Profughi in Austria: è quasi euforia
Questi sono giorni di grande eccitazione. L’apertura della ‘rotta balcanica’ ha catapultato il fenomeno nel cuore dell’Europa, dopo mesi in cui la sua dimensione emergenziale si era concentrata solo nell’estrema propaggine dell'Europa Mediterranea. Ora al centro dell'attenzione non ci sono più Lampedusa e la Grecia. La lente dell'Europa si è spostata nella vicina Austria e nello specifico a Vienna.
Nella capitale austriaca risiedono molti altoatesini che stanno vivendo in questi giorni da vicino il grande esodo. Molti di loro riferiscono di un’atmosfera di euforia e di grande mobilitazione da parte della società civile. Nei giorni scorsi gli austriaci hanno organizzato dei convogli di centinaia di auto per andare a recuperare i profughi in Ungheria, cercando di evitare loro lunghi spostamenti a piedi o lunghe attese prima dell’arrivo dei pullman della speranza. Ma rischiando paradossalmente per sé stessi l'accusa per traffico di esseri umani.
Ancora a proposito di paradossi: a Vienna la mobilitazione dei cittadini alla Westbahnhof ha avuto dimensioni tali che ad un certo punto la Caritas li ha invitati a non portare più acqua minerale, pannolini e giocattoli. Le organizzazioni umanitarie non sapevano più dove metterli e ad un certo punto il numero dei volontari aveva addirittura superato quello dei profughi.
Le notizie che giungono da Vienna parlano di un ruolo cruciale che è stato svolto dai media austriaci nel tranquillizzare la popolazione e motivarla all’aiuto. Gli organi di stampa in particolare hanno diffuso l’appello di Amnesty International volto a descrivere la difficile situazione in cui versava il campo di accoglienza di Dreiskirchen, alle porte di Vienna. Inoltre i media in Austria non si sono divisi, com’è avvenuto invece in Italia, in due distinti gruppi pro o contro l’arrivo dei profughi.
A Vienna persino Kronen Zeitung e in Germania la Bild, di solito molto critiche sul tema migranti, hanno assunto un tono molto prudente. D’altronde - fanno notare gli altoatesini ‘viennesi’ - erano stati gli stessi giornali qualche giorno fa a pubblicare l’immagine del bimbo morto sulla spiaggia. E prima ancora, questa volta solo loro, avevano sbattuto in prima pagina alcune foto dei cadaveri nel camion ritrovato su un’autostrada a pochi chilometri da Vienna.
In Austria anche la politica in questi giorni ha scelto un profilo basso nel commentare le notizie. Nessun partito al momento si oppone al transito dei profughi, nemmeno la FPÖ solitamente contraria. Tutti i partiti continuano comunque a precisare che quella attuale è una situazione temporanea, differenziandosi poi sulle soluzioni da adottare. La ÖVP in particolare preme per una soluzione a livello europeo, mentre la FPÖ invita a distinguere tra i Wirtschaftsflüchtlinge ed i rifugiati veri e propri a causa delle guerre. La moderazione dei partiti è comunque esplicitamente legata, dicono a Vienna, all’atteggiamento abbastanza positivo assunto per il momento dalla popolazione.
Va senz'altro detto che contribuisce molto a tranquillizzare gli austriaci la consapevolezza che il 99% dei profughi che arrivano in questi giorni in Austria, di fatto hanno intenzione di recarsi quanto prima in in Germania. Im Ministero degli Interni austriaco ha riferito che dei 15mila profughi arrivati in questi giorni sono 100 intendevano fermarsi qui chiedendo l’asilo. Quindi essere accoglienti è abbastanza facile in questo momento visto che i profughi non vedono l’ora di andarsene.
Più delicata per l’Austria è invece la situazione dei rapporti con la vicina Ungheria. Al momento vi è un un confitto aperto, direttamente tra i due premier Faymann e Orban. Orban rinfaccia all’Austria di aver voluto a suo tempo l’accordo di Dublino per non consentire ai profughi di entrare nel cuore dell’Europa, ma di essersi ora rimangiato le intenzioni originarie. “E pensare che io ho fatto di più, costruendo addirittura un muro - ha accusato Orban, imputando all’Austria di “volere ora il contrario”.
