Environment | MOBILITÀ

Vorrei ma non posso

Dobbiamo creare le condizioni ideali affinché essere responsabili non diventi una mission impossible.
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Si dice che il consumatore ha un grande potere: attraverso la sua decisione influenza chi sta dall’altra parte della catena di fornitura, che sia un prodotto o un servizio. Quasi a voler dire: “chiedi e ti sarà dato.” Se vuoi che le foreste non vengano bruciate, evita di acquistare prodotti contenenti olio da palma. Se vuoi protestare contro le condizioni indegne in cui sono costretti gli animali negli allevamenti di massa, acquista la carne dal contadino che conosci.

Se vuoi fare qualcosa per ridurre le emissioni di Co2, lascia la macchina a casa e, se non puoi andare a piedi o in bici, almeno usa i mezzi di trasporto pubblico. Se vuoi che il trasporto pubblico migliori, usalo! Più facile a dirsi che a farsi.

Una domenica in famiglia, decidiamo di fare un giro in bici e tornare in autobus da La Villa, arrivati alla fermata dall’orario capiamo che un bus è appena partito qualche minuto fa, l’altro arriva fra un’ora. Poi ecco l’illuminazione: lo schermo con la scritta luminosa contraddice l’orario: il bus arriverà fra 11 minuti! Perfetto, attendiamo. Quando arriva chiediamo all’autista di poter caricare le bici nel bagagliaio, lui ci guarda perplesso: “Sapete quanto costa, vero?”.

“Hmm, no, a dire il vero non lo sappiamo, quanto?”. “7 euro a bici!”. Ah, mannaggia, 7 euro a bici?! Ne abbiamo due… Lasciamo partire l’autobus e chiamiamo il nonno che viene a prenderci: in macchina. Se non sbaglio avremmo speso quasi venti euro per fare 3 chilometri.

Un’altra scena dalla quotidianità: decidiamo di andare all’Adventure Park a Colfosco, tutti felici dell’avventura che ci aspetta, arriviamo alla fermata dell’autobus, per scrupolo guardo l’orario e vedo che per fare i 10,5 km da San Cassiano a Colfosco, ci metteremmo 40 minuti! E di nuovo, delusi, lasciamo perdere il trasporto pubblico e prendiamo la macchina, in dieci minuti siamo lì. In autobus saremmo arrivati così tardi, da non poter più entrare.

È vero che nel suo piccolo io cittadino posso fare molto, prendendo decisioni eticamente e ambientalmente corrette, ma poi? Molto spesso diventa difficile se non addirittura impossibile far seguire un’azione coerente alla decisione presa.

Se non trovo prodotti etico-sostenibili al supermercato, cosa faccio? Senza ripensamenti posso rinunciare ai limoni e alle arance israeliane, alle mele cinesi, alla carne da allevamento di massa. (Rimane la domanda se davvero questo possa avere disarmanti effetti contro le barbarie delle multinazionali. Direi piuttosto di no.)

Come faccio invece a lasciare a casa la macchina, se usare il trasporto pubblico significa inibire la mia libertà di movimento? Come genitore di due figli, se l’autobus parte solo ogni ora, non riesco a garantire una mobilità sufficiente in relazione alle mie responsabilità. Se dalla scuola mi chiamano per un’urgenza, torno a casa di corsa?

La politica dovrebbe prevedere e cogliere le esigenze del cittadino, prima ancora che diventino tali, dovrebbe agire con anticipo e con lungimiranza. Non ci vuole un genio per capire che finché i prodotti “comuni” costano tre volte meno del prodotto equo-solidale, la maggioranza prediligerà il prodotto “comune”, come non ci vuole un genio per capire che finché il trasporto pubblico non riesce a garantire una mobilità dinamica e veloce e magari anche vantaggiosa da un punto di vista economico, non solo nelle città ma anche e soprattutto nelle valli e nei territori più dislocati, le persone continueranno a usare i propri mezzi. Uscire dalla comfort zone non è nell’indole umana.

La politica e la conseguente amministrazione del territorio dovrebbero guidare verso decisioni e comportamenti eticamente e ambientalmente responsabili, dovrebbe sensibilizzare il cittadino a decidere responsabilmente per poi metterlo nelle condizioni tali, da riuscire a far seguire azioni coerenti alle decisioni prese.

E intanto che noi continuiamo a girare e rigirare la storiella, a procrastinare decisioni e a scaricare responsabilità, le foreste bruciano, le terre sono inondate, i ghiacciai si sciolgono, le tempeste imperversano, l’acqua diventa una necessità sempre più precaria, il caldo massacra e… Qualche giorno fa la Sueddeutsche Zeitung in riferimento al movimento “Fridays for Future” titolava: “Niedlich war gestern”. Qui non si tratta più di un’opinione, agire è un’impellente necessità, ma cosa stiamo aspettando?