che possa conservare il principio attivo. Persino la Bundensverband der Pharmazeutische Industrie, l’industria del farmaco tedesca, ha dichiarato di sostenere l’omeopatia come terapia efficace per i pazienti, a volte selezionato come primo trattamento.

Il dibattito sul funzionamento dell’omeopatia, come abbiamo potuto vedere, è ancora in corso e non si risolverà di certo da qui a qualche anno. Famoso il caso avvenuto nel 2001, quando in un servizio della nota trasmissione televisiva di Rai1 condotta da Piero Angela, SuperQuark, veniva detto: "L'omeopatia non è una cosa seria. Il rischio di curarsi con tale medicina non convenzionale è molto grande per i pazienti che hanno malattie gravi e soprattutto progressive". E ancora: "I benefici presenti dell'omeopatia sono dovuti all'effetto placebo, cioè sostanze che non contengono alcun principio attivo, definite anche acqua fresca". Piero Angela, per tali affermazioni, fu portato in tribunale ma vinse la causa tre anni dopo e gli omeopati che lo avevano accusato furono condannati a pagare le spese del processo civile.
 
In Italia però, circa il 20% della popolazione fa uso di almeno un omeopatico all'anno, circa 8 milioni di persone, prevalentemente al settentrione e con un titolo di studio pari o superiore al diploma di maurità. È però interessante ricordare che il divulgatore scientifico, e noto scettico, James Randi ha messo in palio un milione di dollari per chiunque possa offrire una prova inconfutabile del funzionamento dell’omeopatia. 
Nessuno si è ancora fatto avanti.