Per chiarire il quadro va anche detto che Orban sta probabilmente utilizzando la vicenda dei profughi anche anche per motivi suoi di politica interna. Questa è la causa per cui, ad esempio, orban ha dichiarato alla Frankfurter Allgemeine che sarebbe disposto ad accogliere profughi cristiani ed ebrei ma non musulmani, perché difficilmente integrabili.
Intanto la fuga dei profughi prosegue, seguita anche sui social network dai volontari, coalizzati sotto l’insegna degli hashtag #marchofhope e #CarsOfHope. Così come continua la generalizzata raccolta di beni prima necessità per i migranti, che - oltre ad acqua, cibo, abbigliamento, peluche per bimbi - comprende anche numeri di telefono di avvocati per assistenza legale in caso di arresto.
Attraverso la cosiddetta rotta balcanica al momento sono circa 5mila i profughi che riescono ogni giorno a raggiungere l’Europa. Mentre l’Unhcr riporta la contabilità dall’inizio dell’anno (finora 265mila profughi giunti soprattutto via terra, e 2800 morti in mare).
Nelle ultime ore si sono moltiplicate le prese di posizione dei politici europei. Su tutte quelle di Angela Merkel, impegnata a bilanciare politicamente l’apertura incondizionata con la verifica dello status reale di profugo. Nei prossimi giorni l’intenzione è quella di rendere operativi degli hotspot in grado di fare da filtro, una scommessa naturalmente tutta da giocare.
Alle voci di apertura all’esodo si contrappongono quelle di coloro che invece vedono nella grande massa di profughi un reale pericolo per i paesi europei. Su tutti in Francia Marie Le Pen che accusa la Germania di essere in cerca di nuovi schiavi, ossia manodopera a basso prezzo. Il premier ungherese Orban invita invece l’Europa a dare soldi alla Turchia per gestire in loco l’emergenza, senza aprire ed anzi chiudendo le frontiere “minacciate dall’invasione di milioni di persone”.
La stampa italiana, come dicevamo, ancora una volta si spacca in due schieramenti contrapposti, forse aiutata in questo senso anche dal premier Renzi.
Mentre il direttore di Repubblica Ezio Mauro è convinto che con l’accoglienza ai profughi l’Europa sta ritrovando cuore e politica, la lettura dei principali quotidiani di centrodestra è praticamente opposta, raggiungendo limiti polemici molto molto duri.
Il Giornale ad esempio evidenzia che in Europa monta lo scontento e che con l’arrivo della nuova massa di migranti è già ripartito il ‘business dell’accoglienza’. Dopo aver segnalato che la Merkel si trova ora con guai interni, Il Giornale ricorda anche le ultime dichiarazioni in merito pronunciate da Matteo Salvini (“Molti italiani hanno meno confort degli immigrati nei centri di accoglienza”). Il quotidiano della famiglia Berlusconi definisce quindi Renzi ‘sciacallo’, perché colpevole di aver mostrato ai suoi una foto Ayman dicendo “noi umani contro voi bestie”.
La dose è rincarata dal quotidiano Libero che dedica un articolo a confutare la ‘bontà’ della Merkel.
La tesi è che in realtà la cancelliera tedesca intenda ‘importare’ immigrati di serie A (siriani), rifilando invece quelli di serie B (macedoni, serbi e tutti gli altri clandestini respinti) ai paesi limitrofi Italia compresa. Per Libero i siriani sarebbero più facili da assimilare perché appartengono alla classe media e sono un po’ più ricchi. Libero conclude attribuendo al presidente della Confindustria tedesca l’indicazione di cercare tra i siriani i candidati per 500mila posti di lavoro low cost fin d’ora disponibili.
Dulcis in fundo la stoccata finale.
“Il tutto nel rispetto dell'antica tradizione teutonica secondo cui il lavoro rende liberi”