Politics | Bolzano

Psicodramma incompiuto

Quo vadis Verdi? Alla fine non c'è stato nessun voto sul sostegno a Spagnolli. E all'ultimo momento è stato evitato l'addio della Stefanelli. Questione di ore?

“Se non volete votare non votiamo. Io le mie considerazioni le ho fatte. Per continuare il dialogo con il sindaco ci vuole qualcuno più convinto, io non ci credo più. Per me è accanimento terapeutico. Stanotte ci penso e poi vediamo.”

Dopo 4 ore di interventi, riflessioni, appelli e tavoli di lavoro, alla fine è stata Cecilia Stefanelli a rimandare (in realtà solo a domani) quella che per tutta la durata dell’assemblea dei Verdi è risultato essere l’epilogo più naturale, e cioè l’addio al consiglio comunale da parte della candidata sindaco degli ecosociali.

A più riprese durante l’assemblea Stefanelli è intervenuta per comunicare a suo avviso non ci sono più le condizioni per un suo ruolo attivo nell’ottica di una prosecuzione della legislatura. Ma ogni volta i più diversi interlocutori, sia colleghi di partito che membri ospiti dell’attuale maggioranza in consiglio comunale, hanno rinnovato i loro appelli cercando di convincere Stefanelli a desistere dalla sua intenzione. 
Molti hanno ripreso il motto “nonostante questo sindaco”, spiegato le loro ragioni. 

Gli appelli più accorati e convincenti sono stati quelli rivolti a Stefanelli da parte del consiglieri provinciali Riccardo Dello Sbarba e Brigitte Foppa

Dello Sbarba ha richiamato addirittura la costituzione affermando di avere rispetto profondo per la prossima decisione di Stefanelli. Ma nello stesso tempo ha anche definito un errore la scelta di Stefanelli di dichiararsi personalmente indisponibile ad ogni possibile prosecuzione del sostegno a Spagnolli (“ha regalato la sua testa su un vassoio”). 
Dello Sbarba ha rigettato senza mezzi termini l'idea (o meglio la ‘storiella’) che ora tutto dipenda dai Verdi (“siamo stati ingenui e siamo diventati un facile capro espiatorio”). Il consigliere provinciale si è detto contrario a mandare a casa tutto il consiglio comunale perché si tratterebbe - ha detto - “di un fallimento della politica”. “In realtà finora abbiamo vinto noi” ha aggiunto Dello Sbarba con enfasi, ricordando il voto contrario a Benko. Aggiungendo pure che “Spagnolli dovrà eventualmente essere mandato a casa più avanti, quando ci sarà una motivazione valida che ora non c’è”. Dello Sbarba ha anche usato una metafora, per condire il suo discorso. 

“Noi Verdi non buttiamo nulla, riusciamo anche a tirare fuori il sangue dalle rape”

Ed ha quindi concluso dicendo che votare le mozioni di sfiducia di Lega e Movimento 5 Stelle (come precedentemente paventato da Stefanelli) sarebbe un grave errore. “Perché le mozioni sono entrambe contraddittorie”, ha precisato Dello Sbarba. 

Successivamente ha preso la parola Brigitte Foppa, ricordando la sua esperienza (“poggiare le decisioni su più spalle dà forza, bisogna raccogliere le intelligenze”). Facendo quindi la sua proposta: “all’attuale coalizione diamo un tempo definito, due settimane, per ritrovarci attorno a un tavolo e vedere se c’è un vero interesse a ricompattarci”. 
E rivolgendo anch’essa a Stefanelli il suo appello. 

“Cecilia ti prego non dire allora me ne vado, manda qualcun’altro alla trattativa e poi decidi. Non mettere l’assemblea di fronte alla scelta di scegliere tra le proprie opinioni e la tua presenza. Tutti qui abbiamo bisogno di te”. 

Niente da fare. Muro contro muro. Nel finale concitato, alcuni iscritti sono intervenuti con altri argomenti (“una donna sindaco, per questo ti abbiamo votato!”) e hanno fatto sentire la loro voce anche l’assessore Mauro Randi e il consigliere di Sel Guido Margheri. 
Forte è stato l’appello anche dell’assessore Luigi Gallo (“non possiamo fare cadere la giunta sul nulla”).

Alla fine Stefanelli si è detta quasi infastidita dalla situazione creatasi (“mi date un ruolo esagerato, i Verdi andrebbero avanti anche senza di me, non è la fine del mondo se me ne vado”) ma è sembrata anche consapevole che ai presenti era stato posto un aut aut dolorosissimo. Quello di scegliere tra la candidata sindaca del 10% dei cittadini di Bolzano e la necessità di evitare un commissariamento e un possibile rafforzamento della destra. 

Quando la 'colomba' Tobe Planer ha tirato le somme chiudendo la seduta senza mettere ai voti le tre opzioni precedentemente emerse e discusse nei gruppi di lavoro (entrata in maggioranza, appoggio esterno e opposizione), a tutti i presenti è rimasto l’amaro in bocca per aver prolungato di qualche ora la stasi della politica comunale bolzanina e per la sensazione di aver solo rimandato una decisione ineluttabile. 

Decisioni in merito sono in ogni caso attese a breve. Sperando in un poco probabile ripensamento della candidata sindaca proveniente dal cuore pulsante bolzanino del mondo ecosociale.